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Guerra Ucraina, stop export tlc in Russia: l'Ue incrementa le sanzioni

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Futuro incerto per la telco Veon dopo le sanzioni al magnate Fridman
La guerra Russia-Ucraina travolge intanto anche la telco olandese Veon, di proprietà al 48% di LetterOne, fondo di investimento del miliardario russo Mikhail Fridman che fa parte dei soggetti colpiti dalle sanzioni europee. Il Financial Times riporta che un gruppo di banche, tra cui Citigroup, Ing e JPMorgan, stanno riconsiderando i loro legami con il gruppo di telecomunicazioni olandese proprio per capire se le loro norme di condotta interne consentono di continuare il rapporto finanziario con un soggetto colpito da sanzioni. Veon genera la maggior parte del suo fatturato in Russia e in Ucraina tramite la sussidiaria Kyivstar.
Nel marzo del 2021 Veon ha ottenuto una linea di credito da 1,25 miliardi di dollari da dieci istituti bancari coordinati da Citigroup e che includono Credit Agricole, JPMorgan, Societè Generale, Barclays e Raiffeisen. È questa linea di credito, insieme ad altri prestiti verso sussidiarie di Veon, ad essere finita sotto la lente delle banche. La scorsa settimana Fridman ha lasciato LetterOne assieme a un altro membro del consiglio di amministrazione, Petr Aven.
Gli analisti di JPMorgan hanno scritto la scorsa settimana in una nota che la capacità di Veon di continuare a generare ricavi fuori dalla Russia e dall’Ucraina è fortemente incerta e che ripagare il debito totale (5,5 miliardi) con lo scenario attuale sarà molto difficile. Fitch ha degradato il credit rating di Veon a B+, ma la telco ha reso noto di avere cash e depositi per un valore di 2,1 miliardi di dollari, di cui 1,5 miliardi in dollari Usa ed euro, e di poter sostenere le sfide del momento.