Crisi climatica e inquinamento: il 25% dei mammiferi marini a rischio estinzione
Allarme estinzione per il 25% delle specie di mammiferi marini. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Endangered Species Research e condotto dagli scienziati dell’Università di Exeter, un quarto di loro potrebbe rischiare l'imminente scomparsa. Per la realizzazione dell'analisi i ricercatori hanno valutato lo stato di conservazione di 126 mammiferi marini, tra cui delfini, foche, leoni marini, dugonghi, lamantini, lontre marine, orsi polari e balene. Tra gli animali maggiormente in pericolo risalta l’Eubalaena glacialis, nota anche come balena franca nordatlantica.
I ricercatori precisano che il 98 per cento di tutte le specie di mammiferi marini presenta un certo livello di rischio, anche se alcuni animali sono più in pericolo rispetto ad altri, come risultato del cambiamento climatico, dell'inquinamento e delle attività umane. L’Unione internazionale per la conservazione della natura e (IUCN) ha identificato centinaia di specie marine che si qualificano nelle categorie di specie in via di estinzione e in pericolo imminente. Il team dell’Università di Exeter ha evidenziato le misure di conservazione e le tecniche di ricerca dei mammiferi marini, sottolineando che circa il 25 per cento dei mammiferi marini si trova attualmente in via di estinzione. Il cambiamento climatico, spiegano gli autori, rappresenta una delle principali minacce per gli animali marini, i cui habitat subiscono diminuzioni e alterazioni. Ne è un esempio l’Artico, in cui la perdita di ghiaccio minaccia la sopravvivenza di molte specie, tra cui gli orsi polari.
Tra le altre cause di questo pericolo, i ricercatori annoverano anche la cattura accidentale da parte degli esseri umani che utilizzano attrezzi da pesca, e l’inquinamento, non solo associato alla forte presenza di sostanze chimiche e plastica ma anche a livello acustico. “Il rumore sottomarino antropogenico è riconosciuto come un inquinante pervasivo che colpisce i mammiferi marini a livello globale – scrivono gli esperti – l’inquinamento acustico può traumatizzare i mammiferi marini e aumentare il loro livello di stress, ma può anche influenzare i suoni rilevanti che gli animali utilizzano per comunicare”.
Per invertire la tendenza attuale e favorire il ripopolamento, sarà fondamentale comprendere le minacce che devono affrontare, ma di molte specie non sono disponibili dati sul loro stato di conservazione. “Speriamo che tecnologie combinate come droni, immagini satellitari e tag elettronici potranno aiutare ad affrontare questo problema – concludono gli scienziati – la condivisione di strategie ottimali per la conservazione dei mammiferi marini consentirà agli scienziati di far parte di un gruppo ampio e internazionale dedicato alla conservazione dei mammiferi marini”.
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