IAA Mobility 2025, tariffe e rivalità con la Cina: le auto elettriche infiammano Monaco - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 10:39

IAA Mobility 2025, tariffe e rivalità con la Cina: le auto elettriche infiammano Monaco

Al Salone dell’auto di Monaco le case europee tra orgoglio, timori e sfide: dazi UE, concorrenza cinese e il futuro elettrico che accelera senza tregua.

Il Salone dell’auto di Monaco si è trasformato quest’anno in un vero e proprio palcoscenico geopolitico oltre che automobilistico.

Le luci puntate sulle ultime novità non hanno nascosto le tensioni tra le case europee e i colossi cinesi, in un momento storico segnato da dazi, rivalità commerciale e una transizione elettrica che corre più veloce di quanto molti costruttori immaginassero.

La decisione della Commissione Europea di introdurre tariffe supplementari sui veicoli elettrici importati dalla Cina ha diviso il settore. Da un lato, i costruttori tedeschi temono ritorsioni su un mercato per loro vitale come quello asiatico; dall’altro, marchi come Renault, Stellantis e le stesse istituzioni comunitarie insistono sulla necessità di proteggere un’industria che rischia di essere soffocata dai prezzi aggressivi dei concorrenti orientali. Al centro della disputa c’è la capacità dei brand cinesi di offrire modelli elettrici ben equipaggiati a costi sensibilmente inferiori rispetto agli equivalenti europei.

Passeggiando tra gli stand del salone, la sensazione era chiara: la Cina non è più un outsider, ma un protagonista. BYD, Nio e XPeng hanno esposto SUV e berline elettriche con autonomie generose e prezzi che in molti casi si collocano sotto la soglia psicologica dei 30.000 euro. Un terreno su cui i marchi europei faticano a competere, soprattutto se si considera l’elevato costo della manodopera e la complessità delle normative ambientali.

Eppure l’Europa non resta a guardare. A Monaco, Mercedes-Benz ha mostrato la nuova generazione di modelli a batteria sviluppati sulla piattaforma MB.OS, mentre BMW ha acceso i riflettori sulla futura Neue Klasse, simbolo della volontà di reinventarsi senza snaturare il proprio DNA. Audi e Volkswagen hanno promesso listini più accessibili, consapevoli che il vero terreno di battaglia non sarà soltanto l’innovazione tecnologica ma anche la capacità di proporre auto elettriche a prezzi popolari.

Il dibattito tra protezionismo e apertura commerciale è emerso con forza nei corridoi del salone. I dirigenti delle case automobilistiche hanno espresso opinioni contrastanti: c’è chi chiede all’Europa di stringere i ranghi e chi, invece, teme che la chiusura del mercato europeo possa scatenare una guerra commerciale capace di danneggiare tutti. Quel che è certo è che i consumatori osservano con crescente attenzione: tra incentivi, bonus e dazi, a dettare il ritmo delle vendite sarà anche la percezione del valore reale di ogni modello.

Oltre agli aspetti economici, il Salone di Monaco ha offerto uno spaccato sul futuro della mobilità. L’intelligenza artificiale, l’infotainment connesso e i sistemi di guida autonoma hanno dominato le presentazioni, confermando come l’auto sia ormai un dispositivo tecnologico tanto quanto un mezzo di trasporto. Su questo terreno, Europa e Cina sembrano procedere quasi in parallelo: la prima con l’esperienza e il prestigio dei marchi storici, la seconda con la velocità e l’aggressività di chi vuole conquistare nuove fette di mercato.

Alla fine, più che un confronto tecnico, Monaco è sembrata la fotografia di un equilibrio globale in continua trasformazione. I dazi, le strategie industriali e la corsa alle batterie sono solo tasselli di una partita molto più grande: il futuro dell’automobile come settore trainante dell’economia europea e come simbolo di identità culturale. Perché dietro ogni SUV o berlina elettrica non c’è solo un motore silenzioso, ma una visione del mondo che l’Europa e la Cina stanno cercando di imporre, ciascuna a modo suo.

In questo scenario, il Salone di Monaco non è stato solo una fiera di automobili, ma una dichiarazione di intenti. L’Europa prova a difendere la sua leadership storica, mentre la Cina avanza con il passo rapido di chi ha meno da perdere e tutto da guadagnare. Il prossimo anno dirà se i dazi avranno davvero frenato l’ondata asiatica o se saranno serviti soltanto a rendere più complessa una sfida che, comunque, appare inevitabile.