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Milano
Moschee, Ismail: "Comunità somale e marocchine escluse dal Comune"
Matteo Forte, Stefano Parisi, Maryan Ismail

La comunita' somala e quella marocchina si sentono escluse dal dialogo con le istituzioni milanesi sul tema dei luoghi di culto. La denuncia e' di Maryan Ismail, storica portavoce della comunita' somala a Milano e consigliera del tavolo nazionale del ministero dell'Interno per le relazioni con le comunita' islamiche, fuoriuscita polemicamente dal Pd. "Noi - dice Ismail, spiegando di parlare anche a nome della comunita' marocchina - soffriamo una islamofobia istituzionale perche' non apparteniamo alla nicchia politica religiosa dei Fratelli musulmani. Il Comune di Milano e la vice sindaco Anna Scavuzzo non ci ha nemmeno contattati", per un confronto sul tema dei luoghi di culto, dopo lo stop al bando dell'amministrazione, in seguito alla legge regionale. Maryan Ismail, durante una conferenza stampa sui luoghi di culto a Palazzo Marino, organizzata dall'ex candidato sindaco, ora all'opposizione, Stefano Parisi, si e' detta "scettica sul percorso che sta seguendo il Comune. In quanto la comunita' somala a Milano non e' stata interpellata, ma anche noi preghiamo nei luoghi di culto". E anche la comunita' marocchina "e' iscritta all'albo delle comunita' religiose e non e' stata considerata". Quanto alla preferenza del sindaco Giuseppe Sala che ha detto che sarebbero meglio tre moschee piccole rispetto a una grande, Ismail ricorda che e' quello che loro chiedono da anni con il "riconoscimento dei luoghi di culto gia' attivi". "Il diritto di culto - conclude - deve essere un diritto e non qualcosa 'calato' come una concessione".

PARISI/1: "PRIMA DI TUTTO UNA LEGGE NAZIONALE E TRASPARENZA SUI FINANZIAMENTI" - Prima di parlare di nuove moschee, di dove e come realizzarle, serve una legge nazionale affinche' ci sia trasparenza sui finanziamenti. Stefano Parisi, leader dell'opposizione in Consiglio comunale a Milano, e' irremovibile su questo punto, come ha sottolineato durante la conferenza stampa che precede il consiglio comunale straordinario sui luoghi di culto chiesto dal centrodestra a palazzo Marino "per capire cosa succede dopo lo stop al bando Majorino" per l'assegnazione di nuove aree. "Finche' non c'e' una legge nazionale che garantisca la tracciabilita' dei finanziamenti non possiamo permetterci di dare l'avvio alla costruzione di altre moschee - spiega Parisi - . Il sindaco deve chiedere al governo la definizione di una legge nazionale come stanno facendo i francesi, dopo molte morti e attentati, quindi sarebbe bene che l'Italia lo facesse prima che accada questo anche da noi". Il tema dello sviluppo dei luoghi di culto e' molto importante e se lo sta ponendo tutta l'Europa: "e' necessaria una legge nazionale - ribadisce - per capire la provenienza dei finanziamenti, dobbiamo evitare che ci siano rischi sulla sicurezza e sul terrorismo". E poi punta il dito: "Ci sono zone d'ombra nell'attivita' del Pd, nel rapporto con il mondo islamico che noi vogliamo chiarire. Il bando della precedente sindacatura e' saltato, il vicesindaco ha fatto degli incontri ma non ne sappiamo nulla, abbiamo fatto della proposte gia' da luglio e non sappiamo se sono state accolte".

PARISI/2 "DISCERNERE TRA CULTO E ISLAM POLITICO" - Con una legge nazionale sara' anche possibile secondo Parisi "discernere tra chi vuole promuovere il culto e chi vuole promuovere l'Islam politico". La sua 'ricetta' e quella dei capigruppo dell'opposizione di centrodestra Gianluca Comazzi (Fi) Matteo Forte (Milano Popolare), e Manfredi Palmeri (Io corro per Milano) si legge nell'ordine del giorno dei lavori del consiglio: la creazione di un "pool di esperti in tema di luoghi di culto e di un'unita' specializzata nella contro-radicalizzazione". Questa unita' dovrebbe essere formata da esperti, psicologi, mediatori culturali e agenti con un background nell'antiterrorismo, per "aiutare" chi sta per scivolare oltre la linea. E commentando le parole del sindaco Giuseppe Sala che ieri ha detto che sarebbe meglio realizzare tre piccole moschee rispetto a una grande, Parisi osserva: "E' evidente che una gigantesca moschea sarebbe sbagliata, sarebbe meglio seguire le comunita' che ci sono nei quartieri". "Si ha la necessita' di fare chiarezza, di parlare con la stragrande maggioranza dei musulmani che sono persone che vogliono vivere la nostra vita, non sono contro la nostra civilta'. Per la loro liberta' e per la nostra, bisogna fare distinzione tra chi ha atteggiamenti ambigui e chi ha atteggiamenti chiari, a livello politico e comunale. Dialoghiamo con tutte le comunita' islamiche che non aderiscono, neanche lontanamente, con le iniziative della Jihad e dei Fratelli musulmani". E a chi chiede se su questa apertura al dialogo ci siano differenze di vedute con la Lega, Parisi replica che hanno "sensibilita' diverse ma obiettivi comuni" che sono quelli di riuscire a "garantire la liberta' di culto nella sicurezza".

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