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Medicina
Coronavirus,oltre alla vita, ci ha rubato la gioia di socializzare

Vede spettabile Coronavirus,

fino all’anno scorso tutti noi conoscevamo di Lei solo la seconda parte del suo nome, virus, ma nessuno pensava alla sua Corona, né tantomeno di legare la parola così nobile ( anche se datata) ad un essere piccolo, invisibile e diciamolo, anche un po’ schifoso che, tra colpi di tosse, starnuti e goccioline nell’aria ha contagiato più di 25 milioni di persone nel mondo, mettendone in ospedale oltre 16 milioni e ammazzandone, purtroppo, oltre 850 mila. Quattro volte di più delle vittime di Hiroshima e quasi trenta volte di più dei morti dell’attentato alle Torri Gemelle.

E i suoi danni, sig. Coronavirus, non si sono limitati a questo dramma ma Lei ha pure messo in ginocchio le economie di tutto il mondo. Basti pensare non solo all’Italia, che già di suo viaggiava con un motore a tre cilindri asfittici, ma alla corazzata americana che, dopo quasi 135 settimane consecutive di crescita, ha visto un rapidissimo stop e poi una fulminea recessione con 20 milioni di disoccupati ufficiali e altrettanti non ufficiali.

Ma, non contento di tutto questo disastro Lei, sig. Covid-19, ci ha obbligati a cambiare i comportamenti rovinandoci tutto ciò che riguarda le nostre relazioni sociali, il nostro vivere quotidiano.

Certo perchè Lei, sig. Coronavirus, di queste due parole ne ha fatto sfracelli.

Mascherina e ’social distancing’ due termini in perfetta controtendenza con il verbo ‘relazionarsi’. 

Ma ci siamo visti nei supermercati, a zigzagare coi carrelli evitando qualsiasi contatto con gli altri, o negli aeroporti lontani gli uni dagli altri, nel sospetto che il vicino di posto potesse essere un asintomatico portatore/untore di virus. 

Diffidenti nel parlare con qualsiasi estraneo e confidenti invece (abbassando la guardia) con i famigliari. E la famiglia è stata infatti la maggior fonte di trasmissione.

Pronti a criticare i giovani colpevoli di farsi un aperolspritz  senza mascherina e tutti d’accordo invece nel salutarsi, come ebeti, con un colpo di gomito ( meglio piuttosto non fare niente).

Lei, sig. virus, vigliaccamente, ha tolto ai nostri ragazzi il piacere di stare a scuola, di giocare a calcetto coi compagni, di flirtare con la ragazzina della classe accanto e li ha relegati nelle stanze di casa in balia di play station, cellulari e computer in un’apoteosi di relazioni virtuali, il più delle volte con se stessi.

Già i nostri giovani non brillavano per voglia di uscire dal loro guscio, la camera, adesso molti di loro si sono cementati alla sedia con i pollici attaccati alla tastiera degli iPhone. 

Lei, virus cinese, come l’ha chiamata il Presidente degli Stati Uniti, ha fatto sviluppare subdolamente, quell’altra stupenda ‘idiozia’ dei giorni nostri, lo smartworking, il lavoro da casa. 

Certo tutto fatto da casa alla faccia del piacere di condividere segreti coi colleghi, due sane risate contro il capo o una bella lavata dello stesso capo in diretta, o magari un pranzo veloce nel bar sotto l’ufficio con passeggiata rigorosamente di mezz’ora, perchè ‘bisogna rientrare a timbrare' o magari un’insana relazione extraconiugale con la collega appena arrivata. Adesso basta, tutti rigorosamente a casa con in testa i dipendenti pubblici a cui, potrebbe non sembrare vero, evitare l’obbligo della ‘strisciata’.

E glielo spieghi Lei, caro Coronavirus, a tutti quei proprietari di baretti vicino agli uffici che, a fronte di pacchi di cambiali firmate, hanno sempre sognato, un domani di diventare ‘benestanti’, come poter fare a quadrare il bilancio. Oggi sono lì, nei loro bar, a fianco dei loro ‘cambialoni’ in attesa che a qualcuno venga la voglia o gli sia permesso di riprovare il brivido del lavoro d’ufficio.

Senza contare l’idiozia di tanti politici che in questa fase si sono sentiti investiti dai poteri divini e si sono sentiti pronti a decidere sulla libertà delle persone. Tanti pronti a dichiarare ‘chiudo tutto, apro tutto’ senza pensare neanche un minuto a quanti fallimenti queste decisioni si sarebbero portate dietro.

Insomma da qualsiasi parte la si veda Lei, mr. Coronavirus, è stato per tutti una disgrazia con la D maiuscola.

Un dramma per tutte le nazioni e tutti i popoli, senza alcuna eccezione. Una specie di prova generale di un futuro, speriamo lontano anni luce, Armagheddon. 

Ma non se la goda troppo questa vittoria, sig. Coronavirus, perché’ la guerra la vinceremo noi. Già 104 progetti di laboratori e multinazionali farmaceutiche stanno studiando il modo di renderla inoffensiva e, se va bene a fine dicembre, Lei sarà derubricato a virus di categoria 1, una specie di uragano che da forza 5 è arrivato ad essere un pioggia tropicale di grado 0. Speriamo solo che oltre alla salute Lei, sig. virus, non ci abbia rubato per sempre la gioia di un abbraccio, di un bacio e si ,anche di un’incazzatura, ma faccia a faccia senza mascherina.  

 

 

 

 

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