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Medicina
Associazione Luca Coscioni: "Covid-19, serve un Piano Sanitario Nazionale"

Marco Cappato e Marcello Crivellini (Associazione Luca Coscioni): "Covid-19, serve un Piano Sanitario Nazionale"

“Invece della solita rissa sulle chiusure natalizie, la politica tutta -maggioranza e opposizioni, a livello nazionale e nelle regioni- dovrebbero discutere in Parlamento delle misure necessarie per avviare immediatamente un Piano Sanitario Nazionale -in ritardo di 12 anni, come il Piano pandemie!- che potenzi i medici di medicina generale, la telemedicina e i servizi di salute mentale” dichiara Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni introducendo il webinar “Covid-19 e Sistema Sanitario Nazionale: le proposte avanzate e le modalità di intervento per le esigenze sanitarie odierne e del futuro” disponibile sui canali Facebook e You Tube dell’associazione

“E' poi incredibile che siano passate 4 settimane da quando il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha promesso di condividere i dati sulla pandemia con la comunità scientifica senza che nulla sia accaduto – continua Cappato -. Per questo continuiamo a ricevere sulla piattaforma "Covidleaks.it" e pubblicare i dati disaggregati che ci sono giunti finora dalla Asl in Lombardia, Toscana e Veneto. Disporre di dati affidabili sarebbe fondamentale per assumere decisioni proporzionate sulle  misure restrittive nei prossimi mesi.

La proposta di riforma del Servizio Sanitario Nazionale presentata nel corso del webinar è sviluppata dal Consigliere Generale dell’associazione Marcello Crivellini già’ Parlamentare, docente di automazione e organizzazione sanitaria e di analisi dei sistemi sanitari al Politecnico di Milano.

"Una proposta economica e realizzabile nel breve termine, che prevede il rafforzamento di servizi già esistenti, come:

-       l’ampliamento l’orario di apertura degli studi medici dalle attuali 15-20 ore settimanali a 20-30 incrementando la remunerazione delle convenzioni con i medici di medicina generale. In attesa di nuove assunzioni si avrebbe un servizio maggiorato di almeno il 30%.

-       il miglioramento tecnologico e fisico degli studi. Anche in questo caso sarebbero i medici a operare le opportune scelte a seconda delle necessità emerse col tempo - gli adeguamenti sarebbero più celeri e più efficienti rispetto a decisioni di concerto tra Stato e Regioni.

-       assunzione o collaborazione di figure di segreteria (magari anche infermieristica) per liberare i medici dagli attuali e molteplici oneri burocratici-amministrativi. 

-       Riconoscimento giuridico, organizzativo ed economico di interventi di tele-assistenza e tele-visite in alcune categorie di pazienti".

"A questo aumento qualitativo e quantitativo del servizio potrebbe essere associato un aumento di “potere” della medicina primaria, garantendo ai medici una funzione di “filtro” e “appropriato indirizzamento” verso gli altri soggetti del sistema stesso ovvero strutture ospedaliere, laboratori diagnostici, assistenza domiciliare, RSA, centri diurni, ecc".

"Contestualmente a questa rapida operazione di finanziamento e potenziamento sanitario di medicina generale, di pediatri di libera scelta e di Guardia Medica andrebbe attuato il raddoppio dell’Assistenza Domiciliare".

"Queste decisioni possono essere prese nell’arco di un mese a patto che si sia pronti a far seguire i finanziamenti senza renderli ostaggio delle solite pastoie burocratiche. Stime ragionevoli fanno ritenere plausibile la somma di 1-1,2 miliardi l’anno (oltre a una spesa una tantum di circa 200 milioni per gli investimenti sugli studi) e 1,5-2 miliardi per l’Assistenza Domiciliare. Stime che il Ministero della Salute, o un Assessorato regionale, potrebbero controllare e magari adeguare al ribasso".

"Ferma restando la necessità che la politica decida, conoscendo come agisce, e reagisce la burocrazia italiana, il timore che la tentazione prevalente di finanziare tutto il sistema indistintamente c’è: se così accadesse si sarebbe messi di fronte al solito risultato: niente di quanto necessario accadrebbe". 

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