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Libri & Editori
Il silenzio, il nuovo capolavoro di Don DeLillo

Edito da Einaudi, di recente è uscito nelle librerie Il silenzio, diciassettesimo romanzo di Don DeLillo. Grande era l’attesa dal suo ultimo lavoro, Zero K del 2016, sia perché l’autore è considerato uno dei più grandi scrittori viventi, sia per il suo punto di vista sempre originale e indipendente sui “tempi pericolosi” in cui viviamo.

“È importante scrivere contro il potere, le corporazioni, lo Stato e l’intero meccanismo di piaceri debilitanti e decadenti. Ritengo che gli autori per loro natura debbano opporsi a qualunque potere cerchi di imporsi su di noi” affermava DeLillo qualche anno fa: una dichiarazione d’intenti che può soltanto farci ammirare l’uomo che si cela dietro lo scrittore.

Il silenzio è un romanzo breve ma, come ricorda lui stesso, “esistono capolavori brevi e libri inutilmente lunghi”; DeLillo – o il suo demone, come direbbe il critico letterario Harold Bloom, che lo ha inserito tra i quattro scrittori americani contemporanei più importanti – sa cosa fare. In Cosmopolis adottava la struttura dell’Ulysses di Joyce, seguendo il protagonista nei suoi spostamenti a New York nell’arco di una giornata; ne Il silenzio allude invece apertamente al Finnegans wake dello stesso Joyce (la veglia o il risveglio che nega la fine), con le vicende che si svolgono in una serata e una notte.

2022, un prossimo futuro post-pandemia. Una coppia, Jim e Tessa, sta rientrando in aereo a New York da Parigi. A pochi minuti dall’arrivo l’aereo, a causa di apparenti problemi tecnici, è costretto ad un atterraggio di fortuna; i due sopravvivono e scoprono che l’imponderabile, l’inconcepibile, l’inimmaginabile è accaduto: la tecnologia è morta.

Nonostante il doppio trauma dell’incidente e della perdita di ogni dispositivo elettronico, i due decidono di recarsi come da programma – quasi quest’ultimo fosse il codice di un software da eseguire in ogni caso – da alcuni amici presso i quali avrebbero dovuto assistere al Super Bowl. Nel frattempo Max e Diane (la coppia che li sta attendendo) si ritrovano a contemplare lo schermo improvvisamente nero della tv in compagnia di Martin, ex alunno di Diane. Nell’assordante silenzio, dato dall’assenza di ogni nuovo input digitale, i tre vengono infine raggiunti da Jim e Tessa, interrogandosi quindi insieme sull’inatteso presente che devono vivere.

L’umanità descritta da DeLillo somiglia a un gruppo di turisti in visita a un imprecisato museo di Roma: in lento movimento di sala in sala, ognuno con i propri auricolari, il volto rivolto agli affreschi sul soffitto; esistenze sospese e isolate, una voce narrante in sottofondo che dice loro cosa devono ammirare e in che sala devono andare.

Il sociologo sloveno Žižek, parlando del nostro mondo nel suo No Sex Please, We are Post-humans, osserva giustamente: “L’armonia globale e il solipsismo stranamente coincidono. Vale a dire, la nostra immersione nel cyberspazio non procede forse mano nella mano con la nostra riduzione a monade leibnitziana, che, sebbene “priva di finestre” che si aprirebbero direttamente sulla realtà esterna, specchia in sé l’intero universo? Non siamo forse sempre più delle monadi che interagiscono solo con lo schermo di un computer, che incontrano soltanto simulacri virtuali, eppure immerse più che mai nella rete globale, a comunicare sincronicamente con il mondo intero?”.

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