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Medicina
Infarto, individuare con anticipo chi è davvero a rischio

Infarto, niente paura. È possibile prevedere se una persona svilupperà un evento cardiovascolare? È questa la domanda a cui il progetto di ricerca “Epifania” avviato al Centro cardiologico Monzino punta a dare una risposta, in modo da poter mettere a punto strategie di prevenzione mirate e personalizzate.

Il Progetto, la cui durata prevista è di cinque anni, coinvolge una squadra di cardiologi, radiologi, emodinamisti e ricercatori che, mediante un approccio combinato tra Tac coronarica e biomarcatori genomici, punta a individuare le caratteristiche radiologiche, molecolari o genomiche utili a identificare precocemente i soggetti a maggior rischio di sviluppare un infarto a medio-lungo termine.

La malattia cardiovascolare si manifesta in genere quando il processo di aterosclerosi (la progressiva chiusura delle arterie) è avanzato, le arterie hanno ormai perso la loro elasticità e, a causa dei depositi soprattutto di grasso, tendono a ostruirsi ostacolando il flusso sanguigno. Quando tutto questo si verifica a livello delle coronarie può manifestarsi un infarto. Sappiamo anche, tuttavia, che le alterazioni della parete arteriosa avvengono gradualmente, lungo un arco temporale che può durare anche decenni. Durante questa fase, definita “subclinica” perché la malattia non dà ancora manifestazioni evidenti, oggi i cardiologi non sono in grado di predire se lo sviluppo della malattia aterosclerotica porterà il paziente all’infarto oppure no.

Non tutte le placche coronariche infatti sono uguali, e non tutte conducono a un evento cardiovascolare. Il nostro obiettivo è riuscire a classificare il rischio di eventi coronarici dei pazienti per poter intervenire preventivamente.

“Il Progetto ‘Epifania’ - afferma la Prof.ssa Tremoli - è uno studio fondamentale, che può essere portato avanti solo da centri come il Monzino, dove coesistono diagnostica, ricerca di base e clinica. Al Centro Cardiologico Monzino possiamo contare sulla prossimità e la sinergia tra un imaging cardiovascolare avanzatissimo - capace di acquisire informazioni non solo sull’entità delle placche aterosclerotiche, ma anche sulle loro capacità di modificare la funzione miocardica innescando eventi acuti - con ricercatori di base ed équipe di cardiologi interventisti all’avanguardia nella rivascolarizzazione coronarica”.

Il Progetto Epifania

Lo studio punta a ricercare nel sangue di persone senza precedenti infarti o rivascolarizzazioni coronariche, e nelle quali la Tac abbia evidenziato una malattia aterosclerotica coronarica non ostruttiva, una o più marker, o “firme” molecolari, da associare al quadro evidenziato dalla Tac. Grazie ai marcatori individuati, diventerebbe possibile identificare questi pazienti “a rischio” con un semplice esame del sangue.

Questo progetto di ricerca, che prevede di arruolare fino a 1.000 pazienti, si articolerà in due fasi:

• una prima fase permetterà di confrontare trasversalmente i dati ottenuti da ciascun paziente;

• la seconda fase dovrebbe permettere di eseguire a distanza di due anni un controllo sia genetico sia di imaging, un passaggio di estrema utilità per comprendere davvero quale sia il processo aterosclerotico in uno specifico malato.

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