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Dopo il M5S Majorino farà la corte a Moratti? Inside
Pierfrancesco Majorino (IPA)

Il M5S e l'appoggio scontato a Majorino

Ormai l'appoggio a Pierfrancesco Majorino è in dirittura d'arrivo. Esattamente come aveva scritto Affaritaliani.it Milano una settimana fa, intervistando Dario Violi. Il coordinatore del Movimento 5 Stelle lombardo aveva detto chiaro e tondo che il Pd continuava a sbagliare, ma che con Pierfrancesco Majorino si erano parlati e si continuavano a parlare. Il senso dell'operazione era ovviamente chiaro. Il M5S sa che in Lombardia con il Pd performerebbe meglio, e inoltre candidare un proprio uomo o donna a sfidare i tre già in campo vedrebbe un competitor in più per i consiglieri uscenti, che già difficilmente si vedranno tutti rieletti. Insomma, non c'è convenienza ad andare soli. Anche perché il profilo di Majorino, che presenterà la propria candidatura il 3 dicembre prossimo, è perfettamente compatibile con il M5S.

Il rebus dei riformisti del Pd

Il problema è che in politica le somme non danno mai risultati esatti, e gran parte dei riformisti del Partito Democratico, già delusi dal trattamento riservato a Pierfrancesco Maran (tanto che Ada Lucia De Cesaris ha detto, chiaro e tondo, che dovrebbe iniziare a ragionare sul suo futuro, anche fuori dal partito), con una alleanza organica con il M5S e un candidato radicale in campo come Majo, potrebbero essere tentati di seguire Letizia Moratti. Che, da parte sua, sta conquistando assai più voti a sinistra che a destra. Per un motivo molto semplice: l'attrattiva moderata e riformista in un Pd che si sta spostando a sinistra, anche in vista del congresso, è assai forte. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it Milano altre adesioni arriveranno, anche di big, nei prossimi giorni. Ma non bisogna sbagliarsi: quello di Letizia Moratti non è affatto un progetto che guarda alle Regionali. Certo, non può dire che gioca per perdere, ma il fatto è che gioca per costruire. Costruire una leadership politica che - nella scommessa dell'ex sindaco di Milano - potrebbe essere spendibile quando, al termine della parabola di Fratelli d'Italia e di Giorgia Meloni (ormai i cicli durano tra i 3 e quattro anni), sarà il Terzo Polo a potersela giocare. Questo, almeno, nei progetti di Letizia Moratti, che dalla sua ha una presa ferrea sui mondi produttivi e una fascinazione sulla classe dirigente del Paese.

Il sogno di Letizia Moratti non è la Lombardia

Ed è contro questo progetto di vita, per una donna che era partita pensando di diventare governatore di Regione Lombardia e che è finita per sognare in grande anche se con una distanza di 4 anni, che si scontrerà la prossima mossa di Pierfrancesco Majorino. Un secondo dopo aver incassato l'ok del Movimento 5 Stelle dovrà per forza aprire al centro. Andando ad invitare Moratti a ritirarsi per favorire una santa alleanza contro Attilio Fontana. Andando a pubblicare, in modo ossessivo, dati di sondaggi o rilevazioni che comprovino questa tesi. Andando a far leva più sull'aspetto psicologico e umano di Letizia Moratti, che si sente tradita e che vorrebbe il fallimento completo di Matteo Salvini, a cui imputa il non rispetto del patto del Natale scorso. Saranno queste le leve che muoverà Majorino, che potrebbe anche chiedere - a breve, dopo aver incassato l'ok definitivo di Conte - di incontrarla, di parlarci, di provare a convincerla. Perché il punto per Majorino è che al netto di tutto, è indietro di 20/25 punti rispetto al centrodestra. E che se non compatta il fronte non ha neppure mezza chance di vittoria.

fabio.massa@affaritaliani.it

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