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Politica
C’era una volta la politica estera. Oggi? Il deserto

 

Caro direttore, non abbiamo più politica estera. Lo si capisce non solo dal "lancio in aria della monetina", cui non saremmo dovuti arrivare, che ha assegnato l’agenzia del farmaco a Amsterdam anziché Milano, ma soprattutto vedendo Renzi all’Eliseo scodinzolante con Macron, il principale nemico dell’Italia. Il Presidente francese, per indebolirci, vuole accusarci davanti all'Onu di violazione dei diritti umani nei campi di accoglienza libici, rendendo così vani gli sforzi del ministro Minniti che, con il Capo dell'Aise in cerca di proroga, Alberto Manenti, si sbatte per il Mediterraneo in cerca di una soluzione. Mentre al premier Gentiloni, in giro per l’India e gli Emirati, qualcuno comunichi che queste missioni vanno preparate con cura. Non basta la scaltrezza di navigati manager come gli Ad di Eni e Fincantieri, Descalzi e Bono (sulla presenza dell’Ad pacifista di Leonardo, Profumo, meglio stendere un velo pietoso) a "metterci una pezza". Oppure si prenda la vicenda delle nuove sanzioni americane verso la Russia: mentre la Merkel si è affrettata a garantire l’economia tedesca, né Gentiloni né la Farnesina sono intervenuti con gli Usa per proteggere i nostri interessi. Ed ancora, è possibile che non si sia trovato uno straccio di ministro da spedire a Bruxelles a seguire i lavori del summit del "partenariato orientale" cui hanno partecipato Merkel e May? Siamo presi a schiaffi da tutti, perfino dalla Spagna di Rajoy, ancora imbufalito con Renzi per non essere stato invitato alle celebrazioni di Ventotene, nel 2016. Eppure l’Italia disastrata di De Gasperi aveva la schiena dritta, quella di Moro e Andreotti una linea intelligente sul Mediterraneo, quella di Craxi faceva il muso duro con Reagan, e quella di Berlusconi da ponte tra la Casa Bianca e Putin e perfino con Erdogan in Turchia, fondamentale oggi per la gestione dei flussi migratori. Da allora più nulla. Mattarella dovrebbe mettere fine a questo strazio consentendo ai cittadini di votare il prima possibile, senza aspettare le inutili polemiche sullo ius soli. Con Berlusconi meglio vittima che in attesa di una riabilitazione che, vergognosamente, non arriverà mai.

Luigi Bisignani a IL TEMPO

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politica estera





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