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La transizione ecologica del trasporto ferroviario in Italia non decolla. La classifica delle 10 linee peggiori

Linee a binario unico, treni costantemente in ritardo e poco frequentirisorse economiche inadeguate a rendere più competitivo il trasporto ferroviario rispetto a quello privato su strada, ritardi nella riattivazione di linee ferroviarie interrotte, sospese o abbandonate. 

Quello che emerge dal rapporto di Legambiente "Pendolaria 2023" è un confronto impietoso rispetto ai principali Paesi europei nei numeri sulle linee metropolitane e tranviarie in ambito urbano. È davvero ancora troppo lenta la transizione ecologica del settore dei trasporti in Italia.  

Il settore dei trasporti è responsabile di oltre 1/4 delle emissioni nocive in Italia

Il settore, inoltre, è responsabile di oltre un quarto delle emissioni che alterano il clima in Italia, le quali sono cresciute rispetto al 1990. L'inquinamento urbano è alle stelle in diversi capoluoghi, permane la sostanziale immobilità del traffico cittadino conseguenza del numero record di veicoli privati in circolazione (672 auto ogni 1.000 abitanti, quasi il 30% in più rispetto alla media di Francia, Germania e Spagna), e ci sono numeri da record sui danni alla salute da smog (più di 52.000 decessi annui da PM 2,5, pari a 1/5 di quelli rilevati in tutto il continente europeo). 

A fronte di questi ritardi è stato fatto ben poco, anzi si sono fatti più investimenti sulle infrastrutture per il trasporto su gomma che su ferro. Stando ai dati del Conto nazionale trasporti, dal 2010 al 2020 sono stati realizzati 310 km di autostrade, a cui si aggiungono migliaia di chilometri di strade nazionali, a fronte di 91 chilometri di metropolitane e 63 km di tranvie.  

L'arretratezza cronica del trasporto pubblico nel Mezzogiorno e al Sud Italia

Rimane poi la cronica arretratezza del sud Italia. Le corse dei treni regionali in Sicilia, ad esempio, sono ogni giorno 506 contro le 2.173 della Lombardia, quando la popolazione in Lombardia è pari al doppio dei siciliani (rispettivamente 10 e 5 milioni) con un’estensione inferiore a quella dell’isola. 

Per risolvere i problemi di mobilità del Mezzogiorno, ancora una volta, si discute della realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, rilanciata in numerose occasioni dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini.

Emblematico è che tra Napoli e Bari non esistano, ancora oggi, treni diretti o che esistano situazioni come quella della linea Palermo-Trapani, via Milo (chiusa dal 2013 a causa di alcuni smottamenti di terreno), della Caltagirone-Gela (chiusa a causa del crollo del Ponte Carbone l’8 maggio 2011) e della tratta Corato-Andria in Puglia (ancora inattiva dopo 6 anni e mezzo dal tragico incidente del 12 luglio 2016 che causò 23 morti).

La classifica delle 10 linee ferroviarie peggiori d'Italia

Legambiente, nel rapporto Pendolaria 2023, torna anche con la classifica delle 10 linee peggiori d'Italia. Nelle prime posizioni le Ex linee Circumvesuviane, la Roma-Lido e Roma Nord-Viterbo, la Catania-Caltagirone-Gela, a seguire Milano-Mortara, Verona-Rovigo e Rovigo-Chioggia, Genova-Acqui-Asti, Novara-Biella-Santhià, Trento-Bassano Del Grappa, Portomaggiore-Bologna, Bari-Bitritto.

Legambiente, la soluzione possibile

Per questo per Legambiente è fondamentale che il tema dei pendolari e del trasporto su ferro diventi davvero una priorità per il governo Meloni, prevedendo maggiori risorse economiche, pari a 500 milioni l’anno, per rafforzare il servizio ferroviario regionale (per acquisto e ammodernamento dei treni) e 1,5 miliardi l’anno per realizzare linee metropolitane, tranvie, linee suburbane.

Si tratta complessivamente di 2 miliardi di euro all’anno fino al 2030, recuperabili dal bilancio dello Stato specialmente all’interno del vasto elenco di sussidi alle fonti fossili. L’Italia ha bisogno di aumentare sensibilmente il numero di passeggeri che viaggiano in metro e in treno, se vuole migliorare anche la qualità dell’aria e ridurre le emissioni di CO 2 come previsto dall’Accordo di Parigi.

"Per rispettare gli obiettivi del Green Deal europeo, l’Italia acceleri il processo di riconversione dei trasporti e la cura del ferro con maggiori risorse economiche pari a 2 miliardi di euro all’anno fino al 2030. Basta inseguire inutili opere faraoniche come il Ponte sullo Stretto. Al ministro Salvini chiediamo di dedicare ai pendolari almeno la stessa attenzione che ha messo in questi mesi per il rilancio delle grandi opere", dicono i vertici di Legambiente. 

Leggi qui il report completo di Legambiente, "Pendolaria 2023"

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Tags:
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