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"Finché sorge il sole " di Claudio Taurino. La recensione
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"Finché sorge il sole"  il libro di Claudio N. Taurino pubblicato da Milella Editore (Lecce)

Finché sorge il sole… sembra un’esistenza sospesa, pare voglia dirci Claudio N. Taurino con il suo racconto autobiografico per i tipi di Milella Edizioni. In un tempo di attesa si insinua la speranza di un accadimento anelato, di un vissuto migliore mentre avviene la metamorfosi della propria identità. Costruire il proprio sé, conoscerlo, sperimentare ciò che gli altri vedono e farlo coincidere con l’essere che è in te appare complicato, talvolta disorienta perché il soggetto perde di vista l’attore e lo spettatore, vale a dire “tu che mi guardi, tu che mi racconti” (A. Cavarero). C’è sempre un tu e un io in relazione che permettono un dialogo, una dialettica di accrescimento che Arendt relaziona tra il pensare e l’agire: fra la filosofia e la politica.

Nell’autobiografia o confessione del sé Taurino narra la sua storia con garbo e particolare vivacità visto che a parlare e a essere protagonisti sono gli altri, gli amici, la famiglia, gli aneddoti: le persone, le cose. La vita. Intercalati pagine dopo pagine i dialoghi rendono dinamica la narrazione che Loredana De Simone nella prefazione osserva come questa ci induca a “soffermarci sul senso profondo dell’amore che, come una sorgente, non ha mai fine e che necessita di essere alimentato per potercene nutrire, nel senso del tempo che inesorabilmente scorre e che ognuno di noi dovrebbe dedicare a se stesso, nella sua dimensione qualitativa per poterlo apprezzare e viverlo ogni attimo”.  Il tempo e la vita. Già detto. Mentre, è opportuno sottolineare sul modo in cui si trascorre il tempo e come in relazione a esso si definisce l’identità. La vita non sarebbe tale se non fosse cadenzata dal passare delle ore, delle stagioni, delle età, delle emozioni, delle gioie e dolori che segnano il percorso individuale di ciascuno e caratterizzano la vie quotidienne per la quale è fondamentale averne coscienza e consapevolezza perché l’agire del singolo non cada nell’ovvietà.

In altre parole, Claudio Taurino con Finché sorge il sole… sottende a un percorso esistenziale in cui tutto è ancora possibile. Tutto può ancora cambiare. “Emerge l’Io bambino trasparente come le prime esperienze, l’uomo innamorato e sedotto da intriganti interlocutrici, il cronista attento e scrupoloso, l’osservatore disincantato dal tempo e dalle delusioni, il viaggiatore ricco di incontri e atmosfere”, così si esprime Loredana Ruffilli nella postfazione e in tal modo incuriosisce il lettore che potrà farsi guidare nelle storie intriganti dall’Autore, nei suoi amori e i suoi incontri. Accanto a un Io bambino curioso inconsapevole della realtà c’è quello adulto deluso ma mai rassegnato perché sa che il sole c’è, ogni giorno, c’è il soffio caldo della vita.

Detto altrimenti, ciò che risulta importante oltre la trama è comprendere che in tale “filosofia della narrazione” c’è una storia che vuole essere raccontata, vista, ascoltata. C’è il desiderio del racconto. Ci sono la biografia e l’autobiografia che si legano insieme in questo unico desiderio di esserci, di sentirsi vivi. D’altronde raccontarsi è anche indice di cura. Può essere terapeutico. Una pulsione narrativa dunque che non può essere fermata e forse questa particolarità da non sottovalutare può perfino configurarsi come un farmaco, l’unica salvezza per liberarsi da una sorte tragica. Forse. O più semplicemente Taurino è l’Io narratore un po’ Narciso, un po’ Ulisse che vuole condividere, intrecciare nuove relazioni, sentire pulsare le esistenze che gli scorrono accanto e sapersi vivo. In fondo sa bene l’Autore che vivere comporta l’essere sempre in relazione col proprio sé sia in solitudine che con l’altro e quando quel sé vorrebbe trincerarsi nei propri limiti, in un solipsismo fuorviante, adagiarsi in uno spazio ben definito l’impulso a cercare, a conoscere, ad amare primeggia imperante ed è qui che si riprende il viaggio della vita. Un viaggio che prosegue con nuove pubblicazioni di Claudio Taurino come la recente “L’omicidio del barone di Castelvetrano” perché in fondo “Non è importante quante volte cadi, ma quante volte cadi e ti rialzi…”.       

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