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MediaTech
Google ha investito in lobby 18 milioni di dollari negli Usa

Qualche problema con le tasse, i giganti del web, non lo possono nascondere perché vogliono risparmiare. Per quanto riguarda invece l’attività’ di lobby, sembrano non aver limiti di spesa  e non sono seconde a nessuno. Questo in particolare negli Stati Uniti.

Investimenti record in questa attività’ in America sono infatti confermati dal 'Centro di politica di risposta’ che da anni monitora lo sviluppo dell’attività’ di lobby e comunicazione delle imprese e delle associazioni industriali. 

Lobby e cura dell’immagine stanno sempre più’ diventando un ‘must' indispensabile allo sviluppo e alla vita dei più’ importanti giganti tecnologici, e non solo di quelli.
 

Lobby e giganti del web. In America un’attività' legale
 

In particolare negli Stati Uniti, dove l’attività’ lobbistica e’ assolutamente legale, i gruppi di pressione sono molto trasparenti e accettati dall’opinione pubblica.
E i risultati di questa attività’ sono, ora più’ che mai, riconosciuti dalle imprese che li ritengono indispensabili. Cosi’ come ritengono indispensabile l’attività’ di vendita, la ricerca o il marketing.

Queste particolari azioni, un mix tra pubbliche relazioni, attività’ giuridica e di informazione verso i gruppi politici una volta era demandata dalle aziende alle associazioni industriali di settore ( le corrispettive italiane di Confindustria e Federchimica). Ora invece imprese e multinazionali se ne occupano in prima persona.

 

Lobby e giganti del web. 18 milioni di dollari investiti da Google in lobby nel 2017

 

E quindi non sorprende ,vedendo i dati dell’Osservatorio, osservare come Google abbia battuto il suo stesso record. Infatti il gigante del web ha investito nel 2017, in azioni legali atte ad influenzare i centri politici decisionali, qualcosa come 18 milioni di dollari.

E Google non e’ sola tra i giganti tecnologici dato che, appena solo un poco staccate nel ranking, si trovano le ‘cugine’ Amazon e Facebook, rispettivamente al sedicesimo e ventiquattresimo posto. 
E in questa classifica le tecnologiche hanno superato (segno dei tempi), anche quelle aziende che tradizionalmente avevano fatto dell’attività’ di lobby uno dei loro massimi focus: le aziende produttrici di tabacchi e quelle alimentari.

Nel 2016 al top della lista vi erano, sorprendentemente, l’associazione degli agenti immobiliari insieme al settore farmaceutico e a quello tecnologico, nella sua piu’ ampia dizione.

 

Lobby e giganti del web. Necessario vigilare

 

Bisogna temere questo trend? 
Bisogna aver paura che una forte presenza nei corridoi della politica possa essere dannosa, alla fine, per i consumatori?

Beh, la risposta sarebbe si se pensassimo come avrebbe detto Giulio Andreotti 'a pensar male si fa peccato ma molte volte ci si azzecca’. 
Ma il mondo si evolve. Quindi senza pensare male il problema  non e’ che multinazionali o altri settori industriali abbiano deciso di aumentare i loro investimenti in lobby e soprattutto abbiano deciso di occuparsene in prima persona. 
Di per se’ sarebbe anche un qualcosa di utile che potrebbe aiutare la politica a decidere in maniera più’ corretta ed informata.

Il concetto da tenere presente e che l’Osservatorio americano non può’ certo affermare’ e’ che non e’ male investire danaro nella politica ma e’ importante che la pubblica opinione lo sappia e abbia la capacita’ e il potere di vigilare’.

E questo in tutto il mondo.

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