Riforme, la minoranza dem: accordo nel Pd? Dipende da Renzi e Boschi - Affaritaliani.it

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Riforme, la minoranza dem: accordo nel Pd? Dipende da Renzi e Boschi


Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)


"Nessuno di noi è stato mai coinvolto in trattative, in discussione o in incontri. Ho l'impressione che, quando dalla maggioranza del Pd dicono che siamo a un millimetro dall'accordo, sia più fumo giornalistico che realtà dei fatti". Il senatore della minoranza dem Paolo Corsini, intervistato da Affaritaliani.it, gela il premier Renzi e la ministra Boschi. "Ovviamente auspico che ci sia un'intesa su una volontà condivisa, che sarebbe una vittoria di tutto il Pd".

"L'accordo però dipende da Renzi e dalla Boschi. Il punto cruciale è il comma 5 dell'articolo 2, ovvero deve essere scritto in Costituzione il principio che i soggetti che decidono quali consiglieri regionali diventeranno poi senatori sono i cittadini e non gli stessi consigli regionali. Questo punto va scritto in Costituzione, poi sarà una legge ordinaria a sistemare i dettagli", spiega Corsini.

"Le parole di Guerini, che stimo ed è un amico, sembrano chiudere a qualsiasi mediazione. Deve cadere il tabù sull'articolo 2. Questo è il punto chiave. E' evidente che se non c'è l'elettività dei senatori da parte dei cittadini voteremo contro l'intero provvedimento". I numeri? "Il nostro documento è stato firmato da 25 persone, ma tre erano assenti, quindi siamo in 28. Ma ho l'impressione che diventeremo 30".

"Senza l'aiuto di Forza Italia quindi Renzi non ha i numeri, sempre se va avanti su questa strada. Lui dice di avere i numeri e quando dice una cosa sa quello che dice. Preferirei che la riforma passasse con i voti dei 30 della minoranza Pd, dopo un accordo sulle basi che ho spiegato, e non con i senatori di Verdini e/o altri".

Ultima cosa. "Non ha alcun fondamento la diceria dell'untore che il nostro gruppo utilizzerebbe strumentalmente la riforma della Costituzione per far cadere il governo Renzi. Chi dice questo mente sapendo di mentire. La controprova c'è stata: se avessimo coltivato la prospettiva di far cadere l'esecutivo l'avremmo fatto su temi popolari, non siamo fessi, come il Jobs Act o la Buona Scuola, non certo sulle riforme istituzionali".