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Politica
Centrodestra Salvini e Meloni lite. La Lega guarda a Di Maio e Di Battista

Ci sono le dichiarazioni ufficiali, di facciata. Quelle di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni che parlano dell'unità del Centrodestra, dell'opposizione pronta a governare e della necessità di mandare a casa il governo giallo-rosso tutto tasse, giustizialismo e sbarchi di immigrati clandestini. Poi c'è il dietro le quinte. Che è molto, molto diverso. Ed è fatto di sospetti, dubbi e dolorosi mal di pancia.

Oltre al derby internazionale su chi è più sovranista e filo-Trump, con il duello per conquistare l'ungherese Orban in uscita dal Ppe, tra la Lega e Fratelli d'Italia i rapporti sono tesissimi. La cartina di tornasole è lo scontro sulle Regionali di primavera. Il leader del Carroccio vuole la guida di una Regione del Sud, visto che oggi si ferma alla Sardegna e all'Umbria. La presidente di FdI ribatte che in Puglia il candidato si chiama Raffaele Fitto, che di mestiere fa l'eurodeputato di Fratelli d'Italia (sul suo nome i leghisti pugliesi sono pronti alle barricate).

Salvini non vuole la Campania, Regione dove raccoglie meno della metà dei voti che in Puglia, ed è pronto a lasciarla a Silvio Berlusconi e a Forza Italia con Stefano Caldoro. La contrapposizione è talmente forte che l'atteso vertice a tre è stato rimandato a data da destinarsi e non ancora fissato. Intanto nel Carroccio del Nord, soprattutto in Lombardia e in Veneto, cresce il malessere nei confronti degli alleati. E nel mirino c'è soprattutto Fratelli d'Italia.

Nella Lega parlano apertamente di "atteggiamento ostile" con una sorta di "campagna acquisti" di leghisti delusi dalla provincia di Milano al profondo Triveneto. La situazione è talmente delicata e pesante che la Liga Veneta sta seriamente prendendo in considerazione quella che fino a pochi giorni era solo un'ipotesi lontana ovvero la corsa solitaria alle Regionali in Veneto. Sondaggi interni danno Luca Zaia, amatissimo Governatore uscente, intorno al 55% (45% per la Lega e 10% circa per la lista Zaia) senza gli alleati di Centrodestra. "Che garanzie abbiamo di operatività e buon lavoro?", si chiedono i dirigenti della Liga parlando di un'eventuale alleanza con FdI e Forza Italia. Meglio dunque giocarsi il tutto per tutto e dimostrare che almeno in Veneto la Lega è autosufficiente.

Una prova di forza che i pontieri, soprattutto berlusconiani, stanno cercando di evitare ma che nel Carroccio danno per "possibile al 50%" e non più per "improbabile" come qualche giorno fa. Non solo. Più la tensione aumenta all'interno del Centrodestra e più la Lega guarda altrove e cerca di capire come e quanto all'interno del Movimento 5 Stelle chi si oppone al governo con il Pd, voluto da Beppe Grillo, sia pronto ad andare fino in fondo.

Occhi puntati sul ministro degli Esteri Luigi Di Maio, mai attaccato personalmente da Salvini, ma anche su Alessandro Di Battista, di ritorno tra quindici giorni da un lungo viaggio all'estero. L'ipotesi che Dibba lanci un movimento con Gianluigi Paragone viene definita "interessante" in Via Bellerio.

Ammiccamenti e scenari, nulla di definito, certo, ma più la tensione sale tra gli alleati del Centrodestra, e soprattutto tra Salvini e Meloni, e più il Carroccio si guarda intorno. D'altronde con la prospettiva di una legge elettorale proporzionale non ci sono alleanza precostituite prima del voto. E tutto diventa possibile...

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