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Energia, Descalzi (Eni): “Con l’inglese Dogger Bank un posto per il futuro"
Claudio Descalzi, AD di Eni, assolto come tutti gli imputati

Energia, Descalzi (Eni): "Posizione di privilegio per il futuro dell'energia"

"Con l'ingresso nel progetto ci siamo assicurati una posizione privilegiata per lo sviluppo di una tecnologia e di un'area che rappresentano il futuro dell'energia". Così Claudio DESCALZI, amministratore delegato di Eni, in una intervista al 'Sole 24 Ore' commenta l'ultimo traguardo del gruppo che ieri ha annunciato l'acquisizione, da Equinor e SSE Renewables, del 20% del progetto nell'eolico offshore per le prime due fasi di Dogger Bank Wind Farm, al largo della costa nord-orientale dell'Inghilterra, per un esborso pari a circa 400 milioni di sterline (circa 443 milioni di euro): 190 turbine di ultima generazione, da 13 megawatt ciascuna, per una potenza complessiva di 2,4 gigawatt.

"Ci siamo aggiudicati la quota al termine di un processo competitivo che - spiega l'Ad - ha visto scendere in campo diverse società. Ritengo che la nostra proposta sia stata valutata non solo da un punto di vista del prezzo, dal momento che le offerte economiche erano tutte piuttosto vicine, ma per un mix di fattori. Equinor è già un nostro partner e noi siamo impegnati nelle rinnovabili in modo molto significativo non solo in Gran Bretagna e in Norvegia. Sono consapevoli, insomma, che, al di là della solidità finanziaria, portiamo avanti progetti analoghi e siamo degli interlocutori che possono seguirli in questo percorso di sviluppo". Quanto conta per Eni questo risultato? "Innanzitutto, abbiamo messo un piede nel più grande progetto al mondo nell'eolico offshore con una quota in capo a Eni che sarà di circa 500 megawatt rispetto ai 2,4 GW delle prime due fasi di Dogger Bank", replica. 

Energia, Descalzi (Eni): "Prodotto di grandissima efficienza" 

"Inoltre, lo abbiamo fatto - spiega ancora Descalzi - puntando su una tecnologia che, laddove ci sono le giuste condizioni, rappresenta il futuro dell'energia perché garantisce una distribuzione continua e ha un fattore di carico del 60% che, a fronte del 30% dell'eolico onshore e del 20% del fotovoltaico, è un valore molto importante. Senza contare che, rispetto all'obiettivo di 5 gigawatt di potenza installata da rinnovabili al 2025 messa nero su bianco nel nostro piano, questo è un passo fondamentale".

In Gran Bretagna "oltre al progetto nella Liverpool Bay, che insisterà sui nostri giacimenti esausti di idrocarburi, abbiamo in pista anche un grande progetto con Shell, Total, Bp, Equinor e National Grid, in cui faremo stoccaggio di CO2 sia per l'industria locale che per il power. È il combinato tra energia rinnovabile ad alta efficienza e - prosegue l'Ad di Eni - cattura della CO2 per decarbonizzare l'industria e i prodotti in un contesto molto dinamico". Il premier britannico Boris Johnson vuole quadruplicare, da qui al 2030, la capacità di energia eolica offshore installata ed operativa, raggiungendo i 40 gigawatt. "È un obiettivo assai ambizioso che si traduce in uno sviluppo molto importante. Ma noi - sottolinea - siamo entrati con il progetto più importante in un contesto in cui le rinnovabili stanno avendo un'accelerazione enorme e con un prodotto di grandissima efficienza. Si tratta di un traguardo importante per noi, ma è importante anche essere dentro questo tipo di situazioni accelerate".

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