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Medicina
Coronavirus, quello che la pandemia ci ha fatto capire
CORONAVIRUS 2 (1)

Coronavirus, le quattro lezioni da imparare dopo due anni di pandemia

Adesso che in Europa abbiamo la guerra alle porte, le notizie sul Coronavirus sono diminuite di intensità. Le edizioni dei telegiornali e le prime pagine dei quotidiani non aprono più con il numero di contagiati o dei deceduti nella giornata. Per certi versi sembra che tutto questo incubo sia ormai alle spalle. Purtroppo non è così. Al virus non interessa se un paese attacca l’altro, non interessa se pensiamo che contagi di meno in estate o di più in inverno, si diffonde democraticamente in paesi totalitari o liberali e se ne frega se crediamo arrivi a noi attraverso il pipistrello o il pangolino. Al Coronavirus interessa diffondersi e basta ed, anzi, importa continuare a variare proprio per difendersi dai nuovi e sempre più efficaci vaccini.

Coronavirus, il peggio è alle spalle?

Certo che in Italia, uno tra i paesi più rigorosi nella strategia di difesa, la maggioranza della gente pensa sia quasi tutto finito. In fondo il green pass non lo chiede più nessuno, nessuno ti prova più la febbre all’ingresso dei locali e poi l’estate si avvicina e c’è altro da pensare. Ma, al contempo, sembra alle porte anche una nuova variante Omicron. Qualche malpensante, portatore di sventura, è convinto che potrebbe attaccare anche i vaccinati, persino quelli a tre dosi. Fake news o verità? Lo si vedrà. Quello che è certo è che, in Cina, qualche giorno fa  è stato “bruciato” il record di contagi in un giorno con oltre 20000 infettati. Il 90% dei casi a Shanghai, una città da 26 milioni di abitanti che piano piano sta diventando una città fantasma, dove cresce la rabbia della gente per i nuovi lockdown, le quarantene e le difficoltà di distribuzione del cibo nelle aree “rosse”.

Coronavirus, le lezioni che dovremmo aver imparato

In questa situazione cosa dovremmo imparare dalla pandemia? Principalmente quattro lezioni. Quando alla fine del 2019 la Cina, in colpevole ritardo, diede al mondo i primi segnali di allarme di una polmonite sconosciuta a Hubei, l’OMS rapidamente dichiarò lo stato di pandemia. Ma, i primi errori, sono venuti dal mondo scientifico. E’ vero che si è riusciti velocemente a sequenziare l'agente patogeno, un nuovo Coronavirus, denominato SARS-CoV-2 per la sua relazione con la SARS (sindrome respiratoria acuta grave), ma all’inizio si era convinti che non ci potesse essere trasmissione da uomo a uomo. Nulla di più sbagliato. Quando lo si è capito era troppo tardi e l’infezione si era già diffusa nel mondo. Quando la modalità di trasmissione è stata confermata, si era già in ritardo, e il virus aveva iniziato a circolare in tutto il mondo causando due anni di ondate di pandemia. La prima lezione da imparare, quindi , è di non  sottovalutare mai l’avversario.

Coronavirus, il lockdown di un terzo del mondo

Poi, quando il mondo libero ha visto che la Cina chiudeva a doppia mandata i poveri cinesi nelle loro città, ha spalancato gli occhi meravigliandosi ma non troppo di un simile lockdown. Si diceva che una misura  così dura era possibile solo dove comanda la dittatura. Ed invece anche questa idea, dopo meno di sessanta giorni, è “andata in soffitta” e quasi tutto il mondo libero (circa un terzo) ha cominciato a sperimentare il lockdown cinese. Tutti in casa, passeggiate contingentate, visite al supermercato razionate, una vita da reclusi. E comunque il Coronavirus, nonostante lockdown, mascherine , guanti e vaccini ha infettato una quantità inimmaginabile di persone e ne ha ammazzate oltre 6 milioni (anche se fonti diverse ne stimano quasi il triplo). Ma tante morti, prima dell’arrivo dei vaccini, sono state causate anche da politiche e strategie di contrasto diverse da paese a paese. Dal “tutti liberi” al “tutti blindati” ma con tempi diversi che hanno peggiorato la situazione a livello globale. Una seconda lezione da apprendere è così quella che in una pandemia sarebbe indispensabile agire tutti nella stessa maniera e con le stesse logiche. Ma questo, visto l’egocentrismo di molti governanti, potrebbe rimanere solo un auspicio.

Coronavirus, nelle pandemie occorre credere e affidarsi alla scienza

La terza lezione è che, in questi casi, solo la scienza puo’ difenderci e molto bene hanno fatto alcuni politici, l’ex presidente Donald Trump in testa, ad investire centinaia di milioni di dollari sulle Big Pharma e su laboratori avanzati. A tempo di record sono stati trovati vaccini innovativi, sicuri ed efficaci. E i vaccini hanno salvato l’umanità. La quarta e ultima lezione (che dalle nostre parti ha appreso bene il Ministro della Salute Speranza) è di non cantare vittoria troppo presto. Il rischio di essere smentiti e di fare brutte figure con i virus è sempre alle porte. Un altro esempio di un annuncio prematuro fu quello del Presidente spagnolo Pedro Sanchez “abbiamo sconfitto il virus” disse a metà 2020. Dopo quell’annuncio vennero altre ondate di contagi dovuti ad uno nuova variante e quasi 80000 spagnoli morirono. In conclusione sebbene adesso i tempi siano migliori nella lotta al Coronavirus non dobbiamo ancora abbassare la guardia: mascherine, gel, attenzione nei luoghi affollati dovrebbero ancora sopravvivere nel nostro modus vivendi. Fino a quando? Fino a quando la pandemia non sarà un problema del mondo. Ma adesso quel momento sembra non essere ancora arrivato.

 

 

 

 

 

 

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