Safiria Leccese: "Ferrero, Branca, Mediolanum... Racconto la ricchezza del bene"
Safiria Leccese presenta il suo libro libro 'La ricchezza del bene' e si racconta ad Affaritaliani.it
In questo momento di grande crisi per l’economia arriva “La ricchezza del Bene”, edizioni Terra Santa è il tuo nuovo libro. Come nasce questo progetto… questa idea e a chi ti rivolgi?
Si un nuovo libro che, a dire il vero, come mi è successo con il primo, non pensavo proprio di scrivere. E invece, una volta partorita l’idea, sono partita in grande velocità. Per dieci storie ho fatto dieci viaggi. Sono andata in ogni azienda ho parlato con i fondatori o i presidenti, uomini e donne che guidano oggi queste imprese, su e giù per l’Italia e ora ne sono felice. E’ un progetto che mi sta molto a cuore perché ha a che vedere non solo con una bellezza, ma proprio con una visione del mondo che mi appartiene profondamente. E’ cioé quella basata sull’interconnessione, su una sorta di appartenenza per cui ciò che succede agli altri, ci riguarda. Come noi e gli altri trattiamo le persone ha una conseguenza sul resto. Come chi produce tratta la materia del mondo che ci é stata messa a disposizione ci riguarda tutti.
Safiria Leccese è una delle giornaliste più apprezzate nel panorama italiano. Nel 1997 entra a far parte della redazione di Studio Aperto su Italia 1 diventandone uno dei volti più noti. Nel 2011 è chiamata dal Centro Televisivo Vaticano a condurre la diretta televisiva in mondovisione della veglia per la canonizzazione di papa Giovanni Paolo II. A novembre 2011 abbandona Studio Aperto per passare alla nuova rete Mediaset TgCom24. Ha condotto La strada dei miracoli, programma di grande successo nella prima serata su Rete 4 e per cui ha ricevuto il Premio Torre d’Argento e il premio Buone notizie. |
E’ una visione semplice, persino lampante, eppure i fatti che accadono, spesso ci raccontano che il mondo va da un’altra parte. E’ un’evidenza che su questa terra siamo insieme, nel senso piu’ profondo del termine, accomunati innanzitutto proprio dai nostri limiti. Non ci diamo la vita e non decidiamo noi la fine. Quindi mi sta davvero a cuore e ti ringrazio di parlarne insieme, perché si tratta innanzitutto di questo, di promuovere questo modo di vedere le cose, la vita vorrei dire. E dietro queste aziende ci sono persone che hanno una determinata visione della vita: questa appunto. Eccomi alla domanda di come é nato. A cui un po’ rispondo nella prefazione. Da giornalista rimuginavo da tempo con questa domanda per la testa: come mai é difficile raccontare il bene? Come mai é ancora più difficile farlo senza scadere in buonismi, moralismi, tutte cose che tra l’altro non mi piacciono perché sanno di forma e non di sostanza. E mi dicevo, come mai é cosi difficile associare il Bene alla Bellezza? Ecco con questa domanda me ne sono andata in giro per la vita: tra mille incontri dovuti al mio lavoro di giornalista parlamentare, tante presentazioni dello scorso libro, eventi... Finché sono stata chiamata a condurre il “premio agli imprenditori per il Bene comune”, nell’ambito del festival della dottrina sociale, voluto da mons. Adriano Vincenzi che da poco ci ha lasciato ma se ne è andato come un germoglio fecondo di questa eredità. Ecco, al premio che ho condotto per due edizioni, ho incontrato imprenditori che incarnavano proprio questo: imprese di successo, con bei numeri, in alcuni casi grandi numeri, ma ottenuti mettendo la persona al centro in tutti i sensi. Da chi lavora con loro ai clienti… fino a gesti di gratuità verso la collettività. Ma la cosa non si é fermata li perché in pochi giorni con Adriano Tomba, che ringrazio, abbiamo verificato una fattibilità di mettere insieme alcune storie dei premiati. Ma poi, come sempre, la vita fa molto, e così alcune imprese sono state prese da lì e altre invece dal mio percorso lavorativo, quindi diciamo da una sfera di relazioni personali. Tutti accomunati da un business con l’anima.
A te piace raccontare storie e ci sono storie che fanno bene nell'ascoltarle, conoscerle, scoprirle. Come mai questa inclinazione? Cioè viene da una scelta precisa?
