Libri & Editori
Alle spalle dei giornalisti… quante distrazioni e ingenuità


"L’omologazione linguistica infastidisce tutti: noi addetti ai lavori dobbiamo combatterla, prendere le distanze dalla comunicazione usa e getta della politica"
Alle mie spalle, le notizie in tv: il libro di Filippo Nanni per Vallecchi Firenze Editore. Intervista all'autore
Ai più attenti telespettatori dei telegiornali capita spesso di irritarsi dinanzi alle ripetizioni, alle distrazioni, agli errori compiuti da telecronisti e inviati. Soprattutto a loro, ai severi tutori della precisione professionale, è destinato il libro sfizioso di un giornalista che della materia è un esperto indiscutibile.
Filippo Nanni, vicedirettore del Giornale Radio Rai, ha assemblato un repertorio gustoso di aneddoti in Alle mie spalle. Le notizie in Tv per Vallecchi Firenze. Un libro appena arrivato nelle librerie che intende dimostrare come un giornalista non dovrebbe dimenticarsi di rivolgere il senso critico in primo luogo verso se stesso e la propria professione.
"Ma ogni persona equilibrata dovrebbe farlo. Nel libro mi soffermo soprattutto sulla necessità per molti giornalisti televisivi di usare un linguaggio meno banale, di non abusare delle frasi fatte, di non farsi affascinare dai tormentoni" spiega l’autore.
Le parole sono importanti!
Il presidente Mattarella ha detto che parlare della lingua italiana significa parlare della nostra identità. Ecco: chi lavora con le parole dovrebbe tenerlo presente. Abbiamo a disposizione un vocabolario che ci consente tante soluzioni .
Alle mie spalle è anche uno dei tormentoni del giornalismo durante gli stand up, sui quali ironizzava anche Umberto Eco nel suo ultimo romanzo, Anno zero. Perché questa professione è tanto corriva?
Non mi piace mai generalizzare e non punto il dito contro il nostro mestiere. Ho incontrato e incontro ogni giorno super professionisti. Esiste però anche il “giornalista pigro” anche se è una definizione che dovrebbe essere un ossimoro.
"Si vuole essere giornalisti anche perché l'omologazione un po' ti infastidisce e vuoi aprire delle crepe. Si vuol fare i giornalisti per disturbare, un po', anche se stessi" dice Floris nella prefazione. Poi però l’omologazione linguistica infastidisce soprattutto il pubblico…
L’omologazione linguistica infastidisce tutti e noi addetti ai lavori dobbiamo essere i primi a combatterla. Dobbiamo prendere le distanze dalla comunicazione usa e getta che ci propone molto spesso la politica. Però quando sento parlare un professore come Sabino Cassese mi rendo conto che semplicità e contenuto possono sempre convivere meravigliosamente.
Vale ancora la vecchia regola che i giornalisti dovrebbero essere i cani da guardia contro le malversazioni del potere o più spesso si rivelano cani da salotto?
I giornalisti devono fare le inchieste per capire e spiegare, senza porsi altri obiettivi e sentendo sempre tutte le parti in causa. I cani da salotto naturalmente non mancano.
Quali sono gli accorgimenti per un’intervista ben condotta e fatta?
Il libro si limita al giornalismo televisivo, ma alcune regole sono universali. Prima di tutto informarsi a fondo sulla persona da intervistare, fare domande brevi, non essere aggressivi nella forma ma nel contenuto. Preparare un set esteticamente gradevole e curare le inquadrature.
Lei ha mai fatto figuracce?
Ero appena entrato al Gr2 e non avevo una grande esperienza della Radio. Andai a intervistare Marco Pannella con un registratore portatile. Colloquio veloce, lui andava di fretta. Alla fine mi accorsi di non aver registrato niente. Feci una corsa, lo raggiunsi e gli chiesi di rifare l’intervista perché c’era stato un inconveniente tecnico. Mi guardò con fastidio misto a tenerezza. Comunque concesse il bis.
Dalla tv alla radio, lei non si è fatto mancare nulla. Il giornalismo non l’ha mai stancata?
Non sono pentito delle scelte e sono ancora innamorato di questo mestiere. Mi preoccupa però il futuro dei ragazzi che vogliono diventare giornalisti. Quello che vedo non è edificante.
Che ricordo ha dell’esperienza di Ballarò, il talk show di politica che ebbe ascolti altissimi su Rai3?
Ballarò nel 2011 toccò il 24% di share con più di 6 milioni di telespettatori. Erano le stagioni d’oro dei talk show. Ho imparato molto nel mondo dei programmi tv e l’esperienza mi è stata utilissima quando sono passato a Rainews24, un canale che alterna flusso informativo e rubriche di approfondimento con ospiti.