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Cairo vince il derby dei quotidiani. Rcs, boom di utili. Crolla Gedi
Urbano Cairo e John Elkann

Cairo stravince contro Elkann nel "derby" dei quotidiani. Crolla Gedi, Rcs fa il boom di utili

Un divario di quasi un miliardo di euro tra Rcs e Gedi. Sono bastati gli ultimi 5 anni a sovvertire definitivamente la classifica della serie A, per antonomasia, dei grandi giornali italiani, il Corriere della Sera e Repubblica.

Una sfida a colpi di copie, andata avanti per decenni e che ora ha un unico vincitore assoluto. Mentre Rcs, con il suo Corsera e la Gazzetta dello Sport ha totalizzato dal 2017 ben 370 milioni di utili netti; Gedi, con l’alfiere Repubblica e i satelliti il Secolo XIX e la Stampa, è affondata, cumulando dal 2017 al 2022 498 milioni di perdite nette. Una vera e propria nemesi storica. Basti pensare che prima dell’arrivo di Urbano Cairo sulla tolda di comando di Rcs, il gruppo di via Solferino era reduce da anni di disastri nei conti con perdite che superavano il miliardo di euro.

Per Gedi primo crollo nel 2017 sotto la gestione De Benedetti

Mentre Gedi, fino al 2019 sotto l’ala della Cir dei De Benedetti, chiudeva i bilanci con piccoli utili fino all’annata del primo crollo, nel 2017, con un passivo di 123 milioni, primo scricchiolio di una stagione di rossi consecutivi di bilancio. Sotto la gestione Cir nel biennio 2018-2019 le perdite son assommate a 160 milioni. Perdite che sono continuate anche sotto la gestione di Exor, subentrata nel controllo definitivo nella primavera del 2020, sborsando per acquisire il controllo di tutta Gedi 200 milioni di euro.

Anche con Elkann perdite per oltre 200 mln

Nel primo anno di gestione degli Agnelli -Elkann, il 2020, la perdita è stata di 166 milioni cui ha seguito un altro passivo per 50 milioni nel 2021. E un piccolissimo utile nel 2022 non tale da invertire la rotta, dato che nei primi sei mesi del 2023 la perdita è stata di altri 37 milioni.

Gedi ha perso oltre il 20% dei ricavi

Le perdite per Gedi sono il riflesso del crollo dei ricavi e delle svalutazioni delle testate. Il fatturato di Gedi che nel 2018 era di 648 milioni è sceso a soli 490 nel 2022 e i primi sei mesi del 2023 vedono i ricavi fermi a 237 milioni. Ovvio che il forte calo dei ricavi ha determinato, nonostante le continue ristrutturazioni dei costi con svariati stati di crisi e prepensionamenti a raffica, l’emergere delle perdite, aggravate anche dalle svalutazioni dei valori delle testate.

Testate svalutate da Gedi per 120 milioni

Le rettifiche che ha dovuto apportare John Elkann, sui valori, per anni mai toccati dai De Benedetti, nonostante il continuo calo delle copie, sono state di ben 120 milioni, di cui 60 milioni solo per Repubblica che è a bilancio ora per soli 88 milioni. Copione ribaltato invece da Cairo che acquisì Rcs nell’estate del 2016 con il gruppo reduce appunto da perdite pluri-milionarie e da debiti per oltre 500 milioni. Sembrava una sfida impossibile per l’imprenditore alessandrino con i suoi periodici sotto le insegne di Cairo Communications e la sua La7. Quel boccone poteva essere indigesto.

Gli utili di Cairo

E invece è andata bene. Già nel 2017 il primo utile per 71 milioni, poi in sequela 85 milioni nel 2018; 68 milioni nel 2019 e altri 150 milioni di profitti tra il 2020 e il 2022. Cairo ha agito fortemente sui costi operativi, lavoro in cui ha ben pochi rivali. Il ritorno di efficienza gestionale è stato il grimaldello per far ritrovare la redditività persa per anni sotto la gestione del cosiddetto “Salotto buono”.

Sotto la gestione Cairo sono stati tagliati costi non essenziali per oltre 200 milioni. E soprattutto è stato annullato il debito finanziario con conseguente risparmi di spese per interessi. Certo anche il vulcanico imprenditore ex assistente di Berlusconi ha dovuto fronteggiare la crisi delle vendite in contrazione strutturale per tutta l’editoria quotidiana italiana.

Anche Rcs ha perso ricavi, ma costi tagliati per 200 mln

I ricavi di Rcs viaggiavano a fine del 2016 a quota 960 milioni. A fine del 2022 erano a quota 845 milioni. Un calo dato ovviamente dalle minori vendite cartacea cui ha sopperito solo in parte il digitale.

Il prossimo venerdì usciranno i conti dei primi 9 mesi del 2023. I dati di giugno hanno visto ricavi nei prismi sei mesi per 440 milioni; un margine lordo di 70 milioni e un utile netto per 30 milioni. Se il trend verrà confermato per i nove mesi è plausibile attendersi per l’intero 2023 un valore di fatturato in crescita sul 2022. Le stime di consenso raccolte da S&P Global market intelligence parlano di ricavi per quest’anno vicini agli 870 milioni con utili netti a superare i 50 milioni.

Gedi con la vendita delle testate del Nord Est va all'incasso ma nel 2024 perderà ancora fatturato

Ora Gedi che ha venduto a Nem tutte le sue testate locali del Nord Est per una cifra stimata sui 40 milioni potrebbe ritrovare un piccolo utile a fine del 2023, grazie all’incasso. Si vedrà però se avrà venduto le testate con una plusvalenza o in perdita.

E in ogni caso verranno a mancare nel 2024 i ricavi delle testate locali. Con un fatturato nei primi sei mesi del 2023 poco sotto i 240 milioni di euro è probabile che il gruppo chiuda i conti di fine anno con ricavi più bassi dei 490 milioni con cui ha chiuso il 2022. Certo è che venendo a mancare, l’anno prossimo, i fatturati delle testate locali del Nord est cedute, i ricavi saranno destinati a scendere ulteriormente. Del resto il confronto delle diffusioni tra carta e digitale di Repubblica e Corriere ha visto la forbice allargarsi nel tempo. Secondo gli ultimi dati Ads il Corriere distanzia ormai Repubblica per oltre 90 mila copie. Match chiuso e vinto definitivamente nella storica partita dei primi due giornali italiani.   

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