Credo sia lo sguardo a condizionare ciò che si cerca e ciò che si trova. Mi spiego meglio: nei primi anni di questo mestiere mi occupavo di cronaca e molto spesso di cronaca nera, da inviata anche su fatti drammatici, uno per tutti il crollo delle torri gemelle, poi piano piano la vita professionale ha intrecciato anche altri percorsi che sono diventate prima delle piccole luci, poi strada di ricerca e poi di scelta. Ecco, sintetizzando al massimo da questo arriva questo sguardo che cerco di allenare e di condividere sul Bene.
10 storie. Ci aiuti a conoscere i protagonisti?
E’ un privilegio enorme poter raccontare le storie. Di qualsiasi natura siano, perché comunque nel racconto vengono svelati e condivisi pezzi di vita. E ne ho avuto conferma proprio da questi dieci protagonisti. Per me loro ora non sono aziende ma nomi, volti, storie appunto, di quasi tutti loro ho conosciuto anche i rispettivi compagni e compagne di vita. Di diversi di loro oltre che in azienda sono stata in casa. E’ stato molto bello. I protagonisti sono Giorgio Campagnolo, della fratelli Campagnolo leader nella produzione di abbigliamento sportivo, con una storia meravigliosa che parte dall’albo dei poveri e va a finire a questa grande azienda, che come donazione costruisce ospedali di Guinea Zambia e Uganda.
C’é la leader mondiale Ferrero spa, che il nome, dalla Nutella in poi, dice tutto. Di cui ho scoperto un mondo incredibile di aiuti che danno con la Fondazione Pietro, Piera e Giovanni Ferrero. Un motto che parla per loro “lavorare creare donare”. Il fondatore Michele che è morto pochi anni fa, un uomo straordinario creativo capace di creare rapporti all’interno dell’azienda, che ho constatato ancora con i miei occhi, cosi veri che quando c’é stata l’alluvione i dipendenti sono andati prima a spalare l’azienda e poi le loro case.
La Pedrollo spa fondata da Silvano Pedrollo, che la guida insieme ai suoi figli. E’ stato commovente - in questa azienda tanto per dire da oltre 250 milioni di euro di fatturato annuo e mille dipendenti a busta paga, grande 120.000 mq - vedere esposte le gigantografie di bambini di tutte le razze: sono quelli a cui è arrivata l’acqua in forma gratuita… parliamo di 2 milioni di persone nel mondo grazie a Silvano e alle sue pompe idrauliche
C’e’ la BB group di Marco Bartoletti che costruisce accessori di lusso per i più grandi marchi mondiali (che per loro policy non possiamo nominare) quelli che tutti conoscono, e lo fa assumendo persone disabili e anche ammalate. Anche li come non emozionarsi di fronte ad una efficientissima responsabile della logistica in sedia a rotelle.
La Branca Spa guidata da Niccolo’ Branca con questo stabilimento nel cuore di Milano che sembra una cartolina del secolo scorso con migliaia di metri quadrati di distilleria con un’attenzione specialissima alle persone, dovute anche al percorso personale compiuto dallo stesso Niccolo’, un imprenditore illuminato e consapevole che si occupa anche di aiutare la sanita’ e lo sta facendo anche ora con la fondazione “L’Italia chiamo’”
La Mediterranea spa guidata da Paola Gurrieri insieme con i suoi fratelli, che nel ragusano, a Vittoria, produce crisantemi a ciclo continuo, nata grazie a una brillante intuizione di suo padre Salvatore e che oggi è leader del suo settore in Europa. Ha dipendenti di ogni nazionalità. Ha fatto costruire gli alloggi che dà gratuitamente per i suoi dipendenti stranieri e ogni mese consegna di persona le buste paga. Perché tutte le persone che lavorano lì possano vedere un volto scambiare un sorriso e non solo ricevere un pezzo di carta.
La conosciutissima Banca Mediolanum fondata da Ennio Doris, oggi guidata da lui insieme al figlio Massimo. Si può essere tentati di pensare che c’entra una banca con il bene comune e invece c’entra nel caso loro. Perché Doris tutto quello che ha costruito lo ha fatto a partire dalle relazioni. E vorrei dire, intanto, a cominciare proprio dall’appoggio incondizionato di sua moglie, con cui sono partiti senza nulla. Forse pochi sanno che lui era poverissimo… oggi si considera un medico del risparmio, guida migliaia di dipendenti e banker ma non ha tenuto la ricchezza per sé. Sua figlia Sara, mamma di cinque figli, guida la Fondazione Mediolanum che ha aiutato migliaia di bambini nel mondo con i progetti più disparati: dalle scuole ai macchinari sanitari.
