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Ambiente, più cresci e più inquini? I veri legami tra emissioni e economia

Il petrolio e i suoi derivati, il carbone e il gas naturale, anche noti come combustibili fossili, alimentano la scena energetica mondiale da più di tre secoli. Garanti dell’85% del fabbisogno odierno, con il petrolio in testa a quota 40%, seguito da carbone (26%) e gas naturale (23%), rimangono i protagonisti indiscussi del mercato. Ma se da una parte avallano la crescita, dall’altra sono causa di inquinamento atmosferico a accumulo di gas serra. Un binomio causa-effetto da sempre interconnesso, arrivato ora a una (possibile) svolta.

Inquinamento, il report che lega emissioni, inquinamento e economia 

Secondo lo studio “Tendenze su scala nazionale dell'inquinamento atmosferico e delle emissioni di CO2 da combustibili fossili nel periodo 2001-2018: confronto dei ruoli delle politiche nazionali e della crescita economica”, pubblicato recentemente su Environmental Research Letters da Ruixue Le, Sha Feng e Thomas Lauvaux del Department of Meteorology and Atmospheric Science della Pennsylvania State University, “lo sviluppo economico, la combustione di combustibili fossili e la qualità dell’aria sono strettamente collegati su scala continentale e nazionale”. Ma “possono essere disaccoppiati a livello nazionale con politiche favorevoli”.

Dopo 18 anni di analisi di dati satellitari, nati dall'incrocio tra livello di emissioni, inquinamento e Pil, la ricerca finanziata dalla Nasa mette un punto fermo e dimostra che “le nazioni in più rapida crescita soffrono dell’inquinamento più grave, mentre Paesi come gli Stati Uniti sono stati in grado di far crescere le loro economie rallentando le emissioni”.

Inquinamento, tra tassi e livelli di crescita

Non sorprende quindi notare che Paesi con un Pil in accelerazione abbiano emissioni di combustibili di fossili in crescita, e in nazioni del Nord America o dell’Europa (Italia compresa) le emissioni diminuiscano, anche se le economie continuano a crescere. Mentre in Paesi come Tagikistan e Uzbekistan, il Pil cresce, ma il consumo di combustibili fossili cala. Qui, a giocare a favore, è sicuramente la tipologia di economia: principalmente non industriale, basata su agricoltura e turismo.

A pesare quindi sull’inquinamento atmosferico, sia in termini economici che di emissioni– secondo quanto emerso dal report–è il tasso di crescita, piuttosto che il livello. Le economie emergenti si devono infatti affidare a tecnologie più affermate e meno costose, soprattutto al carbone, per far fronte al loro progresso. Ciò che guida l'aumento delle emissioni è la velocità con cui un Paese si sviluppa, e non il suo livello economico.

Per questo– riporta il report– diverse economie in rapida crescita di Asia e Africa hanno molto inquinamento atmosferico ed emissioni di combustibili fossili in rapido aumento. Mentre in molti Paesi europei e degli Usa, l’inquinamento atmosferico resta relativamente basso e in calo, con emissioni di carbonio elevate, in lenta crescita o addirittura in flessione. Solo la Cina sembra discostarsi da tale tendenza: crescita economica elevata, emissioni di combustibili fossili in aumento rapido, ma inquinamento atmosferico in calo.

Inquinamento, lo studio come primo passo "di svolta"

Tutte le evidenze– si apprende dallo studio– rappresentano dei “buoni esempi di disaccoppiamento”. Utili a comprendere che “il collegamento tra la combustione di combustibili fossili e la qualità dell’aria, non è la quantità di emissioni, ma la velocità con cui c’è stato l’aumento annuale della combustione”.  

“Forse in questa fase non tutti i Paesi– spiegano gli studiosi– sono in grado di sbloccare questi fattori”. Ma questi risultati sono “motivo di speranza”. “Con tecnologie più mature ed energie rinnovabili– concludono– le economie possono continuare a crescere senza compromettere l’ambiente e la salute della popolazione”. La ricerca è solo un primo passo per affrontare “sfide difficili e bilanciare la crescita economica”. 

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