Filosa: «Sull’elettrico eravamo sbilanciati, ora correggiamo» - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 18:50

Filosa: «Sull’elettrico eravamo sbilanciati, ora correggiamo»

Alla Goldman Sachs Industrials & Autos Week il CEO Antonio Filosa ammette gli eccessi sul piano elettrico e annuncia una rotta più pragmatica sugli ibridi.

Di Giovanni Alessi

Per Antonio Filosa il palco della Goldman Sachs Industrials & Autos Week è molto più di un appuntamento in agenda con gli investitori.

C'è una formula matematica che, al momento, sembra non dare il risultato sperato nei corridoi di Bruxelles e negli stabilimenti produttivi del Vecchio Continente. È quella che tenta di tenere insieme tre variabili fondamentali, spesso in conflitto tra loro: la tutela dell'ambiente, la salvaguardia dei posti di lavoro (e con essa la sovranità industriale europea) e l'accessibilità economica per i consumatori finali. Il messaggio che emerge con forza dall'ultimo intervento sul tema è chiaro: questi tre elementi devono essere armonizzati urgentemente. Non si può pretendere di salvare il pianeta sacrificando il tessuto sociale o rendendo l'automobile un bene di lusso riservato a pochi. La richiesta è quella di una nuova regolamentazione che disegni una traiettoria di transizione energetica decisamente più graduale rispetto alla corsa frenetica attuale, garantendo al contempo ai clienti una maggiore libertà di scelta tecnologica. L'industria non rifiuta il cambiamento, ma chiede tempi e modi che siano compatibili con la realtà economica e sociale.

Non un menù alla carta, ma una strategia d'urto

Il cuore del problema risiede nell'approccio frammentato che spesso ha caratterizzato le direttive comunitarie. La Commissione Europea è ora chiamata a dare attuazione con urgenza a tutte le soluzioni proposte dall'ACEA, l'associazione dei costruttori europei. Il punto cruciale è che queste proposte non possono essere trattate come un "menù" dal quale scegliere la pietanza preferita. Si tratta, al contrario, di un pacchetto indivisibile, un kit di sopravvivenza necessario per evitare gravi ripercussioni su un'industria che rappresenta la spina dorsale dell'economia continentale.

All'interno di questo pacchetto figurano misure molto concrete e tecniche, che vanno ben oltre le dichiarazioni di principio. Si parla di introdurre misure di flessibilità specifiche per i veicoli commerciali leggeri, un segmento vitale per la logistica e il lavoro quotidiano di milioni di artigiani e imprese. Allo stesso tempo, si richiede un quadro regolatorio dedicato appositamente alle vetture di piccole dimensioni, quelle city car che rischiano di sparire dai listini perché non più remunerative, lasciando i cittadini senza opzioni di mobilità urbana accessibile. Infine, il piano punta forte sul rinnovo del parco circolante — vero responsabile delle emissioni attuali  e sull'utilizzo dei biocarburanti come tecnologia ponte indispensabile e pragmatica.

Un nuovo patto per la sovranità europea

C'è però uno spiraglio di ottimismo. Le recenti aperture e i messaggi che importanti leader politici europei hanno rivolto alla Commissione sono stati accolti con grande favore. Sembra esserci una nuova consapevolezza politica, un'opportunità inedita per sedersi al tavolo e ripensare insieme il quadro regolatorio in Europa. L'obiettivo non è fare marcia indietro, ma aggiustare la rotta prima che la nave entri in collisione con la realtà del mercato.

La vera sfida, dunque, torna a essere quella famosa equazione iniziale da risolvere: salvaguardia dei posti di lavoro, protezione dell'ambiente e accessibilità economica. Questi tre fattori non possono viaggiare su binari paralleli o divergenti; devono essere integrati in una nuova regolamentazione organica. Una normativa che non imponga scadenze dogmatiche, ma che punti a una transizione energetica "più morbida". Solo ammorbidendo le curve di questo percorso accidentato si potrà evitare che l'industria europea deragli, portando con sé la sovranità tecnologica di un intero continente.