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Politica
“Basta con la politica dei mai-mai-mai. Giusto andare da Draghi"

Nel primo giorno delle consultazioni alla Camera da parte del presidente incaricato Mario Draghi, i riflettori continuano ad essere puntati sul Movimento cinque stelle. Ci si chiede, infatti, cosa deciderà di fare il partito di maggioranza relativa e, soprattutto, se davvero riuscirà a rimanere compatto. Le previsioni della vigilia (l’assemblea fiume dei gruppi M5s ieri, ndr) non lasciano ben sperare. Ciò che è emerso è un Movimento spaccato. Affaritaliani.it ha intervistato il deputato pentastellato Sergio Battelli. Il presidente della commissione Politiche dell’Unione europea dice subito che “qualsiasi tipo di previsione in questo momento è prematura”. Ma è altrettanto netto nel chiarire qual è il suo punto di vista: “Non sono d’accordo con chi sbarra le porte al dialogo. Da Draghi bisogna andare sia per capire cosa mette sul piatto e sia per mettere, noi, le nostre priorità sul tavolo. Ecco perché diciamo che occorre un governo politico. La politica non va commissariata. Solo dopo si tireranno le somme, riunendoci in assemblea”.

Battelli, non tutti la pensano così. Il termometro segna temperature elevatissime in casa M5s.
Ieri c’è stata una riunione lunghissima, abbiamo sforato le otto ore. Ma è normale che ci si confronti. Questa è una fase nuova e delicata sia per il Movimento che per il Paese. Resto dell’idea che col dialogo, comunque, si possa trovare un punto di sintesi. Ma il M5s non deve sottrarsi. Non possiamo permettere che la politica venga commissariata, la politica deve rimanere centrale.

Il M5s ha messo in conto che forse soprattutto un appoggio a Draghi potrebbe provocare una forte emorragia e non fuoriuscite sporadiche come è accaduto fino ad ora?
Ogni persona che abbandona è sempre una sconfitta, ma il nostro obiettivo è compattare il più possibile il Movimento in questa fase. E, poi, ancora è tutto prematuro. Solo dopo che la delegazione M5s sarà ricevuta da Draghi e riporterà all’assemblea le condizioni poste dall’ex presidente della Bce e le aperture rispetto alle nostre priorità, si capirà se ci sono o meno le condizioni per un nostro sostegno.

Oggi il premier uscente Conte ha rotto il silenzio. E’ stato un Conte molto politico a parlare, non le sembra?
 E’ stato molto saggio e soprattutto ha detto che ci sarà per mantenere viva la coalizione Pd-M5s-Leu. Conte che, tra l’altro, è sempre stato supportato dal Movimento, ha incontrato Draghi. Chi più di lui avrà potuto spiegargli già quali sono le situazioni più problematiche? Le parole del premier uscente, che ringrazio, devono far riflettere tutti i partiti e soprattutto il Movimento cinque stelle.

In che senso?
Rispetto le posizioni di tutti i colleghi, ma la fase nuova che si è aperta richiede tempo e riflessione. Non mi piacciono le chiusure apriori, non condivido la logica del mai-mai-mai. Ci sono tre crisi da fronteggiare, sanitaria, sociale ed economica e i veti incrociati in un momento in cui tutto è in bilico li trovo pericolosi. Quando avremo tutti gli elementi per prendere una decisione la prenderemo.

Non esclude che si possa consultare la rete tramite Rousseau?
Questa è una decisione che spetta al capo politico.

Tornando a Conte, il premier uscente ha detto in maniera netta che per il Movimento c’è e ci sarà. Si prefigura un suo impegno molto più attivo e quindi anche una dicotomia con Di Maio?
Non sono questioni da affrontare ora. La mia unica preoccupazione adesso è quella di far decollare Recovery e piano vaccini. Sono contento che Conte abbia sottolineato come ora ci sia bisogno di ripartire. Credo infatti che questo sia il momento della responsabilità nazionale. Dobbiamo avere una sola linea guida: l’interesse nazionale. Poi, superata la crisi, avremo il tempo di fare ragionamenti politici, di federare per dar vita a una coalizione solida.

Se si dovessero creare le condizioni per appoggiare un nuovo governo, Draghi potrebbe essere il nuovo federatore della vecchia maggioranza. Avete pensato che vi ritrovereste al tavolo con Renzi?
Non acceleriamo, dobbiamo ancora andare dal presidente incaricato, capire cosa dice, quali strategie vorrà mettere in campo per uscire dalla crisi.  Quando andremo da Draghi - perché penso che questo vada fatto – lo faremo con molta responsabilità e maturità. Che non significa accettare tutte le condizioni, sia chiaro. Ma, comunque, anche se risultasse soddisfacente il confronto con la delegazione M5s, ci sarà un passaggio in assemblea per confrontarci.

E in assemblea una maggioranza Ursula come sarebbe vista?
Anche di questo, eventualmente, si discuterà insieme. L’operazione Responsabili non mi pare sia andata bene. Quindi, se avremo un programma chiaro, con punti ben definiti e messi nero su bianco, per quanto mi riguarda, io non chiudo. Ma è presto per queste analisi. Aspettiamo prima di comprendere quali saranno i punti di caduta ed è quello che capirà la delegazione ricevuta da Draghi.

Insomma, tirando le somme, lei tifa per un governo politico di cui faccia parte il M5s. E’ giusto?
Non è questione di tifo. Credo solo, avendo seguito tutti i passaggi che ci hanno portato al Recovery, che non possiamo mettere a rischio la ripartenza del Paese. Perché di questo si tratta. Non rischiamo di perdere i fondi di coesione, sui quali l’Italia è sempre stata in ritardo. Il Recovery è il progetto dei progetti. Bisogna spendere bene per le prossime generazioni denaro che in genere si stanzia in una intera legislatura. E bisogna farlo in tempi che non sono quelli italiani. Le tappe sono serrate a cominciare dalla presentazione del programma ad aprile.

 

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