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Giornata desertificazione, il Wwf: a rischio il 40% delle terre emerse
lmeno il 40% delle terre emerse del nostro Pianeta è minacciato dalla desertificazione. Allarme del Wwf per la giornata Mondiale della Desertificazione
Almeno il 40% delle terre emerse del nostro Pianeta e' minacciato dalla desertificazione. Ogni anno 12 milioni di ettari di terra fertile, cruciale anche per sfamare una popolazione che molto velocemente superera' i 9 miliardi di esseri umani, viene trasformata in deserto. Lo dice il Wwf in occasione della Giornata Mondiale della Siccita' e Desertificazione.
Ogni anno, come e' stato confermato dal 2015, per l'Onu "Anno internazionale dei Suoli", circa 24 miliardi di tonnellate di suolo fertile vengono perduti per fenomeni di erosione, ed i suoli costituiscono la base per piu' del 90% della produzione alimentare mondiale. Il fenomeno della desertificazione, spiega l'associazione ambientalista, e' dovuto soprattutto alla pressione umana sulla ricchezza dei suoli del Pianeta ed e' quindi fortemente connesso alla distruzione delle foreste e degli altri habitat naturali che proteggono i nostri suoli, alla cattiva gestione dei suoli stessi, alla modificazione dei cicli idrici e ovviamente ai cambiamenti climatici. Si stima che entro il 2030 la scarsita' d'acqua obblighera' 700 milioni di persone a migrare. Per l'Unep, spiega ancora il Wwf, il 40% dei conflitti umani e' generato dalla competizione e dall'utilizzo delle risorse umane di risorse naturali, come appunto l'acqua), e' ancora in gran parte inesplorata.
Ma e' inequivocabile che la distruzione degli ecosistemi, fra cui la deforestazione, eserciti un impatto negativo sulle condizioni di benessere, di sicurezza e di salute delle comunita' locali, contribuendo sostanzialmente a favorire il fenomeno delle migrazioni. L'irrigazione per l'agricoltura utilizza a livello mondiale il 70% dell'uso umano dell'acqua sottratta ai fiumi, laghi e falde acquifere e si ritiene che la domanda di cibo continuera' a crescere fino a raggiungere un incremento di richiesta di acqua del 55% entro il 2050. Pur essendo la Terra un pianeta ricco di acque, solo l'1% delle acque e' acqua dolce e quindi utilizzabile dall'uomo, distribuito tra fiumi, sorgenti, falde e laghi. Molti grandi serbatoi di acqua affondano le proprie radici in grandi ecosistemi forestali come, ad esempio, la foresta amazzonica che con i suoi 100.000 km di corsi d'acqua custodisce e rigenera quasi il 20% dell'acqua dolce che si riversa nei nostri mari.
Un recente studio realizzato dall'universita' di Princeton, spiega ancora il Wwf, mette in correlazione la deforestazione in Amazzonia (ad oggi abbiamo perso quasi un quinto della foresta e un altro quinto e' stato degradato) con i fenomeni di siccita' in California, mentre altre ricerche condotte dal prestigioso Goddard Institute for Space Studies (GISS) della Nasa, uno dei centri di ricerca piu' autorevoli a livello mondiale sui cambiamenti climatici, indicano come la deforestazione dell'Amazzonia produce effetti sulle piogge in Nord America e nel resto del pianeta. Quando si distruggono le foreste e il loro importante ruolo nel ciclo dell'acqua e dei sistemi idrogeologici si rafforzano inevitabilmente la portata e l'intensita' di fenomeni come alluvioni, dissesti idrogeologici, siccita' e desertificazione. Si tratta una delicata catena che, se spezzata, produce quindi devastazioni con un effetto domino sia su cala locale (disastri ambientali) sia su scala globale (cambiamento climatico).
La situazione delle foreste non e' migliore in Africa dove il recente dossier dell'UNEP (The economics of land degradation in Africa, Unep 2015) dimostra come un'area compresa tra un terzo e il 50% del continente sia interessato da fenomeni di desertificazione indotta dall'uomo. In Asia la situazione segue, verosimilmente, lo stesso paradigma. All'aumento della densita' demografica e all'incalzante deforestazione consegue un correlato aumento delle catastrofi naturali come la siccita'. E' stato calcolato che, solo in questo continente, la siccita' dal 1900 ad oggi, e' stata la causa di 9,6 milioni di vittime.