Governo, respinta la mozione di sfiducia contro la Boschi - Affaritaliani.it

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Governo, respinta la mozione di sfiducia contro la Boschi

Come previsto, i numeri le hanno dato ragione. La ministra delle Riforme Maria Elena Boschi resta al suo posto. L'aula della Camera ha respinto la mozione di sfiducia nei suoi confronti, presentata dai 5 Stelle, con  373 no. I sì sono stati 129. A favore hanno votato M5s, Si-Sel, Lega Nord, Fdi-An. Contrari Pd, Area popolare, Conservatori e riformisti, Ala, Scelta civica, Pi-Cd, Psi, minoranze linguistiche. Forza italia non ha partecipato al voto.

"Se mio padre fosse stato davvero favorito, sarei la prima a dimettermi. Ma sono state dette un sacco di falsità: è in corso un attacco politico contro il governo e la mia famiglia". Così Boschi ha replicato con forza e determinazione alle accuse delle opposizioni sul presunto conflitto d'interessi nella vicenda della Banca Etruria, di cui suo padre è stato vicepresidente. L'aula ha ascoltato in silenzio il suo discorso, intervallato solo da qualche applauso della maggioranza e giudicato dai più "ineccepibile". Definito, invece, "pieno di pietismo e compassione" da Alessandro Di Battista (M5s) nel suo veemente attacco. Duro al punto da provocare la reazione del Pd, per mano di un tweet di Ernesto Carbone:

Renzi: "Clamoroso boomerang per il M5s". Il governo ha fatto quadrato intorno alla ministra: al suo fianco tutti gli esponenti dell'esecutivo. L'unica sedia vuota era quella al centro, normalmente occupata dal presidente del Consiglio, che non era presente. Proprio per segnare la distanza da un dibattito che "non sta né in cielo né in terra", Matteo Renzi è rimasto a Bruxelles per il consiglio Ue. Il premier, che ha affidato all'Agenzia anticorruzione di Raffaele Cantone gli arbitrati sul crac delle 4 banche popolari, ha ribadito che la demagogia "non paga né per il Paese né in termini di voti". E ha commentato, subito dopo la riconfermata fiducia a Boschi: "Mi pare del tutto evidente che si sia trattato di un clamoroso boomerang per il Movimento 5 stelle".

Il dibattito in Aula. Il documento di sfiducia dei Cinque Stelle è stato illustrato da Davide Crippa, che ha denunciato i rapporti del padre della ministra, ma anche di altri parenti di lei con Banca Etruria, che ha definito "la banca di famiglia". Mentre Beppe Grillo, nel lanciare su Twitter l'hashtag #boschiacasa, ha scritto sul suo blog:  "Banca Etruria: il ministro Boschi è azionista, il padre è vicepresidente, il fratello e la cognata dipendenti. La Boschi non è un ministro, è un conflitto di interessi ambulante! W poi speculazioni finanziarie, decreti ad hoc, strani rialzi azionari, procure che vogliono vederci chiaro, traffici con Londra. 431 milioni di euro bruciati, 12.500 famiglie sul lastrico, anziani truffati, epiloghi tragici. Che altro per rassegnare le dimissioni?".

Come già accennato, a scuotere l'aula ci ha pensato il pentastellato Alessandro di Battista che, invitando la ministra a dimettersi, ha parlato di "oscena ipocrisia". E ha tuonato: "Se quello che è successo a Boschi fosse accaduto in epoca berlusconiana a Carfagna o Gelmini, sarebbero insorti tutti". Per poi aggiungere: "I partiti sono diventati come le banche, gestiscono i nostri soldi: partiti e banche sono la stessa cosa e come le banche piazzano titoli tossici anche i partiti piazzano provvedimenti tossici".

La difesa della ministra da parte del Pd invece, è stata affidata prima ad Andrea De Maria, poi a Walter Verini. "Questa mozione di sfiducia è del tutto infondata e serve solo per screditare una persona anche con argomenti sessisti", ha affermato De Maria esprimendo alla ministra "solidarietà e vicinanza umana e politica" e sostenendone "il lavoro serio, appassionato e determinato". Mentre Verini ha parlato di "barbarie politica", respingendo a nome di tutto il partito "questa sfiducia ad personam che è solo un atto di propaganda per le opposizioni". A Ettore Rosato, infine, è stata affidata la dichiarazione di voto conclusiva: "Respingeremo questa mozione di sfiducia, ritornerà indietro come un boomerang, basta con queste sceneggiate. È stato fatto tutto al di sopra di ogni sospetto da parte del ministro Boschi. Non c'è stato alcun comportamento scorretto e infatti i firmatari delle mozioni devono contestare un decreto che ha salvato 1 milione di correntisti e 7200 stipendi, superando ogni fantasia".

"Non avremmo voluto partire da una mozione di sfiducia - ha spiegato poi Giovanni Paglia di Sinistra Italiana  annunciando il voto favorevole alla mozione di sfiducia -  forse non era nemmeno la soluzione più giusta, ma noi volevamo che il ministro venisse a riferire in aula, invece così non è stato". Mentre il suo collega di partito Arturo Scotto ha rivendicato la necessità di una "legge sul conflitto di interessi". Un punto, quest'ultimo, su cui ha concordato anche il presidente del Senato Pietro Grasso: "Siamo oltre ogni ragionevole ritardo: una legge chiara in materia metterebbe le istituzioni al riparo da possibili rischi di abuso, e legherebbe i rappresentanti politici a responsabilità precise e non a polemiche talvolta strumentali".

