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Politica
Commissione Ue, Draghi? Quasi fatta. Sì di Meloni anche per arginare Salvini

Commissione Ue, Ursula von der Leyen sempre più in difficoltà. Avanza la candidatura di Mario Draghi

 

Mario Draghi presidente della prossima Commissione europea? Non è più soltanto una suggestione ma da ieri una possibilità concreta, che sembra prendere corpo ogni giorno di più. Ieri infatti con la sua lectio magistralis a Le Hulpe, fuori Bruxelles, l’ex premier italiano ha anticipato i contenuti di quel report sulla competitività dell’Ue commissionatogli mesi fa da Ursula Von der Leyen ma che rischia di diventare il manifesto politico che la scalzerà. 

La scalata di Draghi a Palazzo Berlaymont va di pari passo con le difficoltà della stessa Ursula: uscita azzoppata dal congresso del Ppe che l’ha formalmente incoronata come spitzenkandidat, l’ex ministra tedesca è stata colpita dall’apertura dell’inchiesta della Procura europea sugli scambi di sms con il Ceo di Pfizer Bourla e poi dalle polemiche per la nomina (e conseguenti dimissioni) del collega di partito Pieper a inviato della Commissione per le imprese. 

E così la carta Draghi, rimasta coperta per molto tempo, indirizzata al massimo verso la presidenza del Consiglio Ue, ricondotta dai più a un diversivo di Macron per affossare Ursula e infastidire Meloni, oggi diventa invece una possibilità molto più concreta. A domanda precisa rispondono sì a Draghi leader di sinistra come lo spagnolo Sánchez e di destra come l’ungherese Orbán. E il suo discorso di ieri, durissimo contro gli errori del passato e così fortemente indirizzato all’idea di un “industrial deal” europeo che segni una discontinuità rispetto al “green deal” di Timmermans, in fondo sembra andare nella direzione non soltanto del mondo delle imprese ma anche di un Parlamento e di un Consiglio che penderanno maggiormente verso il Centrodestra. 

E a proposito di Centrodestra, che partita giocherà Giorgia Meloni? Per ora lei su Draghi non si esprime. Non è un mistero che con il suo predecessore i rapporti siano ottimi nonostante Fratelli d'Italia sia stato l’unico partito all’opposizione; ma non lo è nemmeno che la leader di FdI non ama farsi imporre le scelte a casa propria. Già, perché l’eventuale elezione di Draghi a capo dell’esecutivo Ue impedirebbe a Meloni di esprimere un suo commissario europeo, magari con il ruolo di Vicepresidente e un portafoglio economico forte. 

È sempre stata questa la prima scelta di Meloni, ma di fronte a una candidatura Draghi come dire di no? Un pensiero diffuso a Palazzo Chigi, con una postilla velenosa tutta interna alla coalizione: “E Salvini, intento da settimane a rosicchiare voti a Meloni agitando strumentalmente lo spettro del suo sostegno a Ursula, cosa farebbe? Voterebbe contro Draghi che invece da premier ha sostenuto?”. Già perché competition is competition e, prima di pensare a Draghi, c’è pur sempre la campagna elettorale.






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