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Politica
Cappato ad Affari, superate 300.000 firme per il referendum sull'eutanasia

Marco Cappato ad Affari: il deputato ha commentato come la petizione sia arrivata a quota 300mila firme, sottolineando come la politica non voglia affrontare l'argomento

Marco Cappato, già Deputato ed Europarlamentare, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, oggi impegnato in centinaia di piazze per il referendum sull’eutanasia legale (referendum.eutanasialegale.it), ci snocciola - in un faccia a faccia (acceso, ma leale come sua prerogativa da sempre) – motivazioni, contenuti e verità (per taluni) scomode sul perché sia importante, ora più che mai, raggiungere i banchetti e gli uffici comunali per sottoscrivere l’adesione, senza perdere altro tempo. Le sue, unitamente all’associazione, storiche e coraggiose battaglie per Dj Fabo, Davide Trentini, le libertà civili, il diritto alla salute e per la scienza, sono l’esempio più lampante di come la partecipazione democratica debba ineluttabilmente entrare nella vita pubblica di questo Paese. Un tema così attuale come quello dell’eutanasia, silenziato dai grandi media e dai capi partito, non può – nel ventunesimo secolo - non essere affrontato con onestà intellettuale e coinvolgimento popolare.         

“Referendum eutanasia legale”, un traguardo importante fin qui, quasi inaspettato. 320 mila firme di cittadini e cittadine.   

Sì, sono firme che valgono molto, anche se l’obiettivo è ancora da raggiungere, ma il loro valore si raddoppia se consideriamo il contesto all’interno del quale stiamo operando. Primo elemento: nessun leader di partito che abita in tv dalla mattina alla sera ha invitato i propri elettori a firmare, neanche per spirito democratico, figuriamoci nel merito. Secondo elemento: di conseguenza i grandi contenitori chiamati talk show o salotti della comunicazione politica se ne sono guardati bene dal dedicare un minuto almeno alle ragioni e ai contenuti di questo referendum.

Nonostante i maggiori leader dei gruppi parlamentari fanno orecchie da mercante i risultati arrivano. Segreto? 

É un risultato che vive sulla rete, sui social e nelle piazze. É il merito di migliaia di volontari e volontarie in tutte le provincie italiane, la maggior parte ventenni. Un esplosione di attivismo straordinario. La cosa interessante è che se vogliamo analizzarlo a fondo è un dato in totale controtendenza con la disaffezione dei giovani verso la politica. Un elemento clamoroso che ha una motivazione profonda e semplice, la gente, dai diciottenni alle donne di 95 anni, sanno di che cosa stanno parlando senza bisogno che glielo spieghi il capo partito di turno o i talk della sera, perché il tema dell’eutanasia è conosciuto e bene.

Temono forse i propri elettorati?

Credono che la gente abbia paura ma sono loro in realtà ad aver paura di affrontarlo. Un tema non gestibile che non può essere oggetto di trattativa, mediazione, papocchio, rissa, perché interpella la coscienza delle persone e che esige una chiarezza che l’ambiguità della caciara politica quotidiana non tollera, non ammette. Si tengono alla larga perché non sono in grado e capaci di affrontare la situazione. Non la vedrei come timore di perdere il consenso, poiché tutti i sondaggi sul tema in Italia, negli ultimi anni, come minimo, danno il 70% a favore dell’eutanasia. Ripeto, non è una paura di perdere voti, ma una paura di non saper affrontare la questione.

C’è il fattore Chiesa? Predominante in Italia.  

No, vale per la Chiesa quello che vale per i partiti. I cattolici sanno essere spesso laici e sanno anche scegliere quello che è giusto per loro da quello che gli impongono i vertici delle istituzioni ecclesiastiche e/o politiche. C’è da interpellare direttamente le coscienze delle persone, questa è la verità, fare i conti su quello che anche i cattolici pensano.

I capi no, ma le realtà locali?

