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Politica
Amato: l'eterno ritorno nella corsa al Colle per compattare il centrosinistra
Giuliano Amato

Ecco perché torna nuovamente in auge la figura dell'ex Premier

A 83 anni, per l'ennesima volta Giuliano Amato spunta nel dibattito che precede l'elezione del Presidente della Repubblica. Il due volte Presidente del Consiglio è una sorta di ospite fisso nella rosa dei quirinabili, ma questa volta a farne alzare le quotazioni è la particolare situazione del centrosinistra, per la prima volta costretto a giocare in difesa. Il segretario del Pd Enrico Letta sarebbe più che disponibile a benedire l'ascesa di Mario Draghi al Colle, ma in seno al suo partito c'è molto malumore, per una semplice ragione: non essendoci un altro leader con lo stesso carisma, capace di governare le bizze di un gruppo di partiti che stanno insieme solo quando c'è un interesse comune, le elezioni anticipate paiono un'ipotesi inevitabile, alla quale nessuno vuole arrivare.

L'opzione-Moratti sta facendo discutere nel M5S

Non a caso Silvio Berlusconi prova a rassicurare gli animi prospettando una continuità della legistlatura, ma la sua candidatura è ovviamente ancora meno gradita al fronte Pd-M5S, sempre più preoccupato e che quindi ha iniziato a muoversi anche in maniera autonoma. Giuseppe Conte ha aperto il dialogo con il centrodestra, indorando la pillola attraverso il ricorso alla questione di genere, di per se' molto condivisibile. Il problema sta nel nome sul quale puntare. Quello di Letizia Moratti sta facendo molto arrabbiare diversi grillini e non solamente in Lombardia, dove il M5S è all'opposizione della Giunta della quale l'assessora al Welfare è vicepresidente. Non meno controversa è l'ipotesi legata a Maria Elisabetta Alberti Casellati, quindi tornano sul tavolo sia il nome di Paola Severino che quello di Anna Finocchiaro, in precedenza ipotizzata nel vertice con Pd e LeU come candidata di bandiera.

Le ragioni delle resistenze su Draghi al Colle

Tornare sulla Finocchiaro serverebbe anche a ricompattare l'asse col Pd, che non ha molto gradito l'iniziativa personale di Conte. Tuttavia, i margini di trattativa sono ancora molto ampi, perché Letta ha altrettanti problemi al suo interno. Diversi esponenti Dem non vogliono mettere fine all'esperienza di governo che li vede protagonisti e in seno alle correnti c'è un evidente fastidio per la svolta personalistica indubbiamente presa da un governo nel quale il Premier viene talvolta accusato di comporarsi con l'autoritarismo di un CEO di grande azienda. La rivolta sulla manovra (nessun parere a fronte di tempi troppo compressi per la discussione) ne è stato un segnale plateale ed inequivocabile, mentre la promozione di Draghi al Quirinale rischierebbe di configurare nei fatti una sorta di presidenzialismo.

Il jolly Casini e il nodo Renzi

Per quanto nella corsa al Colle nessuno può mai dirsi certissimo di orientare pienamente il voto dei suoi (e il Pd ne sa qualcosa), in uno scenario del genere il rischio di uno smottamento sarebbe ancora più forte, con Goffredo Bettini che da tempo ha un canale aperto con Conte e diverse correnti – da Base Riformista alle componenti più di sinistra – per nulla entusiaste dell'ipotesi Draghi. Da qui il ritorno in auge di due protagonisti della Prima Repubblica, che proprio per il loro background potrebbero intercettare un consenso trasversale. Il sornione Pierferdinando Casini - che tace ormai da mesi, come si conviene a chi vuole arrivare sino al traguardo della corsa – potrebbe mettere d'accordo sia il centrodestra che il centrosinistra (avendo militato su entrambi i fronti), ma anche Italia Viva, visto che Matteo Renzi da tempo accarezza l'ipotesi di diventarne il king-maker. E sarebbe anche un modo per far finalmente scoprire le carte del “senatore semplice”, visto che diversi insider riferiscono ad affaritaliani.it che sarebbe sul punto di annunciare il sostegno a Draghi, mentre altri scommettono sull'esatto contrario, con identica convinzione.

La suggestione di Amato e quella del patto col Berlusconi

Il primo a fare il nome di Giuliano Amato era stato Roberto Speranza, per conto di LeU. Vicinissimo a Massimo D'Alema, l'ex braccio destro di Bettino Craxi è invece un profilo decisamente più di centrosinistra rispetto a Casini, ma che gode di ampio credito e che è letteralmente immancabile a ogni elezione di carica monocratica. Già sette fa arrivò molto vicino al Quirinale, dopo aver incassato il pubblico apprezzamento anche di Berlusconi, ma alla fine Renzi gli preferì Sergio Mattarella, del quale Amato disse “era il mio preferito, dopo di me”. Proprio in ragione della stima bipartisan di cui gode, il Dottor Sottile potrebbe essere il punto di caduta ideale, visto che il fuoco incrociato dei franchi tiratori fa supporre a molti che figure troppo divisive difficilmente possano prevalere in una battaglia così complessa. Il riferimento è ovviamente a Berlusconi stesso, sul quale nel centrosinistra c'è chi a pronto a fare una scommessa molto rischiosa: evitare di contrapporgli un candidato di bandiera, per lasciare che siano i suoi nei segreto dell'urna a impallinarlo e nel contempo mandare un segnale distensivo che sarebbe l'ideale premessa per una sorta di futuro “governo Ursula” sostenuto da Pd, M5S e appunto FI. Una prospettiva che certamente provocherebbe del malcontento nella base dei partiti di Conte e Letta, ma che alcuni leggono come l'unico modo per spezzare il fronte del centrodestra e sfilargli dalla manica l'asso che gli consentirebbe di decidere la prossima fase politica. Un'operazione delicatissima, con un labilissimo confine tra il capolavoro che rappresenterebbe la sua riuscita e il disastro di immagine che si avrebbe in caso di fallimento.

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