AL SANTUARIO CON PAVESE, di Franco Ferrarotti, EDB
di Alessandra Peluso
“L'amicizia è una virtù, ed è, inoltre, radicalmente necessaria alla vita. Infatti, senza amici, nessuno sceglierebbe di vivere, anche se possedesse tutti gli altri beni; anzi, si ritiene comunemente che siano proprio i ricchi e i detentori di cariche e di poteri ad avere il più grande bisogno di amici”; così esordisce Aristotele, riguardo all'amicizia. E, a proposito di amicizia, Franco Ferrarotti scrive “Al santuario con Pavese. Storia di un'amicizia”.
L'amicizia, collante prezioso tra passato e presente, regge le sorti della storia tra un poeta, uno scrittore, come Cesare Pavese e un sociologo, quale è Franco Ferrarotti.
Un'affascinante narrazione. Ferrarotti racconta la sua esperienza in Einaudi, e l'incontro con imponenti personalità quale quella di Pavese. Un racconto che coinvolge più temi: politica, storia, economia, sociologia, e si parla persino di fede; è d'obbligo ringraziare anche l'autore per l'abilità e la leggerezza (quella descritta da Italo Calvino) di trattare tematiche appassionanti, nell'ambito di una forte amicizia.
Traspare, inoltre, l'uomo, - Cesare Pavese -, libero e schivo nei riguardi di un regime dittatoriale che non tollerava e di una nuova borghesia insignificante che mal sopportava. Una lucida analisi del singolo “complesso e privato” lo definisce, giustappunto, Franco Ferrarotti: «Pavese non è solo complesso. Ama nascondersi e depistare. Si prende gioco dello sguardo indiscreto del giornalista investigativo e della sua passione per lo scoop. È geloso della sua intimità» (p. 55). E dunque, un aspetto della personalità sulla quale Ferrarotti insiste è quello dell'intimità.
Pensate un po', attualmente, cosa si possa intendere per intimità. Michel Foucault definisce l'uomo contemporaneo una “bestia da confessione”. Ogni aspetto della vita privata infatti è condiviso sui social, in tv, in ogni mezzo di comunicazione virtuale e non. Si prefigura, dunque, una società a intimità diffusa, dove la condivisione della vita privata si fa valore espositivo che si misura nella quantità di like. È diventato sempre più trendy confessare le colpe e gli episodi imbarazzanti della propria sfera personale (p. 57). E dunque, un'intimità pressocché inesistente.
È un prezioso libello. Il lettore compie un bel viaggio accanto ad autorevoli personalità quali Pavese appunto, Ferrarotti, o ad esempio Abbagnano, Anna Maria Levi, sorella di Primo Levi, e nello stesso tempo percorre una disamina su ciò che è stato il dispiegarsi delle vicende umane in paragone con l'odierno. Nasce spontaneo l'amore per questo nostro scrittore e poeta Cesare Pavese, amante della vita privata, della campagna, che si irrita per il clamore della città, di un popolo omologato e massificato. Così, come è chiaro, esprimere gratitudine a Franco Ferrarotti per aver reso pubblica questa sua amicizia.
Pertanto, “Al Santuario con Pavese” di Franco Ferrarotti il lettore si accosta come davanti ad un confessionale, in ossequioso silenzio; si legge il libro come un diario, in tono confidenziale, preoccupandosi di non invadere l'importante storia di amicizia fraterna tra i due protagonisti; ma, tuttavia, risulta costituire anche un tassello di storia da conoscere e aspetti sui quali riflettere in paragone all'oggi. In questo tempo, ecco, si contrappongono superficialità e profondità, individuo e società, umiltà e arroganza, e valori come l'amicizia, l'onestà, l'importanza del sapere. Allora come adesso, la necessità di riprendere ciò che davvero ha un senso nella vita: «Ci sono incontri in cui misteriosi enzimi planano da una persona all'altra e le legano, immediatamente, in una sorta di patto clandestino per la vita» (p. 5).