C’e’ Thun spa con il suo mondo fiabesco leader degli oggetti da regalo che oggi con la fondazione intitolata alla sua fondatrice, la contessa Lene Thun, artista dalla creatività fuori dal comune, ha dato vita ai laboratori per i bambini che si trovano nei reparti di oncologia pediatrica dei maggiori ospedali italiani.
C’e’ Stella Maris una struttura ospedaliera unica in Italia ad occuparsi di tutte le patologie neurologiche per bambini e ragazzi dai 10 ai 18 anni. Giuliano Maffei, il presidente, ci ha condotto in un giro sorprendente fatto di piccoli pazienti messi in una specie di gioco, che invece è una culla inventata da loro con 200 sensori per curarli, fino ai pesciolini usati per la ricerca nella sindrome dell’epilessia.
E poi l’ultima che è un caso a se stante: Carlo Acutis! Non è un imprenditore, come si sa è un ragazzino morto a 15 anni che diventerà beato tra poco. Un giovane ricco che però ha messo Dio e i fratelli al primo posto e ha usato il denaro per condividerlo. Ho voluto a tutti i costi chiudere con lui perché ha da dire molto alla nostra società e ai nostri giovani su quali sono i fini e quali sono i mezzi e a non prendere gli uni per gli altri.
Da donna, da giornalista e, da scrittrice, al termine di questo lungo lavoro, che è stato anche un lungo viaggio dove hai visto con i tuoi occhi, dettaglio per dettaglio, ciò che hai raccontato, cosa hai tenuto per te come insegnamento personale?
Il più bello: che è possibile fare cose, persino imprese che sfondano il tetto dei fatturati mondiali, in un “modo” che fa la differenza. Senza calpestare le persone, ma al contrario valorizzandole. Nel lavoro come nella vita privata. Anzi da loro mi porto anche nel cuore di avere incontrato persone integre: perché non puoi essere a casa in un modo e al lavoro o in un altro. Sei quello che sei. E che quindi qualsiasi cosa si fa ciò che davvero conta non è il cosa ma il “come”. E’ il come che racconta di noi. E non il cosa. Uno degli imprenditori protagonisti dice questa frase che mi piace moltissimo: “Nel modo in cui fai le cose, qualsiasi cosa, ti stai descrivendo al mondo chi sei”. Dal modo…
La ricchezza del bene. Un titolo curioso e che sembra quasi antinomico. In che senso il bene promuove ricchezza?
E’ un titolo che mi è venuto spontaneo e altrettanto spontaneamente è stato accettato dalla casa editrice. Il bene promuove ricchezza, perché molte di questi imprenditori si sono ritrovati a fare del bene senza calcolo e da quello sono nati rapporti che hanno portato anche lavoro. Ma la prima ricchezza che produce il bene è quella immateriale, oserei dire spirituale. Poi più facilmente si comprende letto al contrario: la ricchezza può essere usata per il bene. Ed è quello che testimoniano le 250 pagine deli libro
Cosa dovrebbe spingere un lettore entrando in libreria ad acquistare il tuo libro, o, come si usa ora, ad ordinarlo on line…?
Ci sono dentro tanti elementi. E perciò è rivolto a tutti. Perché il libro rintraccia diversi interessi. Lo puoi leggere perché ti piacciono le storie di uomini e donne che hanno fatto e fanno grande il nostro paese. Perché ti piacciono le storie di capitani e capitane d’azienda. Perché hai desiderio di storie positive. Oppure per il desiderio più profondo ancora di avventurarti in storie fatte da grandi numeri, ottenuti con un’anima. Con un modo dell’anima vorrei dire.
Vorresti lasciare un messaggio di speranza ai nostri lettori in questo tempo molto delicato che stiamo vivendo, ora che siamo all’inizio di una nuova fase, la cosidetta fase 2, ma non meno delicata della prima? Assolutamente si. Intanto il primo arriva proprio da alcuni di questi imprenditori che in questa emergenza che stiamo vivendo hanno fatto donazioni e hanno lanciato raccolte fondi. Quindi è una speranza e per me pure una conferma. Più strettamente legato a questo tempo, credo che la speranza stia in ciascuno e in tutti: di riuscire a cogliere luci anche piccole, anche quotidiane in questo tunnel che attraversiamo. Un’ultima cosa però vorrei dire: abbiamo speranza, fiducia, ma abbiamo anche consapevolezza, perché questo virus ci sta insegnando molto: terremotando tutte le nostre certezze ci sta insegnando una sorta di precarietà umile. Dove si fa un passetto alla volta se e quando si può Non solo si corre dietro ai nostri, a volte testardi obiettivi. La vera speranza la riassumerei cosi: ne usciremo ma impegniamoci ad uscirne profondamente migliorati.
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