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ANBI: il ciclone Bernard colpisce un'Italia sempre più fragile

ANBI, Italia colpita dal ciclone Bernard: un Paese reso sempre più fragile dalla cementificazione 

Otto eventi estremi, fra nubifragi e trombe d’aria, in 24 ore lungo lo Stivale (qualche esempio: in poche ore a Rocca Sigillina, in Toscana, sono piovuti 177 millimetri, mentre su Imperia e sulla friulana Resia ne sono caduti circa 156):  è quanto ha registrato, la scorsa settimana, l’European Sever Weather Database (ESWD), ma il bilancio del ciclone Bernard, che sta attraversando l’Italia potrebbe essere più ingente; ad inizio di questa settimana, tra il 23 ed il 24 Ottobre, sono state già ben 21 le “bombe d’acqua”, localizzate soprattutto su Levante Ligure, Nord Friuli, Toscana e Lazio. Sono questi i primi esempi del previsto stress meteo, cui sarà sottoposta la Penisola a causa dell’irruzione della fredda depressione subpolare (il cosiddetto ciclone d’Islanda) in un ambiente mediterraneo ancora eccezionalmente caldo per gli effetti dell’anticiclone africano. È quindi alto il rischio idrogeologico come testimoniano le impennate di portata anche in corsi d’acqua, che da mesi ristagnavano a livelli bassissimi.

Di fronte a questa fotografia del Paese è urgente un’assunzione di responsabilità collettiva verso un nuovo modello di sviluppo, che non sia basato sulla cultura del cemento e la riduzione delle campagne come, purtroppo, confermano i recenti dati diffusi dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’ Ambiente. Alla politica ribadiamo la richiesta di approvare al più presto la legge contro l’indiscriminato consumo di suolo, dispersa nei meandri parlamentari da ben 10 anni”, ha evidenziato Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue).

Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI, ha aggiunto: “È indispensabile valorizzare la figura dell’agricoltore nella manutenzione del territorio, dai monti alla pianura; dobbiamo essere consapevoli che viviamo in un ambiente gestito, cioè, adattato all’uomo: il cosiddetto agroecosistema. Non possiamo rimanere il Paese dei disastri annunciati”.

I grandi laghi del Nord Italia, fatta eccezione per quello d’Iseo (al 38,6% della propria capacità), sono in forte crescita e sopra la media del periodo: il Maggiore è cresciuto di 70 centimetri in due giorni ed è ora al 117,3% di riempimento, il Lario è ora al 79,4%; il Benaco al 70,7%. Anche la Dora Baltea in Valle d’Aosta è cresciuta repentinamente, raggiungendo la portata di 20,4 metri cubi al secondo (mc/s), cioè circa +150% sulla media (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle d’Aosta). In Piemonte sono i finora assetati territori meridionali a registrare le maggiori cumulate di pioggia (in 24 ore, a Garessio, nel Cuneese, mm. 71 ed a Cremolino, nell’Alessandrino, mm.63) e di conseguenza a veder schizzare in alto le portate delle aste fluviali: tra queste, il Tanaro ha registrato la crescita più repentina, salendo da mc/s 23,3 di una settimana fa agli attuali a mc/s 154 mc/s, dopo aver toccato addirittura mc/s 357. La Toce (+220% in 7 giorni); una curiosità: sulle alture del Ronco Scrivia i venti hanno toccato i 150 chilometri all’ora.

In Lombardia, il fiume Adda registra una forte crescita (in una settimana da mc/s 166 a mc/s 616); a guadagnarne sono anche le riserve idriche regionali, che già prima dell’ondata di maltempo erano superiori alla media del 7% circa. In Veneto, i fiumi Adige e Livenza crescono di quasi un metro, mentre più contenuto è l’aumento di portata in Piave e Brenta; invariato rimane il livello del Bacchiglione. In Emilia-Romagna, soprattutto sul versante occidentale, i fiumi sono stati attenzionati per la paura, che si potessero replicare i disastri di 5 mesi fa, ma l’entrata in funzione delle casse di espansione ha mitigato le piene: i più minacciosi sono stati la Parma (+m. 8), il suo affluente Baganza (+m. 2,50),  il Taro che ha toccato la portata di mc/s 245, cioè il valore più alto da Gennaio 2021 (solo 2 settimane fa, la portata superava di poco mc/s 1 mc/s); picchi di livello si registrano anche su Nure, Panaro, Secchia ed Enza (fonte: ARPAE).

Esempio dell’ormai conclamata localizzazione degli eventi atmosferici è il fiume Po, che resta sotto media in Piemonte, ma  cresce soprattutto nelle sezioni emiliane e lombarde, dove raggiunge portate ben superiori alle medie storiche, grazie ai cospicui apporti degli affluenti appenninici. La Liguria è stata una delle regioni maggiormente toccate dai nubifragi (mm. 151 di pioggia su Camogli in sole 3 ore); ne è conseguita una crescita preoccupante dei livelli di corsi d’acqua dall’andamento notoriamente pericoloso soprattutto sui bacini di Magra e Vara, che ha registrato una crescita di quasi m. 3,70, così come l’Entella mentre, nel Ponente ligure, il torrente Argentina è cresciuto di m. 2,20 (fonte: OMIRL). In Toscana, per via delle cumulate di pioggia, il fiume Serchio, che fino alla settimana scorsa era sotto la portata minima di deflusso vitale, ora tocca mc/s 153,60. Cresce anche l’Arno, il cui flusso supera i 50 metri cubi al secondo, mentre i livelli di Sieve ed Ombrone non subiscono variazioni di rilievo (fonte: Centro Funzionale Regione Toscana).

I fiumi delle Marche, finora solo lambita dai nubifragi, restano sui livelli della scorsa settimana e gli invasi trattengono circa un milione  e mezzo di metri cubi d’acqua in meno rispetto a due settimane fa. In Umbria, dopo molti mesi, migliora la condizione del lago Trasimeno, il cui livello si alza di 2 centimetri; a calare sono invece i fiumi Nera e Chiascio (fonte: Servizio Idrografico Regione Umbria). Nel Lazio (secondo i dati ESWD, a Roma sono caduti oltre 55 millimetri d’acqua, provocando allagamenti in molte parti della città, mentre  il vento forte ha causato danni in diversi comuni), il fiume Tevere cresce e supera i mc/s 90 di portata; in aumento sono anche i livelli dell’Aniene, mentre la Fiora rimane stabile così come i laghi di Bracciano e Nemi. Al Sud, che con una certa apprensione attende il passaggio del ciclone Bernard, “prosegue l’estate” come dimostrano gli invasi della Basilicata, che continuano a rilasciare circa 7 milioni di metri cubi d’acqua a settimana, mentre da quelli pugliesi ne sono utilizzati oltre 2 milioni.

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