Ci sono 80 sindaci che hanno firmato, Da Appendino a Merola, da De Magistris a Orlando, da Pizzarotti a Muzzarelli, da Salvemini a Falcomatà, intere aree e distretti impegnati con determinazione, ma anche a destra, Elio Vito ad esempio, o Italia Viva con Bellanova e Scalfarotto così come Giacchetti, Della Vedova ed altri. I capi no, ma in diverse aree vengono ai banchetti sindaci, consiglieri, assessori (704 in totale) e anche parlamentari (31 deputati e 9 Senatori) di tutti gli schieramenti, trasversalmente. Altra costatazione; il Pd, nel silenzio assoluto di Letta, in Regioni quali Marche e Sicilia è attivamente sul territorio, ma anche gruppi regionali del M5S in Lombardia, Toscana etc. Mi auguro tuttavia che verranno indotti nelle prossime settimane a farlo. Da ribadire che all’inizio abbiamo scritto a tutti i segretari nazionali.  

Previsioni?

Se i ritmi continuano così, tenendo conto del mese di agosto e la spada di Damocle della sicurezza per la pandemia, l’obiettivo è 500 mila firme. Ho fiducia. Vedo con i miei occhi cosa succede a Bolzano, Trento, Ragusa, Lamezia Terme, Trapani. Una rete con caratteristiche simili (da Nord a Sud), mossa dalla grande partecipazione. In 8 giorni abbiamo fatto Toscana, Emilia, Veneto, Trentino, Lombardia, Sicilia, Calabria, con una media di 4 provincie al giorno. Essere sul territorio è importante pur di fronte al silenzio dei media (i maggiori) che hanno deciso di non dare luce al dibattito.

Ci vuol ricordare brevissimamente il suo rapporto con Pannella?

Che dire, compagni di vita e di lotta per un quarto di secolo. Ho imparato molto da lui, soprattutto la connessione tra vita privata e vita pubblica, tra quello che si spera per tutti e quello si vive direttamente in prima persona, ma è una delle caratteristiche dell’incredibile storia di Marco Pannella. Una formazione straordinaria per il sottoscritto.

Cappato e la politica?

Io penso che si possono conquistare diritti e libertà anche senza necessariamente passare dal momento elettorale. Non partecipo alla vita dei vari soggetti politici perché credo fermamente che sia giunto il momento di far riattivare l’impegno civico nel nostro Paese, senza il quale la democrazia elettorale purtroppo si è ridotta a puro e semplice marketing, inadeguato a risolvere i problemi del nostro tempo. Da una parte vediamo la rissa dei partiti, dall’altra Draghi che governa, ma in tutto questo manca il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini. Il referendum sull’eutanasia legale è uno strumento utile per riaccendere l’attivismo, ma non può e non deve essere il solo.

A proposito del Presidente del Consiglio. Qual è il suo punto di vista?

Ci sono due elementi molto positivi, Non solo la competenza ma anche la capacità di guardare la dimensione transazionale dei problemi, ciò che i famosi capi dei grossi partiti, essendo dilaniati dalle questioni interne, non sono riusciti a capire in questi ultimi anni, come l’attenzione a questioni di: cambiamenti climatici, intelligenze artificiali, rivoluzione scientifica etc. etc. etc. Draghi ha sicuramente una marcia in più. Va comunque coinvolto il cittadino nelle scelte pubbliche. Non c’è solo la competenza, ci vuole un investimento serio sulla partecipazione democratica.  

Su Dj Fabo?

Un primo passo molto importante, la Corte Costituzionale ha stabilito che le persone nelle condizioni di Fabo avrebbero diritto ad essere aiutate a morire. Il problema è che senza una legge la situazione non è facile. Con Davide Trentini ci sono voluti 4 anni e 9 udienze per ottenere verità. Non è ancora una battaglia vinta, manca una legge, ecco perché la mobilitazione sul referendum è fondamentale.

Vuol fare un appello a qualcuno? Magari ai “sordi” dell’Emiciclo…

Nessun appello, tantomeno a loro. Penso che ci arriveranno da soli a capirlo, proprio perché i cittadini hanno compreso che oggi si firma per poter finalmente decidere. Ricordo che la prima proposta di legge sulla legalizzazione dell’eutanasia è di 37anni fa. Se in 37 anni non sono arrivati nemmeno a discuterla dico semplicemente che lo strumento ora c’è, ed è il referendum. Chi non ne vuole sapere (o fa finta di non vedere) deve aspettare altri 37 anni!

 

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