Misure di salvaguardia incoerenti negli ultimi 4 anni
Le misure di salvaguardia utilizzate dal 2012 ad oggi hanno perso coerenza rispetto agli interventi iniziali e hanno interessato una platea sempre più vasta e non così danneggiata dalla riforma pensionistica del 2011. Le stime giungono dall'Ufficio parlamentare di bilancio che ha fatto notare come il peso dei salvaguardati sul flusso dei nuovi pensionati di vecchiaia e anzianità abbia raggiunto l'11% nel 2014 e l'8,3% nel 2015, come già rilevato dal rapporto di monitoraggio Inps del 2 gennaio scorso. Le sette salvaguardie, alla luce della riprogrammazione di spesa 2013-2023 introdotta con la Legge di Stabilità 2016, determineranno maggiori oneri per 11,4 miliardi, pari al 13% dei risparmi previsti dalla riforma Fornero per il decennio 2012-2021 (88 miliardi).
Secondo i calcoli dell'Ufficio di bilancio il pubblico dei contributori volontari, ovvero chi aveva optato per cambiamenti lavorativi prima della riforma, è passato da 10.250 salvaguardie nel 2011 a 56.140 dopo la settima. Il dubbio è, quindi, che sia stato commesso un errore di policy nel definire le categorie da salvaguardare.