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Giappone, saranno scaricate nell’oceano le acque decontaminate di Fukushima

Nonostante la contrarietà dell'industria della pesca, oltre ai residenti e i rappresentanti dell’agricoltura locale, il Giappone si è deciso: scaricherà nell’Oceano Pacifico le acque radioattive utilizzate per il raffreddamento dei reattori esplosi nel disastro nucleare di Fukushima.

A dieci anni dall’incidente, tutta quest’acqua è stata sinora trattata da un sistema a osmosi inversa (ALPS) e, dopo il trattamento, stoccata dentro dei serbatoi. In questo momento sono conservate a Fukushima oltre 1,2 milioni di tonnellate di acqua radioattiva che il Governo giapponese ha annunciato di scaricare in mare.

Il Ministro del Commercio e dell’Industria, Hiroshi Kajiyama, ha riferito che il Governo chiederà la cooperazione degli enti del settore a livello globale e dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) per fornire un livello adeguato di sicurezza e garantire la totale trasparenza nel processo decisionale. Comunque, nel febbraio dello scorso anno, durante una visita alla centrale, proprio il Direttore dell’AIEA, Rafael Grossi, aveva constatato che il rilascio dell’acqua nell’Oceano Pacifico sarebbe comunque in linea con gli standard internazionali dell’industria nucleare.

Malgrado le parole del diplomatico argentino sulla situazione, l’associazione ecologista indipendente Greenpeace, già nell’ottobre scorso, aveva pubblicato una ricerca, chiamata “The reality of the Fukushima radioactive water crisis”, in cui risultava come l’acqua in questione sia ancora a tutti gli effetti contaminata da radionuclidi ben oltre i limiti di legge e, in particolare, dal Carbonio-14 (C-14) e dallo Stronzio-90. Inoltre, in essa sono presenti notevoli quantità di trizio (isotopo radioattivo dell’idrogeno). Analizzando questi elementi chimici nello specifico, è risultato che il C-14 perde la propria radioattività in tempi superiori ai 5mila anni e si concentra nei pesci oltre un migliaio di volte rispetto a quanto faccia il trizio (che perde le sue proprietà in circa 12 anni) ed è un elemento potenzialmente pericoloso per i danni genetici.

Dunque, stando a queste numerose problematiche, lo smantellamento della centrale, che comprende anche la rimozione dei detriti prodotti dal combustibile esausto, secondo le stime del governo giapponese potrebbe durare altri 30 anni.

 

 

 

 

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