Cdx, Meloni vuole un vertice risolutivo. Salvini: "Ora sta a lei convocarlo" - Affaritaliani.it

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Cdx, Meloni vuole un vertice risolutivo. Salvini: "Ora sta a lei convocarlo"

Fratelli d'Italia passa alla controffensiva: "Chiari su tutto, altrimenti si prendono strade diverse"

Cdx, la resa dei conti non più rinviabile. Su Sicilia e Lombardia si rischia

Le elezioni comunali appena concluse hanno fatto emergere molti dei problemi del centrodestra. Le clamorose sconfitte di Verona e Catanzaro in particolare sono il chiaro segnale che le cose così non possono più funzionare. Silvio Berlusconi - si legge sul Corriere della Sera - si presenta come il padre nobile, il federatore, colui che — unico — può riuscire a «far ragionare» e rimettere al loro posto i due litiganti, Salvini e Meloni. Giorgia Meloni guarda con sufficienza al tentativo di chi non può più «decidere per gli elettori», che sono gli unici a poter determinare «ruoli e pesi» in una coalizione. Ora che il primo partito è FdI non si può fare finta di niente. Salvini attende la convocazione del tavolo che tutti invocano, un vertice salvifico per come la vede Berlusconi, che vuole preparare per bene e "nei tempi giusti, aspettando che la tensione cali un po'", un summit da tenersi magari «per un giorno intero, qui ad Arcore».

Un vertice - prosegue il Corriere - che dovrà essere "risolutivo, in un senso o nell’altro" secondo Meloni, perché per dirla con il suo fedelissimo Francesco Lollobrigida "se si deve stare insieme, come noi speriamo, bisogna essere chiari su tutto: valori, programmi e regole di ingaggio. Se non si riesce, se ne prende atto e si prendono altre strade. A pochi mesi dalle elezioni non si possono fare regali alla sinistra". E Salvini? Lui, per la prima volta, consegna la palla a Meloni: «Il summit di ripartenza del centrodestra sarà quando lei lo convocherà» dice un salviniano di strettissima fiducia. La Lombardia è la grana che si aggiunge a quella molto più grande della Sicilia: per FdI la contrarietà di FI, con Micciché, e della Lega alla ricandidatura di Musumeci è uno schiaffo, un modo «per logorarci, farci perdere, come accadde con Fitto".