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"Juncker ubriaco": Daniela Preziosi contro Salvini

Daniela Preziosi, giornalista de Il Manifesto, era presente ieri a Linea Notte condotta da Maurizio Mannoni. La trasmissione, nel tempo, si è sempre più trasformata in una sorta di processo mediatico al governo e, specificatamente a Matteo Salvini.

Ricordiamo che la ridotta di Rai3 conta, come pezzo forte, Giovanna Botteri, antitrumpiana militante, che da anni è corrispondente da New York, la sede più ambita e tra le più ben remunerate. Peccato che si tratti di servizio pubblico, cioè pagato con i soldi di tutti i cittadini. Ieri sera, dicevamo, a dar manforte si è aggiunta la bionda e caschettata Daniela Preziosi che era terribilmente infastidita dal fatto che Salvini abbia dato dell’“ubriacone” a Juncker.

Certamente siamo d’accordo che i toni debbano essere -possibilmente- quelli di un confronto civile, ma la Preziosi dimentica quello che Juncker ha detto dell’Italia, anche in passato, e soprattutto, ha fatto, assumendo da sempre una linea di condotta ostile al nostro Paese.

Da ultima la sua tesi che “altre concessioni all’Italia portano alla fine dell’Euro”, non rendendosi forse conto che, viceversa,  altre durezze contro l’Italia porteranno alla fine dell’Ue che gli paga lo stipendio, immaginiamo lauto, al contrario della popolazione europea, da dieci anni in ambasce per la crisi economica.

E questa non è facile demagogia o battutismo da bar, ma quello che accadrà con l’Italia se i suoi problemi non verranno presi in adeguata considerazione dall’ Unione europea.

Tornando alla Preziosi, che a parte la sua vis polemica, è donna di ragionamento, dovrebbe appunto pensare che se vuole combattere, dal suo punto di vista, il populismo mondiale o più semplicemente quello italiano, deve togliere acqua proprio a burocrati come Juncker che provocano facili reazioni istintive nell’opinione pubblica.

Il populismo è sorto proprio in reazione a come le élite di sinistra mondiali hanno governato negli ultimi anni, a partire da Clinton per giungere ad Obama, non rendendosi conto di aver impoverito, con le loro politiche, proprio quel ceto medio e proletario -per utilizzare ancora una categoria marxiana- che le votava e da cui traeva legittimazione e consenso.

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