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Nel dicembre 2015 la Commissione europea ha lanciato una consultazione per esaminare i servizi finanziari dal punto di vista dei consumatori europei, al fine di stimolare la concorrenza, la trasparenza e la scelta.
La consultazione ha dato uno sguardo al mercato retail in tutta Europa per prodotti come assicurazioni, mutui, prestiti, pagamenti e conti bancari al fine di individuare le barriere ingiustificate che i consumatori devono affrontare quando vogliono usare tali servizi attraverso le frontiere nazionali.

I cittadini e le parti interessate avevano tempo fino a metà marzo 2016 per rispondere. I risultati della consultazione sono sotto esame da parte della Commissione Europea allo scopo di individuare aree prioritarie. La Commissione poi prevede di pubblicare un piano d'azione sui servizi finanziari al dettaglio, per dare seguito al Libro verde, intorno all’estate 2016.

Nonostante quasi 60 anni di buone intenzioni, finora non è stato creato in Europa alcun mercato comune dei servizi finanziari al dettaglio, tranne poche eccezioni come i fondi OICVM (Organismi di investimento collettivo in valori mobiliari). I servizi finanziari al dettaglio fanno parte del mercato meno integrato in assoluto in Europa, se si fa il confronto ad esempio con mercati come quello automobilistico, delle telecomunicazioni o dei prodotti farmaceutici.

I consumatori in tutta l'UE continuano ad avere poca fiducia nel settore dei servizi finanziari al dettaglio, come dimostra l'annuale quadro di valutazione dei consumatori dell'UE che classifica "prodotti di investimento, pensioni privaia e titoli" come il peggiore di tutti i mercati di consumo.

Il problema si concentra sul lato dell'offerta, con i fornitori non inclini a vendere oltre frontiera a causa di barriere linguistiche, problemi fiscali transfrontalieri, barriere nazionali di regolamentazione e la mancanza di un chiaro coordinamento da parte dell’UE.

Ma anche dal punto di vista dei consumatori grandi ostacoli sono posti in essere da una diffusa mancanza di fiducia, dall'assenza di comparabilità dei prodotti fra di loro e dalla difficoltà di passaggio transfrontaliero di servizi e prodotti.

Eppure assicurazioni, fondi di investimento al dettaglio, pensioni integrative, trasferimenti e pagamenti in valuta estera e conti bancari sarebbero in realtà proprio adatti agli scambi transfrontalieri, salvo l’evidente problema dell’armonizzazione delle normative. E non si tratta nemmeno di emanare nuove norme, ma semplicemente di armonizzare le norme esistenti.

In effetti fin dall'inizio della crisi finanziaria l'Unione Europea ha introdotto un gran numero di regolamenti finanziari e nuove direttive. Anche in questo caso la Commissione Europea aveva avviato una consultazione pubblica. “Eravamo interessati a capire non solo l'effetto di singoli atti legislativi, ma anche le interconnessioni tra i diversi pezzi del puzzle normativo” ha detto Jonathan Hill, Commissario per i servizi finanziari, la stabilità finanziaria e i Capital Markets dell'Unione Europea.

In totale, la Commissione ha ricevuto 288 risposte dagli Stati membri, dal settore finanziario e in senso più ampio dal mondo dell’economia, fornendo una chiara panoramica dei vantaggi, degli effetti indesiderati e delle incoerenze della normativa UE sui servizi finanziari e il loro impatto sulla capacità dell'economia di autofinanziarsi e crescere.

Si è inequivocabilmente visto che il focus delle recenti normative finanziarie è stato più sulla stabilità finanziaria che sulla protezione degli utenti finali. Non è corretto abbassare la guardia sulla protezione degli utenti dei servizi finanziari. Al contrario, la protezione dei consumatori dovrebbe essere migliorata e resa uniforme nei diversi mercati nazionali.

 

Paolo Brambilla

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