La Lega, per bocca di Guido Guidesi, ha sottolineato che la sfiducia "inchioda l'intero governo alle proprie responsabilità, dei favoritismi fatti a Banca Etruria, la banca del Giglio Magico". Infine Roberto Occhiuto ha ribadito quanto già annunciato da Forza Italia: "Non voteremo questa mozione di sfiducia individuale, ma quella a tutto il governo Renzi che abbiamo depositato".

La replica di Boschi. La ministra per prima cosa ha fornito la sua versione dei fatti (foto). "Se tutte le accuse che mi vengono rivolte fossero vere, sarei la prima a lasciare. Mio padre, come tutti gli altri membri del consiglio di amministrazione, ha perso il proprio incarico, è stato destituito con il commissariamento voluto dal nostro governo su richiesta di Banca d'Italia, e ha pagato una sanzione di 144.000 euro: dov'è il favoritismo nei suoi confronti? Sono orgogliosa di far parte di un esecutivo che esprime un concetto molto semplice: chi sbaglia deve pagare, chiunque sia, senza differenze e favoritismi. Ma non lo giudica un talk show". Poi ha aggiunto: "Lasciatemelo dire con il cuore. Io amo mio padre e non mi vergogno a dirlo. Mio padre è una persona perbene e sono fiera di lui. E sono fiera di essere la prima della famiglia ad essersi laureata". E ha continuato: "Mio padre è di origine contadina e ogni giorno si faceva 5 chilometri a piedi per andare a scuola. Questa è la storia semplice e umile della mia famiglia, non le maldicenze uscite in questi giorni".

Quanto al possesso di azioni della banca, ha chiarito: "Avevo 1557 azioni di Banca Etruria, del valore di circa un'euro ciascuna, che ora sono carta straccia in seguito al decreto Salva Banche. Anche mia madre e i miei fratelli avevano pacchetti azionari, che ora non valgono più nulla. Dire che Banca Etruria fosse la 'banca di famiglia' è una falsità". Spiegando, infine, come non ha mai incassato plusvalenze per le 1557 azioni possedute in Banca Etruria, ha sottolineato: "Il grande conflitto di interesse raccontato al Paese sono 369 euro mai incassati". E ha concluso: "A chi pensa che attaccando me si indebolisca il governo dico di lasciar perdere, perché questo esecutivo è attrezzato per vincere gli attacchi e portare avanti il cambiamento. Andremo avanti senza arroganza".

Dettagli sul voto. Come già detto, i numeri parlamentari sono stati inequivocabili. A favore della sfiducia si sono ritrovati oltre ai già citati Cinque Stelle, Lega, Fratelli d'Italia e Sinistra italiana, anche i fuoriusciti dal M5s e i civatiani. Un fronte, però, che sulla carta aveva a disposizione un 'carnet' maggiore di voti: 206 solo considerando i gruppi principali e senza contare i deputati di opposizione che siedono nel gruppo Misto. Tra gli assenti al momento del voto esponenti pentastellati come Giorgio Sorial e Danilo Toninelli (protagonista dell'intesa sulla Consulta siglata con il Pd pochi giorni fa) e di Sel come Nicola Fratoianni ("assente giustificato - ha precisato l'ufficio stampa Sel - perché assieme ad altri compagni di partito stava in Puglia al funerale della mamma di Nichi Vendola"). Nel Pd, invece, la partecipazione è stata massiccia anche da parte della minoranza: "La mozione non aveva alcuna base, perchè non c'è stato alcun atto del governo a titolo personale. La questione, quindi, non esiste", hanno spiegato i bersaniani.

Brunetta e il voto 'per errore'. Il capogruppo di Fi Renato Brunetta ha prima motivato la decisione degli azzurri di non partecipare al voto: "Usciremo dall'Aula perché le sfiducie ad personam ci ripugnano". Una mossa che, però, non è piaciuta al segretario del Carroccio Matteo Salvini: "Se Forza Italia non voterà la sfiducia al governo, ci incazziamo e ci sarà da rivedere tutto, anche la coalizione Lega-Fi-Fdi per le amministrative", ha avvisato da Mosca, mentre il dibattito era ancora in corso alla Camera. Poi però Brunetta è venuto meno alle indicazioni Silvio Berlusconi. Dai tabulati dell'appello nominale, risulta infatti che il capogruppo degli azzurri ha votato sì alla sfiducia al ministro, unico deputato Fi a partecipare al voto. A stretto giro però ha smentito: "Non ho votato sulla sfiducia. Non ero in aula. Gli uffici correggano l'errore".

Il caso Rossi. Intanto, il Consiglio Superiore della magistratura ha aperto un fascicolo per un altro presunto conflitto di interessi. Quello che vede il procuratore di Arezzo Roberto Rossi, alla guida dell'ufficio che sta conducendo l'inchiesta sulla Banca Etruria, titolare allo stesso tempo di un incarico di consulenza per il governo. Ma oggi è arrivata la precisazione dello stesso Rossi in una nota: l'incarico di consulente del Dipartimento Affari Giuridici e Legislativi di Palazzo Chigi "è stato espressamente autorizzato dal Csm" e "non ha alcuna connotazione politica".