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Milano, i giudici annullano l'atto di nascita del figlio di una coppia gay
Maternità surrogata

Milano, i giudici annullano l'atto di nascita del figlio di una coppia gay

Annullata a Milano la trascrizione dell'atto di nascita del figlio di una coppia di uomini nato con la maternità surrogata. Come riferisce Ansa, è la decisione presa dai giudici del tribunale  civile milanese, i quali hanno inoltre stabilito che  per chiedere l'annullamento della trascrizione dei riconoscimenti dei figli di tre coppie di donne, nati all'estero con procreazione assistita, serve un altro "procedimento" di "rimozione dello stato di figlio". La Procura milanese aveva chiesto ai giudici di annullare, sulla base della sentenza della Cassazione dello scorso dicembre, le registrazioni all'anagrafe del Comune di Milano dei figli di quattro coppie omogenitoriali.

Un passaggio, questo che sembra essere di "risposta" alla decisione di pochi giorni fa della Procura di Padova di impugnare 33 atti di nascita relativi di figli di due donne. Secondo quest'ultima è illegale infatti registrare un bambino nato da due donne.

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I giudici di Milano: "Non possiamo rettificare il riconoscimento dei figli nati da tre donne"

Il Tribunale di Milano, infatti, ha ritenuto "inammissibile il procedimento di rettificazione degli atti dello Stato Civile utilizzato dalla Procura della Repubblica per chiedere l'annullamento della trascrizione dell'atto di riconoscimento del figlio, già riconosciuto dalla madre biologica, da parte della madre intenzionale". Lo spiegano in una nota, che riassume l'esito e il contenuto delle decisioni, il presidente facente funzione Fabio Roia e il presidente dell'ottava sezione civile Giovanni Battista Rollero, a proposito, in particolare, della decisione sul caso dei figli di tre coppie di donne nati all'estero con procreazione assistita.

 "Il Collegio, fatta una puntuale disamina della natura dell'atto di riconoscimento e dei suoi effetti, ha ritenuto che l'annullamento della trascrizione del riconoscimento non possa essere realizzato attraverso il procedimento di rettificazione - scrivono i giudici come riferisce Ansa- ma che sia invece necessaria l'istaurazione di una vera e propria azione volta alla rimozione dello stato di figlio".

L'ufficiale dello Stato Civile "può, infatti, rifiutare di accettare una dichiarazione di riconoscimento del figlio, ma una volta che la dichiarazione sia stata accettata, anche se per compiacenza, per errore o in violazione di legge, e sia stata annotata in calce all'atto di nascita del minore, il riconoscimento effettuato non potrà essere contestato e quindi rimosso attraverso una rettificazione, ma sarà necessario ricorrere al modello di tutela che il nostro ordinamento prevede per rimozione dello status di figlio (impugnazione del riconoscimento per difetto di veridicità, disconoscimento di paternità, contestazione di stato)". Ovvero "un procedimento svolto secondo le forme e con la pienezza di garanzie del procedimento contenzioso di cognizione e con la specifica garanzia della nomina di un curatore speciale del minore onde tutelare il relativo interesse nell'ambito della procedura".

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