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ANBI: no alla “ripaludificazione” delle aree fluviali

Gargano (ANBI): “Va favorita la protezione dei suoli organici attraverso il mantenimento di una condizione idrica ottimale per evitare che si avvii il degrado"
ANBI: i consorzi di bonifica diventano protagonisti di processi sostenibili per il miglioramento dell'ecosistema
ANBI si pone contro ad un’antistorica “ripaludificazione” delle aree fluviali, andando a favore per una corretta gestione idrogeologica del territorio, rispettosa degli ecosistemi acquatici: a ribadirlo è Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue). Gargano è intervenuto a Roma durante il Forum ENPAIA, dopo averlo già affermato davanti alla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, in sede di audizione sulla proposta di regolamento comunitario per la costituzione di un quadro europeo di certificazione della rimozione del carbonio.
La rimozione della CO2 e la conservazione del carbonio in un ciclo sostenibile potrebbero ridurre in modo permanente il rischio climatico, rallentando o addirittura invertendo la tendenza in atto; i risultati del 6° Rapporto IPCC WG3 indicano che la rimozione dovrà svolgere un ruolo importante nel contenere il riscaldamento globale a + 1 grado e mezzo, come previsto dagli Accordi di Parigi.
Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI, a tal proposito ha dichiarato: “Accogliamo con favore l'obbiettivo di armonizzare le norme di certificazione per i crediti di carbonio, poiché l’agricoltura irrigua ed il governo delle acque nei territori agricoli sono parte della soluzione per mitigare il cambiamento climatico attraverso lo stoccaggio di CO2 nel suolo e nelle biomasse. Dunque giudichiamo opportuna la possibilità di vedere riconosciuto e retribuito il servizio ecosistemico alle aziende agricole, reso attraverso il sequestro del carbonio nel suolo agricolo, nelle foreste, nelle colture arboree e come materiale per la produzione di prodotti a base di legno o costituiti da biomateriali".
ANBI ritiene che il sistema debba restare su base volontaria e chiede di collegare le metodologie (ad esempio: “bioenergia con cattura e stoccaggio”, “forestazione e riforestazione”, “gestione agroforestale”, “accumulo di carbonio in suoli minerali”) a soluzioni in sintonia con la natura come quelle proposte dal Piano piccoli e medi invasi od attuate attraverso la “manutenzione gentile” del reticolo idraulico.