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MediaTech
Spid a rischio flop: l'identità digitale è in ritardo

Spid, il sistema pubblico dell'identità digitale, avanza lentamente. Troppo. L'account che dovrebbe consentire l'accesso ai servizi della pubblica amministrazione è stato attivato da 86 mila 102 utenti. Poco, pochissimo rispetto ai numeri sbandierati dal governo: secondo il ministro Marianna Madia, le attivazioni dovrebbero essere 3 milioni entro la fine del 2016.

E invece lo Spid non è arrivato neppure a quota 100 mila. Pochi cittadini hanno un account, anche perché sono ancora pochi (648) i servizi e le amministrazioni (292) che passano dal sistema pubblico dell'identità digitale. Neppure un privato ha attivato lo Spid, segno che, di fatto, è impossibile utilizzare questo canale tra privati per pagare o farsi pagare le fatture. E non si parla solo di esercenti o piccole medie imprese. Trai i privati, lo Spid è stato ignorato anche dalle aziende che lo forniscono, cioè Poste, Tim e Infocert.

Il ritardo è evidente. E il governo vuole correre ai ripari. Anche perché sullo Spid si è giocato la faccia. È infatti il progetto più significativo dell'Agenda digitale. Il governo Renzi non sta confermando la promessa di spingere lo sviluppo digitale italiano (che non dipende solo dalla politica). Per rilanciare Spid, è stato varato un call center gestito dall'Agenzia per l'Italia Digitale. Basterà per raggiungere quota 3 milioni? Difficile dirlo, anche perché il progresso dev'essere trainato dal vertice. I cittadini avranno interesse a costruire una propria identità digitale se lo Spid garantisce una vasta gamma di servizi. Si attende quindi, prima di tutto, che Spid venga adottato da PA, scuole, università, comuni, aziende.   

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