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Medicina
Censis: 12,2 milioni di italiani rinunciano alle cure per motivi economici

Aumentano gli italiani che rinunciano alle cure: sono 12,2 milioni

 

Sono 12,2 milioni gli italiani che nell'ultimo anno hanno rinunciato o rinviato almeno una prestazione sanitaria per ragioni economiche (1,2 milioni in più rispetto all'anno precedente, pari a un incremento del 10,9%). A chi non ce la fa economicamente non resta che la rinuncia o il rinvio delle prestazioni. 

È quanto emerge dal Rapporto Censis-Rbm Assicurazione Salute presentato oggi al "Welfare Day 2017", che si svolge oggi a Roma e a cui sono intervenuti, tra gli altri, Roberto Favaretto e Marco Vecchietti, rispettivamente Presidente e Consigliere Delegato di Rbm Assicurazione Salute, Giuseppe De Rita e Francesco Maietta, rispettivamente Presidente e Responsabile dell'Area Politiche sociali del Censis. 

 

Più di 12 milioni di italiani rinunciano alle cure per motivi economici

 

Sempre secondo il rapporto Censis-Rbm sono 13 milioni gli italiani che nell'ultimo anno hanno sperimentato difficoltà economiche e una riduzione del tenore di vita per far fronte a spese sanitarie di tasca propria: 7,8 milioni di italiani hanno dovuto utilizzare tutti i propri risparmi o indebitarsi con parenti, amici o con le banche, e 1,8 milioni sono entrati nell'area della povertà. 

"Più di un italiano su quattro non sa come far fronte alle spese necessarie per curarsi e subisce danni economici per pagare di tasca propria le spese sanitarie", ha detto Marco Vecchietti, Consigliere Delegato di Rbm Assicurazione Salute. 

"Intanto la stessa spesa sanitaria privata, che oggi pesa per circa 580 euro pro-capite, nei prossimi dieci anni è destinata a raggiungere la somma di 1.000 euro pro-capite, per evitare il crack finanziario e assistenziale del Ssn. 

 

Sanità: bisogna puntare sull’Assicurazione sociale integrativa alla francese

 

Una possibile soluzione? Occorre puntare su un modello di Assicurazione sociale integrativa alla francese, istituzionalizzato ed esteso a tutti i cittadini, che garantirebbe finanziamenti aggiuntivi per oltre 21 miliardi di euro all'anno, attraverso i quali integrare il Fondo sanitario nazionale. Dobbiamo prendere atto che oggi abbiamo un universalismo sanitario di facciata, fonte di diseguaglianze sociali, a cui va affiancato un secondo pilastro sanitario integrativo per rendere il nostro Ssn più sostenibile, più equo e veramente inclusivo", ha concluso Vecchietti

 

Sanità, il dramma delle liste d’attesa: i tempi medi d’attesa degli esami medici più richiesti

 

Nel pubblico le liste di attesa sono sempre più lunghe. Gli italiani devono ricorrere di più al privato e pagare le cure di tasca propria perché' l'attesa per le prestazioni sanitarie nel servizio pubblico è troppo lunga e spesso richiede anche l'esborso del ticket. E' questa la ragione principale per cui tanti italiani vanno nel privato e pagano a tariffa intera. 

A quanto emerge da rapporto Censis-Rbm, per una mammografia si attendono in media 122 giorni (60 in più rispetto al 2014) e nelle regioni del Sud l'attesa arriva a 142 giorni. Per una colonscopia l'attesa media è di 93 giorni (+6 giorni rispetto al 2014), ma nelle regioni del Centro di giorni ce ne vogliono 109. Per una risonanza magnetica si attendono in media 80 giorni (+6 giorni rispetto al 2014), ma al Sud sono necessari 111 giorni. Per una visita cardiologica l'attesa media è di 67 giorni (+8 giorni rispetto al 2014), ma l'attesa sale a 79 giorni al Centro. Per una visita ginecologica si attendono in media 47 giorni (+8 giorni rispetto al 2014), ma ne servono 72 al Centro. Per una visita ortopedica 66 giorni (+18 giorni rispetto al 2014), con un picco di 77 giorni al Sud. 

 

Censis, Servizio sanitario: sempre più ampia la disparità tra le regioni 

 

Inoltre, le distanze tra le sanità regionali si ampliano. Il 64,5% degli italiani è soddisfatto del Servizio sanitario, mentre il 35,5% è insoddisfatto. Al Sud però i soddisfatti sono solo il 47,3%, mentre sono il 60,4% al Centro, salgono al 76,4% al Nord-Ovest e arrivano all'80,9% al Nord-Est. Il 31,8% degli italiani e' convinto che nell'ultimo anno il Servizio sanitario sia peggiorato, solo il 12,5% pensa che sia migliorato e il 55,7% ritiene che sia rimasto stabile. Al Sud il 38,9% dei cittadini pensa che la sanità della propria regione sia peggiorata, il 13,3% che sia migliorata e il 47,9% che sia rimasta uguale. Al Centro il 34,2% ritiene che sia peggiorata, l'11,4% migliorata e il 54,3% rimasta uguale. Al Nord-Ovest il 25,2% la giudica peggiorata, l'11,8% migliorata, il 63% rimasta uguale. Al Nord-Est per il 26,1% e' peggiorata, per il 13,1% è migliorata e per il 60,8% è rimasta uguale. 

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rapporto censis-rbmitaliani rinunciano alle curesanità




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