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Medicina
Dopo il Covid-19 "una Sanità nuova", ma è allarme sulla spesa per i farmaci

Come cambiano gli scenari della Sanità, nel post-Covid-19? 

Se ne è discusso nel corso della settima edizione della Summer School di Motore Sanità, svoltasi ad Asiago e con partecipanti collegati anche via Zoom e Facebook. Dalla due giorni di intensi lavori è stato elaborato un decalogo per "una sanità nuova e resiliente", che si adatti non solo a sfide imprevedibili come il Covid-19, ma anche alle sfide della quotidianità come le malattie croniche. 

Il decalogo della nuova sanità:

1) E’ necessario parlare di investimenti in salute e non più di spesa sanitaria;
2) E’ necessario prevedere finanziamenti dedicati specificatamente all’assunzione di personale sanitario, al potenziamento della medicina del territorio, al finanziamento ​​delle borse di studio per la medicina di base e specialistica e per l’ammodernamento della rete ospedaliera;
3) E’ necessario consolidare la resilienza del SSN, che ha già dimostrato la sua capacità di trasformarsi durante le emergenze, nonostante la burocrazia e la complessità delle procedure nazionali e regionali;
4) E’ necessaria una maggiore integrazione tra ospedale e territorio, che si è dimostrata un modello vincente nelle emergenze e nel quotidiano;
5) E’ necessario superare il concetto di silos, calcolando il reale bisogno della sanità, al di là del PIL;
6) E’ necessario introdurre dove ve ne sia bisogno o utilizzare maggiormente dove ci sono già le nuove tecnologie;
7) E’ necessario rendere strutturale la telemedicina e il teleconsulto;
8) E’ necessario per una programmazione razionale e per una analisi della ricaduta nelle innovazioni utilizzare in maniera strutturata i dati esistenti nelle banche regionali e nazionali;
9) E’ necessario allargare il network della sanità alle parti sociali e sociosanitarie;
10) E’ necessario mettere in campo una comunicazione più etica ed efficace come primo step di cura;

Un'ulteriore punto di attenzione viene evidenziato dall'associazione "Consumerismo", che punta il dito sulla "crescita abnorme" della spesa per i farmaci in Italia.

A dati a cui si riferisce questi analisi sono quelli del “Rapporto 2019 sull’uso dei Farmaci in Italia”, realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali (OsMed) dell’AIFA e presentato lo scorso agosto.

Il rapporto illustra i dati di consumo e di spesa dei medicinali in Italia e fornisce approfondimenti sul consumo dei farmaci per età e genere, sulle differenze regionali e sulle categorie terapeutiche a maggiore prescrizione rispetto all’anno precedente.

La spesa per farmaci nel 2019 (ovvero: prima dell'emergenza-Covid-19) ha raggiunto la ragguardevole cifra di 30,8 miliardi di euro con una spesa pro-capite di 510 euro ed un aumento della spesa del 5,8% rispetto all’anno precedente.

Aumentano la spesa per l’acquisto di farmaci da parte delle strutture pubbliche (+18,3%) e quella per l’acquisto di farmaci da parte del consumatore (+7,2%) mentre la spesa pubblica convenzionata scende dello 0,5%.

"Quello che sembra strano è che milioni d’italiani vadano dal medico per farsi prescrivere enormi quantità difarmaci 'non essenziali' per un valore di miliardi di euro", osserva l'associazione. "Si tratta di circa 3.800 specialità, che includono antidolorifici, antinfiammatori, antidepressivi e anticoncezionali. Quello a cui si è assistito negli anni è uno spostamento di intere classi terapeutiche dalla rimborsabilità da parte del SSN al pagamento da parte del cittadino. Tutto questo accade nell’ottica dei tagli ai costi a carico del SSN. Conviene a tutti, tranne che al consumatore, che la dispensazione di molti farmaci sia a carico del cittadino: lo Stato risparmia, il farmacista incassa l’acquisto subito senza dovere attendere il rimborso da parte del SSN e le aziende altrettanto".

"Il Sistema Sanitario Nazionale ha diminuito la quota di farmaci e prestazioni mediche coperte dal 62,7% al 59,7%. I costi di farmaci e di trattamenti medici nel 2019 pesano sul budget familiare per il 40,3% in aumento rispetto al 37,3% rispetto all’anno precedente. Le famiglie in condizioni economiche normali spendono circa il 42% delle entrate per acquistare medicinali che non rientrano nella fascia di copertura. La percentuale aumenta di molto se si considerano i nuclei indigenti, per i quali la spesa in cure al di fuori del SSN rappresenta il 62,5% del budget a disposizione. Di conseguenza molti rinunciano a curarsi. Per un sistema sanitario che ha la presunzione di definirsi gratuito e universale, suona un po’ stonato", conclude "Consumerismo".

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