Politica
Coronavirus, Speranza sapeva dal 12 febbraio. Così il governo corse ai ripari

Il documento dei possibili 60 mila morti non venne trascurato: "ci fu subito l'aumento del 50% dei posti in terapia intensiva", spiegano fonti ministeriali
Coronavirus, Speranza sapeva dal 12 febbraio. Così il governo corse ai ripari
L'emergenza Coronavirus in Italia continua, il numero dei contagi resta alto e il rischio di un nuovo lockdown non è certo stato scongiurato. Spunta un documento segreto, di uno studio condotto dal ricercatore Stefano Merler e datato 12 febbraio, in cui si preannunciavano fino a 60 mila morti. L’opposizione torna alla carica: alla ripresa dei lavori prevista da domani in Parlamento tenterà di far calendarizzare in aula un dibattito sulla gestione dell’emergenza coronavirus. Finora dal governo - riporta il Fatto Quotidiano - nessuna replica ufficiale, anche perché del piano “segreto” si parla da tempo: il ministro della Salute Roberto Speranza, per dire, è già stato convocato dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica lo scorso 28 aprile all’indomani delle polemiche deflagrate per un’intervista rilasciata pochi giorni prima dal direttore della Programmazione del ministero Andrea Urbani che aveva confermato l’esistenza del dossier da 55 pagine con gli scenari su contagi e impiego delle terapie intensive: lo studio è da allora nelle mani del Copasir presieduto dal leghista Raffaele Volpi.
“Abbiamo ordinato uno studio sulla possibile evoluzione del contagio quando i casi erano appena 4 e le istituzioni europee erano assai tranquille”, spiegano dal ministero di Roberto Speranza riferendosi al documento dell ’Ecdc (l’agenzia dell’Unio - ne Europea per la prevenzione e il controllo delle malattie) del 14 febbraio, in un suo documento ufficiale, dava come “bassa” la possibilità di diffusione del contagio in Europa: in quel momento i contagi in Italia erano 3, tutti importati dalla Cina, e i casi in Europa erano 46. In tre mesi precisano ancora fonti ministeriali “è stato fatto uno sforzo che non si vedeva dal secondo dopoguerra: i numeri parlano chiaro”.
L’ordine - prosegue il Fatto - sull’aumento del 50 per cento delle terapie intensive e sul raddoppio dei posti letto di Pneumologia e Malattie infettive isolati e con supporto ventilatorio è datato 1° marzo, tre giorni prima che il piano di scenario fosse acquisito in versione definitiva dal Comitato tecnico scientifico. In quei giorni è stato avviato anche l’approvvigionamento di ventilatori, che però ha incontrato difficoltà sul mercato ed è stato realizzato solo dopo la nomina di Domenico Arcuri a commissario.