Primo dicembre 2020, scoppia (stavolta davvero) la bomba Mes. Matteo Salvini gioca d'astuzia e di buon mattino dal parco di Centocelle di Roma annuncia che chi vota a favore dell'"oltraggio contro l'Italia", la riforma del Mes così come è uscita dall'Eurogruppo, non sarà più un compagno di strada della Lega. Una bomba potenzialmente termonucleare considerando la posizione filoeuropea di Forza Italia (scontato il no di Fratelli d'Italia e di Giorgia Meloni).
Poco prima delle 12.30 arriva proprio da Affaritaliani.it il colpo di scena con le parole della senatrice iper-berlusconiana Licia Ronzulli, "Forza Italia non voterà la riforma del Mes". Passano due ore e lo stesso ex Cavaliere conferma: "Ignorate le nostre proposte, votiamo no". Il tutto mentre il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, certamente filo-governativo e pro-alleanza con il Pd, spiega che la "riforma del Mes è peggiorativa e che l'Italia non lo userà mai finché al governo c'è il M5S". Ciliegina sulla torta le parole del responsabile economico del Partito Democratico Emanuele Felice che, sempre su Affaritaliani.it, spiega: "Il Pd sostiene la riforma del Mes così come formulata dall'Eurogruppo".
La frittata è fatta. Questa volta i numeri in Parlamento non ci sono e il premier Giuseppe Conte dovrà decidere che fare. La maggioranza perde il pezzo più importante, i 5 Stelle, e non c'è nemmeno il soccorso azzurro, così come spiegato dal duo Ronzulli-Berlusconi. Ma il Pd, che in Europa è rappresentato da David Sassoli e da Paolo Gentiloni, non può certo fare marcia indietro, viste anche le dichiarazioni costantemente pro-Mes del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. Pro-Mes anche Italia Viva e +Europa, ma ovviamente non basta.
Finora il governo e la maggioranza erano sempre riusciti con escamotage parlamentari a dribblare le votazioni sul Mes, ma stavolta non si può posticipare. Il 9 dicembre si vota in Aula la riforma e Conte dovrà decidere se rischiare seriamente di andare sotto in Parlamento, con conseguenze potenzialmente clamorose per l'esecutivo, o se ingaggiare l'ennesima battaglia a Bruxelles, sconfessando così Gualtieri che ha dato l'ok in sede di Eurogruppo, con il pericolo di alimentare ulteriori ritardi sui fondi del Recovery Fund che per l'Italia sono fondamentali (e già le resistenze non mancano). Insomma, i nodi vengono al pettine, primo o poi. E il Mes è un nodo davvero enorme sul cammino del governo.
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