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I Millenials cambiano il mondo dei libri

Rompono gli schemi i Millenials: innovatori, slegati dalla geografia editoriale tradizionale, fortemente orientati a sperimentare, proiettati fuori dal mercato domestico. Ecco l’identikit del piccolo editore del nuovo Millennio come emerso nel corso dell’incontro Visti dai Millennials, organizzato dall’Associazione Italiana Editori (AIE), in collaborazione con IE-Informazioni editoriali, nell’ambito di Più libri più liberi, la Fiera nazionale della piccola e media editoria in corso fino all’8 dicembre al Palazzo dei Congressi all’EUR a Roma.

Lo dimostrano i dati: tra gli editori che hanno iniziato la loro attività negli ultimi 10 anni - se assumiamo come indice di innovatività tecnologica il fatto di produrre solo (o prevalentemente) e-book - il 14,2% delle case editrici ha una produzione digitale.
Si è passati quindi dal 6,4% degli editori che avevano una produzione già digital nel 2010 (anno “zero” dell’e-book in Italia) al 14,9%, nel 2011. Il valore sale al 26-27% per quelle nate dopo il 2012. L’ultimo dato registrato nel 2014 è del 25,6%. In pratica uno su quattro.

Cambia la geografia di natalità e mortalità nei Millennials e scompare la logica editoriale tradizionale. Il 29% delle case editrici nate dopo il 2005 sono state fondate infatti in regioni che non sono i poli storici dell’editoria italiana. Al contrario l’86,7% di quelle che scompaiono, sono nate in regioni sedi di poli editoriali, come la Lombardia (25,6%), il Lazio (17,7%), la Campania (5,8%) e il Piemonte (7%). È, osservato da un altro punto di vista, quello che faceva osservare Antonio Monaco, presidente del Gruppo dei piccoli editori dell’AIE, nel Patto civile per i lettori. L’Appello del Gruppo dei Piccoli Editori di AIE: «La piccola e media editoria è presente in tutta Italia e non è [più] concentrata nelle capitali del libro. Il rapporto con il territorio è una peculiarità dei piccoli e medi editori»

Sono sempre più rivolti al digitale. Gli editori che hanno avviato la loro attività nel nuovo millennio sono più propensi a scegliere i nuovi canali digitali per distribuire i loro prodotti e pubblicizzarli. L’11,7% del fatturato dei Millennials deriva dagli e-book e il 21,9% da eCommerce (rispetto alla media di “tutti” i piccoli dell’8,9% per gli e-book e del 17,6% per l’eCommerce).
Anche in un settore come i ricavi provenienti da manifestazioni il fatturato dei Millennials rappresenta il 13,5% contro il 10,5% della media dei piccoli. La stessa propensione a cercare strade innovative lo troviamo nel confronto tra i ricavi provenienti da servizi editoriali, che per i Millennials è il 5% e per gli altri piccoli il 3,3%.

Sono presenti sui social e li utilizzano. La trasformazione più tangibile è nei social network. Il 76,7% dei Millennials utilizza Facebook, contro il 56,4% dei altri piccoli e medi editori. Addirittura su Twitter la distanza è tra il 77,7% dei Millennials che “cinguetta” contro il 30% degli altri piccoli e medi editori, meno della metà. Questa divergenza si ritrova anche su Pinterest – 25,4% contro il 12,5% – e YouTube – 27,3% contro il 22,1% – a dimostrazione di un diverso approccio nella comunicazione su Internet e un diverso modo di relazionarsi con i loro lettori.

“Questi dati – ha sottolineato Antonio Monaco -  confermano come la strategia dei piccoli editori non lavori oggi tanto sulla dimensione, quanto piuttosto sulla disseminazione (anche virtuale). Non basta esserci però: la capacità e l’agilità nell’affrontare il cambiamento restano peculiarità di un modello editoriale nato negli anni ’80 del secolo scorso. Ora è tempo di ricambio generazionale. E la sfida passa proprio dai Millenials”.