Politica
Bossi era il nostro Zelensky ma senza i dollari degli americani. IL COMMENTO

SI VIS PACEM PARA BELLUM, d'accordo, è stato sempre così e sempre sarà. C'è solo una cosa da sottolineare e, quindi, da aggiungere esplicitamente: prepararsi alla guerra, per volere la pace, non vuol dire necessariamente, poi farla per davvero, la guerra! Sì, finora è andata spessissimo a finire che, se non prima, dopo la facevano, anche di tipo preventivo. I Bignami di storia sono l'elenco delle guerre.
Ma i "pacefondai" (preferirei questo termine più significativo, anche in contrapposizione al noto guerrafondai) possono, per la prima volta nella storia, diventare moderatamente ottimisti: il gioco bellico, iniziato secondo leggenda cristiana, con Caino e Abele, è arrivato al capolinea. O c'è arrivato lui, o ci siamo arrivati tutti noi! Se va bene, e speriamo che così sia, continueremo a prepararci alla guerra, ma ci fermeremo sempre sull'orlo del burrone. Per non far finire, in malo modo, tutti quanti.
E allora, addio anche ai milioni di James alla Frank Capra, che non a caso realizzò, finito l'incubo della seconda guerra mondiale, il suo capolavoro “La vita è una cosa meravigliosa” (1946).
La mia conclusione (ci si fermerà sull'orlo del baratro) che sembra ogni giorno sempre più smentita, dovrebbe essere prima o poi confermata, se non fosse valido un certo parallelismo sottolineato ieri (27/4) da Belpietro su La Verità, col periodo pre-bellico della prima Grande Guerra. Sottolineatura dovuta alla sua lettura del libro dello storico australiano Christofer Clark, di 700 pagine e dal titolo I sonnambuli: i grandi della politica di allora, andarono incontro alla catastrofe. A occhi chiusi, camminando, appunto, come sonnambuli.
Non poteva non colpirmi la coincidenza di questo colto incipit di Belpietro, con le ultime considerazioni che avevo scritto due giorni prima: ” ...osserviamo l'incredibile grinta belluina dell'altro (Biden): fauci leonine spalancate, due fessure per occhi da simil-sonnambulo... disorientato e che vede mani inesistenti da stringere. Quasi tutta la stampa a fare ipotesi sulle molte patologie pericolose che affliggerebbero il malato russo in fin di vita. Nessuno avanza il minimo dubbio sull'affidabilità e stabilità della psiche di uno che gironzola, dopo l'arringa, disorientato, sperduto sul palco."