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L'inquinamento atmosferico compromette le funzioni cognitive: lo studio

A suggerirlo uno studio pubblicato su Nature Aging e condotto dagli scienziati dell’Università di Pechino, che hanno valutato l’impatto su più di 900 anziani

Inquinamento atmosferico, declino delle funzioni cognitive e assunzione di farmaci antidolorifici comuni: i tre macrotemi del nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Aging e condotto dagli scienziati dell’Università di Pechino. Secondo la ricerca l'esposizione a breve termine a livelli di inquinamento alti sembra compromettere la funzione cognitiva tra gli uomini anziani. Ma l'effetto negativo sembrerebbe diminuire in caso di assunzione di farmaci antidolorifici. I ricercatori hanno valutato l’impatto dell’inquinamento a breve termine, fino a un massimo di 28 giorni, su più di 900 uomini anziani. Il declino della funzione cognitiva– spiegano gli autori– è piuttosto comune con l’avanzare degli anni, ma può essere influenzato da fattori ambientali, come l’esposizione alle polveri sottili e al particolato atmosferico (PM), particelle di dimensioni inferiori a 2,5 micrometri. 

Studi precedenti hanno valutato l’efficacia di farmaci antinfiammatori non steroidei, o Fans come l’aspirina, quando utilizzati per il trattamento del deterioramento cognitivo e della demenza. Il team, guidato da Xu Gao dell’Università di Pechino, ha coinvolto una corte di 954 uomini caucasici con un’età media di 70 anni, residenti nell’area di Greater Boston negli Stati Uniti.

Nell’ambito del Veterans Affairs Normative Ageing Study, i partecipanti sono stati esaminati per le loro capacità cognitive, seguendo i punteggi del Mini-Mental State Examination, un test neuropsicologico per la valutazione dei disturbi dell’efficienza intellettiva. Sono stati analizzati anche i livelli di particolato atmosferico registrati nell’area delle sedute il giorno stesso delle sperimentazioni e nei 7-28 giorni precedenti agli incontri. 

Gli autori hanno scoperto che gli aumenti di PM 2.5 fino a 28 giorni prima del test erano associati a punteggi medi più bassi. Anche le concentrazioni inferiori alla soglia considerata pericolosa per la salute umana (circa 10 microgrammi per metro cubo), sembravano provocare questo effetto. Inoltre, stando ai risultati del gruppo di ricerca i soggetti a cui erano stati prescritti farmaci antifiammatori non steroidei erano meno soggetti all’effetto negativo. Saranno però necessari ulteriori approfondimenti, concludono gli scienziati, per convalidare il legame tra l’esposizione all’inquinamento atmosferico e la funzione cognitiva, e comprendere meglio il potenziale preventivo dei medicinali antidolorifici.