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Lavoro
Pink About Tomorrow: lavoro, i perché della questione femminile

Pensare rosa anche nelle materie tecniche, per meglio incontrare il mercato del lavoro. Si chiama Pink About Tomorrow ed è il progetto con il quale Eni ha aderito a “Le studentesse vogliono contare! Il Mese delle Stem”, iniziativa promossa dal Miur in collaborazione con il Dipartimento delle Pari opportunità della Presidenza del Consiglio con l’obiettivo di promuovere gli studi tecnico-scientifici tra le ragazze delle scuole secondarie superiori.

Il cane a sei zampe ha aperto la sua Corporate University per parlare di lavoro a una platea di ragazze che stanno frequentando gli ultimi anni di superiori e pensando alla scelta universitaria. Un appuntamento che ha fatto da bussola, perché, come ha sottolineato Marco Coccagna (amministratore delegato di Eni Corporate University) “il contesto economico resta sfidante ma le opportunità da cogliere ci sono”. Soprattutto attraverso una riscoperta degli studi tecnici e scientifici: i più appetiti dalle aziende ma i meno frequentati dalle donne.

I giovani e i lavori più richiesti

Simone Caroli studia l'alternanza scuola lavoro. E i suoi dati hanno scattato un foto, non certo allegra, del mercato italiano. In Europa solo la Grecia fa peggio nella classifica dei Neet (cioè coloro che non lavorano né studiano) e anche il tasso di abbandono scolastico è tra i più alti del continente. Calano gli iscritti agli istituti tecnici. Anche se “l'Italia – sottolinea Caroli – conserva una forte vocazione tecnica e industriale”.

Dopo questo imbuto formativo ne arriva un altro, quello dell'alternanza scuola-lavoro e del dialogo tra scuola e impresa. In questo quadro già grigio, la condizione femminile è nera: tra i 15 e i 29 anni il tasso di occupazione maschile è del 33,5%, quello femminile del 25%. E' inattivo il 53% dei maschi e il 63,7% delle donne.

Il dato più inquietante è però un altro: solo un neet su quattro cerca lavoro. Numeri che raccontano non solo crisi ma inerzia. Eppure ci sono 76 mila posti di lavoro vacanti. Le imprese cercano ma non trovano. Quali sono? Per i diplomati, si cercano periti meccanici, tecnici del legno, periti elettrotecnici, tecnici telecomunicazioni. Tra i laureati ingegneri dell'industria, ingegneri elettrotecnici, matematici e altri ingegneri. Perché domanda e offerta non si incontrano? Caroli indica tre gap: di competenze (cioè non si presentano le persone giuste); di offerta (i candidati non ci sono neanche); di aspettative (perché non combaciano quelle di datore di lavoro e potenziale assunto). Non si tratta solo di numeri (gli ingegneri che mancano) ma anche di competenze. Che faticano a formarsi tra scuole superiori e università. In parte per un certo scetticismo che avvolge gli istituti tecnici e professionali. Una reputazione che è più diffusa tra le donne e le loro famiglie.

L'incoerenza tra scuola e lavoro

Negli istituti tecnici e professionali le donne sono meno del 40%. Nei licei sono una leggera maggioranza, mentre prevalgono nettamente nell'istruzione artistica e magistrale. Nelle università la situazione non cambia. Anzi, peggiora. Il numero assoluto di donne laureate ha superato quello dei maschi. Ma latitano in quelle facoltà che, secondo i dati, conducono verso un posto di lavoro (non sicuro ma comunque probabile): le donne sono meno di un quarto degli ingegneri; un terzo dei matematici e la metà degli iscritti a Economia. Mentre le proporzioni si invertono in Lingue e Lettere.

In sostanza, le donne fanno più fatica ne mondo del lavoro. E le scelte scolastiche e universitarie non vanno certo a loro vantaggio. “Non c'è coerenza tra percorso di studio e richiesta delle imprese”, dice Caroli. Tanto più che le imprese “hanno compreso quanto possano essere importanti in aziende caratteristiche tipicamente (o prevalentemente) femminili: multitasking, empatia, flessibilità, creatività.

Le testimonial sono le lavoratrici

Coccagna aggiunge un altro consigli: “Fate esperienze all'estero e studiate la lingua inglese. Esponetevi a contaminazioni di altre culture”. Giulia Fiore, HR di Eni, ne dà un altro: “Dei nerd alla Big Bang Theory non ce ne facciamo niente. Servono competente ma anche capacità personali, come fare squadra ed essere pronti al cambiamento”. E a una ragazza che domanda come si possa conciliare lavoro e famiglia, risponde: “Non c'è una risposta. Ma la soddisfazione del lavoro dà energia per fare tutto”. La dimostrazione arriva con due ragazze assunte da Eni.

Elisa Brussich è una geologa arrivata in Eni nel 2007. Trentina, “sin da piccola portavo a casa sassi”. E ha sempre voluto fare quello che fa oggi. Non nasconde i tempi duri, lo studio continuo, le sue esperienze nel campo petrolifero di Belaym, in Egitto, circondata da uomini non certo abituati a frequentare donne bionde e a capo scoperto. Ma sorride quando racconta la vita della piattaforma. Con un marito e due figli è l'incarnazione della possibilità di combinare famiglia e lavoro.

Valentina Cellilli è un ingegnere di 29 anni. E da piccolo non aveva idea che lo sarebbe diventa. Ci è arrivata dopo aver cambiato direzione. “Per le donne ci sono aspettative diverse”. Quindi liceo classico. Poi però la sterzata: ingegneria. “Mi sono resa conto che le mie attitudini non erano quelle che i miei genitori avevano visto in me”. Così si ritrova prima in una facoltà e poi, dal 2011, in un ambiente (la raffineria di Sannazzaro) prevalentemente maschile. I primi tempi duri (in ufficio) e le soddisfazioni (fuori). Esorta le ragazze che la ascoltano ad “avere il coraggio dello vostre idee”, di “inseguire le vostre passioni”. Con un proposito: “Mi auguro che non ci sarà più un Pink About Tomorrow”.  

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