Crisi chip Nexperia: l’auto europea a rischio stop - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 09:03

Crisi chip Nexperia: l’auto europea a rischio stop

Il blocco all’export dei chip Nexperia dalla Cina svuota le scorte: senza una soluzione rapida, i primi fermi di produzione nell’automotive sono imminenti.

di Giovanni Alessi

Il divieto di esportazione dei componenti Nexperia prodotti in Cina aggrava la carenza di semiconduttori che attraversa la filiera automotive.

La mossa, decisa da Pechino dopo le tensioni con l’Aia sul controllo dell’azienda, interrompe un flusso di parti essenziali proprio mentre la domanda di veicoli resta elevata. I magazzini si assottigliano e il conto alla rovescia è cominciato.

Da settimane il settore vive in apnea. La disputa tra Paesi Bassi e Cina ha imboccato la traiettoria peggiore: stop all’export da parte cinese e incertezza sul ripristino delle forniture. Non si parla di chip “di frontiera”, ma di semiconduttori maturi che presidiano unità di controllo, gestione dell’energia, sensori, attuatori. Sono componenti piccoli, economici, ma insostituibili nel breve periodo: senza di loro, le linee di montaggio non consegnano auto finite.

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In Europa l’allarme è suonato forte. ACEA  la voce dei costruttori  segnala riserve in rapido esaurimento e avverte che le linee potrebbero fermarsi «nel giro di pochi giorni» se i flussi non ripartiranno. I buffer creati dopo la pandemia non bastano: finiti quelli, la catena si spezza. Una lettura che coincide con analisi internazionali che fotografano un peggioramento di ora in ora.

Il nodo resta Nexperia. L’azienda ha confermato di essere soggetta a controlli all’export imposti dal ministero cinese e di lavorare per ottenere esenzioni. Fino ad allora, molti numeri di parte tra i più diffusi non possono lasciare la Cina: un vuoto che impatta immediatamente sugli stabilimenti europei.

Dalla Germania al Giappone, passando per l’Italia, i piani industriali vengono ricalibrati di settimana in settimana: priorità ai modelli a margini più elevati, sospensioni mirate su versioni ad alta densità di componenti Nexperia, monitoraggio continuo di scorte e fabbisogni. Le associazioni nazionali avvertono: senza una soluzione, i tagli di produzione e i ritardi nelle consegne sono più che probabili.

Le alternative esistono, ma non sono rapide. Qualificare un fornitore alternativo, riallineare le specifiche, adattare processi e collaudi, certificare qualità e affidabilità richiede mesi. Minime differenze di packaging o di comportamento elettrico possono imporre riprogettazioni e nuovi test. Nel frattempo, i distributori segnalano ordini d’emergenza che spingono i prezzi e prosciugano la disponibilità residua.

Sul fronte politico, l’Unione europea ha intensificato la mediazione, mentre L’Aia rivendica esigenze di sicurezza economica e Pechino lega il dossier a una competizione tecnologica più ampia. La finestra utile si restringe: l’industria chiede una soluzione pragmatica che eviti chiusure di stabilimenti e cassa integrazione, riducendo il rischio di un altro shock sulla catena di fornitura

Il messaggio di ACEA è netto. «I nostri membri ci dicono che le forniture sono già interrotte; le interruzioni della catena di montaggio potrebbero essere a pochi giorni», avverte la direttrice generale Sigrid de Vries, che sollecita «sforzi raddoppiati» per una via d’uscita diplomatica. È la fotografia di un sistema che non può permettersi un altro scossone dopo la pandemia.

Nel frattempo, in fabbrica, si gioca una partita di resistenza: si cannibalizzano stock interni, si riprogrammano centralineper impiegare codici sostitutivi, si semplificano optional e funzioni non essenziali pur di spedire auto complete. Ma è una corsa a ostacoli che non può durare a lungo. L’impatto dipenderà dalla durata del blocco export e dalla velocità con cui Nexperia otterrà esenzioni o sposterà volumi su siti europei. All’utente finale, questo può tradursi in tempi di consegnapiù lunghi, minore disponibilità di versioni specifiche, possibili rialzi dei listini su alcune varianti.

La verità è scomoda ma chiara: la transizione digitale e la mobilità elettrificata si reggono anche su componenti da pochi centesimi che, in caso di shock, diventano il tallone d’Achille dell’intero sistema. La risposta passa da dual sourcing, scorte mirate sui codici critici, rilocalizzazione di fasi produttive e accordi quadro capaci di assorbire gli urti geopolitici senza scaricarli sul cliente. È un equilibrio sottile, ma necessario: ogni giornata guadagnata oggi vale settimane di produzione salvata domani.