"Berlusconi ideatore della frode fiscale”. Le motivazioni dell’interdizione

Silvio Berlusconi "è stato ritenuto ideatore, organizzatore del sistema e fruitore dei vantaggi relativi", in relazione alla frode fiscale nella compravendita dei diritti tv da parte del gruppo Mediaset. E' quanto si legge nelle motivazioni della corte d'appello di Milano, relative alla sentenza che ha condannato l'ex premier a una interdizione dai pubblici uffici da due anni. La sentenza è stata emanata in seguito alla decisione della corte di cassazione, che, nel confermare la condanna a quattro anni per frode fiscale, aveva rimandato gli atti alla corte d'appello perchè rideterminasse la pena accessoria dell'interdizione.
"La condotta ascritta all'imputato consiste in una complessa attività finalizzata a realizzare un'imponente evasione fiscale", si legge ancora nelle motivazioni, che arrivano proprio nel giorno in cui la giunta si deve pronunciare su come votare per la decadenza di Berlusconi. "Non c'è prova alcuna - continuano i giudici - che Silvio Berlusconi abbia estinto il suo 'debito tributario' per il caso Mediaset: si è limitato a formulare una mera 'proposta di adesione' alla conciliazione extra giudiziale".
Le motivazioni. L'oggettiva gravità del fatto deriva, secondo i giudici, dalla complessità del sistema creato per poter più facilmente occultare l'evasione. Il sistema si basava sull'intervento di numerosi soggetti, società fittizie di proprietà di Berlusconi o facenti capo a Fininvest, attraverso un meccanismo di contrattazione secretata (creazione di contratti "master" e subcontratti).
Ad aggravare il fatto anche la durata del protrarsi dell'illecito sistema, ideato a partire dalla metà degli anni '80, trasformato dal 1995 con la creazione della International media service, società maltese di fatto gestita dalla vecchia struttura di Finvest service di Lugano, e sfruttato ancora ai fini della presentazione delle dichiarazioni dei redditi qui esaminate, nonché l'entità del danno provocato all'erario e quindi allo Stato, danno che solo per i due anni sopravvissuti alla prescrizione ammonta a 7 milioni e 300.000 Euro.
I fondi neri. I giudici ribadiscono come il Cavaliere abbia sempre continuato a creare fondi neri anche dopo la quotazione in borsa di Mediaset del 1994. "Sotto il profilo soggettivo va valutato che gli accertamenti contenuti nella sentenza della corte d'appello, divenuta definitiva ad eccezione del capo qui esaminato - scrive il collegio presieduto da Arturo Soprano - dimostrano la particolare intensità del dolo dell'imputato nella commissione del reato contestato e perseveranza in esso".
"In particolare la sentenza ha definitivamente accertato che Berlusconi è stato l'ideatore e l'organizzatore negli anni '80 della galassia di società estere, alcune delle quali occulte, colletrici di fondi neri, per quanto qui interessa, apparenti intermediarie dell'acquisto dei diritti televisivi - precisano i giudici - lo stesso Berlusconi ha continuato ad avvantaggiarsi del medesimo meccanismo anche dopo la quotazione in Borsa di Mediaset nel 1994, pur essendo parzialmente modificate le società intermediarie, in particolare con la già citata costituzione di Ims, avvalendosi sempre in collaborazione dei medesimi soggetti a lui molto vicini: Lorenzano e Bernasconi, quest'ultimo finche in vita; tant'è vero che in quel periodo Belusconi aveva continuato a partecipare alle riunioni per 'decidere le strategie del gruppo'".