Politica

Camera e Senato: il centrodestra si spacca nel primo giorno della legislatura

Di Lorenzo Zacchetti

"Pronti"... ma non prontissimi: lo slogan elettorale ha portato bene a Giorgia Meloni, ma la sua maggioranza non è partita col piede giusto

Pessimo esordio del Parlamento, con clamorose divisioni interne alla maggioranza di centrodestra

 

Pronti… ma non prontissimi. Lo slogan che ha caratterizzato la campagna elettorale di Giorgia Meloni, accompagnandola a un trionfo storico, cozza in maniera stridente con gli sviluppi delle ultime ore.

Le clamorose peripezie nell’elezione dei presidenti delle Camere denunciano in maniera plateale le divisioni interne al centrodestra, come sempre bravissimo a nasconderle prima del voto. Poi, però, i nodi arrivano al pettine. Nulla di nuovo: da che esiste la politica, fare la campagna elettorale è tutt’altra cosa rispetto a governare. Scontrarsi con la realtà è inevitabile, ma persino per un Paese bizzarro come il nostro l’inciampo al primo passo è un fatto inedito, che desta molta preoccupazione.

Il voto ha legittimato una maggioranza chiara ed inequivocabile, quindi nel procedimento spurio che ha portato all’elezione di Ignazio La Russa alla Presidenza del Senato c’è anche una contraddizione della volontà popolare. Tanto è vero che nessuno dell'opposizione ammette di aver votato per l'esponente di FdI. E questo, comunque la si pensi, è un grave torto nei confronti di un Paese che invece ha fatto la sua scelta e ora spera in una guida capace di traghettarlo fuori da una situazione di grave congiuntura economica e geopolitica.

I dissidi sulla spartizione dei ruoli hanno mostrato tutta la debolezza sia del centrodestra, che si è subito spaccato, sia dell’opposizione, prontamente corsa in soccorso dell’avversario barcollante. Se il buongiorno si vede dal mattino, c’è poco da stare tranquilli.

E il pensiero va anche alle palesi difficoltà nella scelta del ministro dell’Economia, ruolo dal quale tutti scappano perché il compito fa tremare i polsi. Già fioccano previsioni su un governo Meloni diligentemente in linea con quello di Draghi, dopo averlo strenuamente combattuto. Questo però è ingeneroso, almeno per il momento: la leader di FdI ancora non ha nemmeno ricevuto l’incarico formale a formare l’esecutivo, andrà giudicata a tempo debito.

Di certo, però, questo esordio del nuovo Parlamento è davvero scoraggiante e getta benzina sul già ardente fuoco dell’antipolitica, che lo scorso 25 settembre si è tradotto in un astensionismo da record storico. Speriamo davvero che i prossimi passi ci facciano cambiare idea, ma intanto l’orizzonte appare decisamente nuvoloso.