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Stresa, Mieli: "Coinvolto capo della sicurezza israeliana: dubbio attentato?"

L'incidente accaduto domenica tra Stresa e il Mottarone, che ha visto precipitare una cabina della funivia causando la morte di 14 persone, ha sconvolto non solo l'Italia ma il mondo intero, perché sono ancora ignote le cause e perché 5 famiglie sono state distrutte, in particolare quella di Amit Biran e sua moglie Tal Peleg, israeliani, che sono morti insieme a un figlio e i due nonni.

Ecco perché nel commento all'attualità di questa mattina, lunedì 24 maggio, Paolo Mieli su Radio 24 avanza "un dubbio" inquietante: "Sono anch'io come tutti sconvolto per l’incidente" dice, riferendosi a quanto accaduto sul Mottarone, "per caso c’è anche un’indagine in corso sul fatto che possa essersi trattato di un attentato?", chiede a Simone Spetia, che risponde un immediato: "No, non mi pare".

"Me lo sono domandato perché ho visto che fra i morti c’è la famiglia di un ragazzo israeliano, Amit Biran, che era un capo della sicurezza israeliana. Come sempre in questi casi non ho nessun elemento, ma mi è vanuto un dubbio, vista l'intera famiglia sterminata...". 

Insomma, Paolo Mieli collega l'origine israeliana di alcune delle vittime alle vicende che stanno sconvolgendo il Medio Oriente, con gli scontri a Gaza tra Israele e palestinesi. Ma stanno davvero così le cose? Amit Biran era davvero un "capo della sicurezza israeliana" come dice Mieli? Basta un semplice controllo per accertarsi che, sì, Amit Biran si occupava di sicurezza... ma di una scuola nel milanese.

Il ragazzo, infatti, viveva a Pavia ma collaborava con la comunità ebraica di Milano come volontario. "I suoi figli frequentavano la nostra scuola" racconta il presidente della comunità israelita milanese Milo Hasbani "e proprio per questo lui si occupava della sicurezza degli studenti, un servizio che noi chiamiamo protezione civile".

Tra volontario che gestisce la sicurezza degli studenti in una scuola milanese capo della sicurezza israeliana la differenza è tanta. I dubbi sono sempre leciti e anzi incoraggiano la riflessione, come insegnano fior fior di filosofi, da Bacon a Montaigne e tanti altri, ma il "dubbio" avanzato da Paolo Mieli rischia di trasformarsi in un allarme, proprio a causa della situazione geopolitica che ci troviamo a vivere, come lui stesso per altro ammette. Insomma, che sia per voglia di scoop o per genuino entusiasmo da cronista, a volte anche i direttori più navigati si fanno trasportare in acque pericolose.

 

 

 

 

 

 

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